31 dicembre 2011

MAD WORLD



auguri di buon anno!!

                              ANIMAZIONE FOTOGRAFICA HD    

 



20 dicembre 2011

ROMANIA le chiese a colori


La Moldavia è un paese pittoresco, fatto di verdi colline ondulate, suggestivi villaggi, tranquilli laghi e campi di girasoli, con un fascino da vecchia Europa difficile da trovare altrove. Il paese vanta inoltre alcuni dei migliori vigneti del vecchio continente. Ci sono numerosi monasteri fortificati, un parco naturale e belle strade da percorrere in moto.
ITINERARIO- Suceava, Rădăuţi, monastero di Putna, monastero fortificato di Moldoviţa, monastero di Voronet, Câmpulung Moldovenesc, Broşteni, Târgu Neamţ, Piatra Neamţ, Bicaz, Parco nazionale di Chealau, Borsec, Gheorgheni, passo di Bicaz, Bicaz, Piatra Neamţ, Roman, Iaşi. 
LUNGHEZZA- KM 753







Dopo il Maramures e le strade per uscirne, tutto ci si aspetterebbe tranne che spostandosi ad est le condizioni possano migliorare. Ed invece una serie di monasteri fortificati dichiarati patrimonio mondiale dell’UNESCO, con relativi fondi stanziati ed un notevole incremento turistico compiono il miracolo che ha dell’incredibile. Certo non aspettatevi un livello europeo ma sicuramente ci sarà da   
divertirsi per quasi tutto il percorso, ma sempre considerando la guida avventata dei rumeni. Una giornata va dedicata interamente ai monasteri della Bucovina meridionale situati nella parte settentrionale della Moldovia: Voronet, Sucevita, Putna e Moldovita a cui volendo se ne possono aggiungere altri (noi abbiamo incluso quello di Arbore). Le visite a questi 4 sono più che sufficienti essendo i più importanti della zona per diversi aspetti, dalla qualità degli affreschi esterni, alle dimensioni degli edifici od alla struttura delle fortificazioni che in alcuni casi le cingono. Indubbiamente belli ed interessanti, unici al mondo. A fine giornata saremo più o meno al punto di partenza essendo le visite dislocate in senso circolare. Preferiamo non sostare nuovamente a Suceava che nonostante sia uno dei punti di partenza per la via dei monasteri non offre grandi strutture ricettive e ristoranti. Ma se siete già sazi di tanta spiritualità probabilmente avete sbagliato itinerario. Infatti se nella Bucovina, ci sono delle vere e proprie opere d’arte, nella zona più meridionale, quella di Neamt, si battono sicuramente tutti i record di santità, in quanto vi si trovano una 50ina tra monasteri ed eremi.  Meglio prenderla un po’ alla larga, guidando per una giornata ed inserendo un paio di passi ed alcune valli. All’inizio avevamo pensato di tornare indietro per arrivare alle gole di Bicaz guidando verso ovest, e neanche di poco, per percorrere il passo di Bargalui, reso famoso dalle vicende draculesche di Briam Stoker (“basta con la Transilvania!!” aveva minacciato Paola in redazione prima di partire), ma menzionato dalle guide come uno dei punti di valico più belli di tutta la Romania. Invece arrivati a Vatra Dornei cambio repentinamente idea e convinco Mauro a transitare per la valle del Bistrita.  La scelta si rivelerà giusta per 2 motivi, la stradina neanche tanto rovinata e praticamente priva di traffico e la valle davvero un piacere sia per la guida che per la vista.  Inoltre così avremo allungato il tragitto di un ulteriore giorno. La straordinarietà di questa terra è sicuramente che cambiando valle, tale cambiamento spesso coincide anche con l’amalgamarsi di diverse etnie. Attraversando la valle, noto che le persone hanno abbigliamenti e caratteri somatici diversi, probabilmente dovuti ad influenze slave e magiare. Molti si spostano ancora con i soliti carretti di legno ma questi sono più carichi e viaggiano con famiglia: sono rom. Non sono mezzi di lavoro ma vere e proprie case mobili.

Ne supero uno ed ormai abituato alla routine mi fermo ed aspetto che mi sorpassi a sua volta per fotografarlo. La reazione è assolutamente diversa dalla altre ed inaspettata. Il capo famiglia blocca il carretto e mi viene incontro chiedendomi, qualcosa che non capisco ma che non faccio fatica a capire sia qualcosa di molto vicino ad un’offerta per la prestazione fotografica eseguita. Stiamo un po’ a parlare anche se sono assolutamente e perentoriamente in difetto: ormai abituato all’estrema collaborazione dei Daci in Maramures, non ho chiesto il permesso, cosa che rientra nelle regole più elementari del rispetto verso il prossimo. Gli dico che se vuole gli spedisco la foto e che non pago, ma siamo su basi linguistiche diverse e non credo gliene freghi gran che. In fin dei conti che cosa ci farebbe con una foto? Comunque ci salutiamo ed il viaggio prosegue. La bellezza bucolica viene interrotta all’imbocco del lago artificiale dove il Bistrita diventa immissario. Cemento, cemento spalmato dappertutto con lungimiranza devastatrice. Andiamo subito a dx per Borsec per belle strade. Il passo di Bicaz ci attende e ripiombiamo immediatamente nel sistema viario del Maramures. No, peggio. Se avete intenzione di salire quassù con una stradale soffrirete molto: buche, ghiaia curve strettissime e continue. Però bello. La tortura (sempre se non avete il mezzo giusto) fra l’altro non è neanche di breve durata, perché per arrivare a lacu Rosu la prima attrattiva lungo la strada, bisogna percorrere circa 25km. Arriviamo ed il lago è completamente ghiacciato, nonostante sia fine aprile. Le nostre guide sono in disaccordo sull’origine del nome ma non su quella del lago: la mia semplicemente fa riferimento al colore delle sue acque, quella di Mauro riporta che la frana naturale che nel 1838 bloccò il fiume creandolo, uccise la flora che cresceva nella valle. 


