09 maggio 2011

SCANDINAVIA 2 luce eterna

 

La seconda parte del viaggio, ci vede affrontare la Scandinavia europea e la discesa verso casa dalle repubbliche baltiche.


La strada che da Murmansk conduce al confine norvegese, attraversa una zona che fino a circa dieci anni fa era assolutamente, tristemente, sovieticamente, off limits. Le basi militari si susseguono con regolarità nei 200 km scarsi che separano la più grande città oltre il Circolo Polare Artico (Murmansk appunto), da Nikel ultimo baluardo di cemento e fabbriche prima del nulla del deserto lappone.
Non è raro incappare in un’esercitazione di carri armati e poter rimanere ad osservare sotto lo sguardo dei militari!
Adesso ci si può fermare e fotografare tranquillamente, soffermandosi ad osservare e riflettere sulle dimensioni di questi agglomerati urbani, ma chiedendosi cosa ci possa fare, oggi, qui, a queste latitudini e soprattutto con questo clima, così tanta gente.
Certo, il controllo del territorio è, di fatto totale, ma perché? Ha ancora un senso nel luglio del 2002?
Gli spunti fotografici sono comunque innumerevoli: dalle solite statue mausoleo di proporzioni monumentali, edificati nel nulla assoluto, alle perentorie falci e martello, alte diversi metri che ogni tanto appaiono sul ciglio della strada, ai carri armati che ricordano l’eroica resistenza del popolo russo nell’ultima guerra.
Inutile dire che al confine, il traffico è completamente inesistente, noi, un furgone e 2 macchine, e sorprendentemente anche l’espletamento delle varie formalità è assai rapido.
La Norvegia ci accoglie con le sue strade perfette, l’efficienza turistica dei suoi centri informazione, la cortesia dei suoi abitanti, le sue urbanizzazioni asettiche.
Poche decine di km, e tutto è cambiato. Non siamo certi che sia proprio quello che vogliamo, anche se c’è da dire che questa è, soggettivamente, dal punto di vista degli scenari e del paesaggio, la parte più interessante e spettacolare dell’intero itinerario.
Accompagnati da un sole che domina un cielo azzurrissimo, ci spingiamo verso nord alla coincidenza con i battelli che in questo periodo dell’anno navigano sul mar di Barents in pieno sole di mezzanotte. Il servizio è diventato ormai una tappa turistica, al quale molti non riescono a rinunciare. In circa 2 settimane, 12 giorni per l’esattezza, è possibile navigare lungo una delle coste più spettacolari del mondo partendo da Bergen fino a Kirkenes, per poi tornare al punto di partenza.
Nato come vitale mezzo di trasporto e comunicazione per giungere nelle più remote località sperdute nel labirinto dei fiordi, fu ideato da Richard With, e prese servizio per la prima volta nel luglio 1893.
Le fermate sono 34, si naviga giorno e notte e l’esperienza a bordo può essere suddivisa in tappe, ed è proprio questa la nostra intenzione.
La nostra destinazione è Berlevag, punta estrema occidentale della penisola del Varangerh.
La strada è bellissima, desolata ed illuminata, i laghi si alternano ai fiordi, confondendo ulteriormente le idee in queste notti non notti, che dilatano tempo e spazio, illudendoci che il viaggio possa non finire, come questa luce accecante.
Nonostante le innumerevoli soste, arriviamo con un certo anticipo in questo solitario villaggio di pescatori. Il paese è anche conosciuto per l’eccezionale altezza che le onde, in alcuni periodi dell’anno raggiungono prima di infrangersi sul suo molo, anche 10 metri!!
Navigheremo verso la penisola di Nordkinn, il vero punto più a nord dell’Europa continentale (70°8’ di latitudine) tra le 23.00 e le 2.00.
Il traghetto è puntualissimo e a dispetto della poco rassicurante fama che circonda questa propaggine del Mar Glaciale Artico, anche la traversata è tranquilla e rilassata, fino allo sbarco a Menham (penisola di Nordkinn), in perfetto orario.
Stavolta la stanchezza comincia a farsi sentire, il fisico sa essere più saggio dei nostri occhi e decidiamo di procedere verso Gamvik (20 km più a nord, sempre penisola di Nordkinn), paese più a nord d’Europa, e di bivaccare sul primo fiordo disponibile.
Naturalmente il progetto viene realizzato con successo, ma purtroppo al risveglio, l’incantesimo si è rotto: il magnifico tempo che ci ha accompagnato per 2 settimane e più, è stato sostituito da una pesante coltre di nubi che scaricano gocce di pioggia con una frequenza tipica per queste latitudini, ma alquanto indisponenti.



Le cose migliorano un po’ durante la giornata, permettendoci di percorrere verso sud la 888, denominata Nordkinveien, che in inverno è il percorso stradale più impegnativo della Norvegia.
La strada ottimamente battuta percorre una serie di altopiani spesso spazzati dai venti, in un ambiente lunare veramente suggestivo.
Arrivati a Ilfjord imbocchiamo a dx la 98 costeggiando ancora l’Isfjord, il traffico comincia ad aumentare di intensità, ma mantenendosi a livelli più che accettabili, soprattutto paragonato a quello che avevo incontrato 5 anni fa, nella mia seconda esperienza scandinava.
Infatti, i norvegesi, con una sapiente educazione turistica nei confronti dei visitatori (ma anche con dei prezzi veramente allucinanti) sono riusciti a dirottare il traffico stradale, che stava letteralmente strangolando anche queste latitudini su alternative più controllabili e meno pericolose per la salvaguardia ambientale: traghetti, appunto e aerei.



Nordkapp è ora raggiungibile via terra per mezzo di un tunnel che ha un prezzo da concerto dei Pink Floyd, o da pasto completo a base di frutti di mare in un locale alla moda di Parigi.
Ma non è finita qui, una volta arrivati, se non siete studenti o pensionati (risparmierete circa il 70%), preparatevi a sborsare 35 Euro, più o meno, che però vi danno diritto, udite udite, alla visita della mega struttura, in gran parte sotterranea, di 5000 m quadrati (!!!), la possibilità di campeggiare gratuitamente negli appositi spazi, oltre all’immancabile foto di rito ai piedi del mappamondo, posto sull’orlo di questo granitico promontorio roccioso bruno scuro. Non male eh?
Da qui, cominciamo la lenta discesa verso sud.
Sarà Norvegia fino alle Lofoten, splendide, frastagliate isole, montagne emergenti nel Mar di Norvegia, poste oltre il Circolo polare Artico.
2 giorni e mezzo, fra continue imprecazioni per quello che potrebbe essere ed invece viene nascosto o meglio coperto, da una fitta coltre di nubi, che sembrano piantate, addirittura incagliate come le vecchie imbarcazioni nel fiordo di Murmansk, su queste splendide cime montuose, che con le sue rocce si tuffano direttamente in mare.
Siamo tentati, no, meglio sono tentato, di insistere nell’attesa, nella speranza che un vento benevolo permetta al sole, che in questo periodo dell’anno è sempre e comunque abbondantemente oltre l’orizzonte, di tornare ad illuminare uno degli spettacoli più alti, che la Norvegia riesce ad offrire ai suoi visitatori.
Ma anche le previsioni meteorologiche sono contro di me, e le ardite e razionali strutture di Alvar Aalto ci attendono in Finlandia dopo un trasferimento lampo che ci permette di tagliare in 2 la Scandinavia in sola mezza giornata per arrivare al traghetto di Vaasa in Svezia.



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