Rosu infatti, significherebbe morto. Obbiettivamente resti di tronchi spuntano dal ghiaccio, chi avrà ragione? Comunque saggiamo con una grossa pietra che lo spessore del ghiaccio è ben lontano dallo scioglimento e continuiamo per entrare di lì a qualche minuto nelle gole. Impressionanti! Ripidissime, inghiottono letteralmente la strada vertiginosamente vi si tuffa dentro. Il giorno dopo per concludere il giro transiteremo anche dalla strada che costeggia il lago artificiale di Izvoruil Muntelui che la mattina prima avevamo evitato. Anche qui nonostante la giornata sia veramente brutta la vista e le condizioni della strada sono apprezzabili. Ci concediamo un paio di visite ai 2 monasteri più importanti dell’intera regione ma non è giornata, piove, forte e decidiamo di concludere anche perché dobbiamo arrivare a Iasi (si pronuncia Iash) che non è propriamente dietro l’angolo. Stasera, in questa che una delle città più attive dell’intero paese, capitale economica e culturale della Moldavia, la più antica città universitaria del paese non che secondo nucleo urbano come dimensioni dopo la capitale. Ci sono tutti i presupposti per verificare se le impressioni sulle ragazze rumene fatte da Nando, conosciuto qualche giorno prima, corrispondono a realtà.

Che dura cosa viaggiare! 

Le chiese della Bucovina, grandi libri aperti
Al di là delle singolari caratteristiche architettoniche e del suggestivo paesaggio naturale in cui sono inserite, le chiese della Bucovina debbono la loro celebrità ai cicli iconografici realizzati nel loro interno e soprattutto sui muri esterni, grandi libri aperti nei quali si possono intravedere gli elementi fondamentali della cultura e dell’ideologia medioevale, erette nell’epoca in cui la Moldavia settentrionale era minacciata dagli invasori turchi. Nutriti eserciti popolari si riunivano all’interno delle robuste mura difensive dei monasteri, in attesa di dare battaglia. Per istruire, intrattenere e stimolare l’interesse dei soldati e dei contadini, in grande maggioranza analfabeti, che non potevano entrare in chiesa o non capivano la liturgia slava, le storie bibliche venivano illustrate sulle pareti della chiesa. Un tema ricorrente nelle composizioni parietali è quello del giudizio finale che, al di là della complessa simbologia della vita, della morte e della resurrezione, ispirata direttamente all’Apocalisse, rappresenta anche lo specchio delle conflittualità del tempo, travestita in sembianze religiose. Nel limbo sono raffigurati gli infedeli turchi, tatari ed ebrei: erano infatti questi a minare l’autorità principesca, l’indipendenza, i principi e la morale della religione ortodossa. Un altro soggetto frequentemente raffigurato è quello dell’inno alla Vergine, la preghiera composta dal patriarca Sergio di Costantinopoli durante l’assedio della capitale da parte dei persiani. Tutti i monasteri ortodossi guardano a est, come vuole la credenza tradizionale, secondo la quale la luce di Dio risplende nell’immagine del sole nascente. Le cupole sono una peculiare combinazione di pennacchi bizantini ed archi incrociati moreschi con dipinti di Cristo o della Vergine che scrutano dall’alto. Ciascun monastero è dedicato ad un santo, la cui festa è tra gli appuntamenti festivi più importanti tra gli abitanti del monastero. Le suore ed i monaci digiunano, niente carni, uova o prodotti caseari, per diversi giorni prima di una festa religiosa. Il digiuno viene osservato anche il mercoledì, il venerdì, durante la  Quaresima, nelle 6 settimane dopo Pasqua e nei giorni che precedono il Natale. I novizi devono servire da 3 anni a 7 anni prima dell’ordinazione. Durante questo periodo devono fare molte penitenze; in molti casi devono restare immobili lungo la strada per diversi giorni consecutivi, con un cartello che indica che stanno aspettando offerte in denaro contante per l’arricchimento “spirituale” del loro monastero. In seguito all’occupazione austro-ungarica nel 1775, quasi tutto i monasteri della regione furono chiusi ed i loro abitanti costretti ad abbandonare la vita spirituale e ad indossare gli abiti civili. Furono egualmente perseguitati sotto il comunismo ed è soltanto dal 1990 che l’attività interna di questi sacri santuari è tornata in grado di confrontarsi con il dinamismo delle splendide facciate esterne.












09 dicembre 2011

Il Mondo in Moto

L'amico Luca Maggitti, giornalista assai famoso nell'ambiente cestistico, fondatore e direttore della rivista on-line Roseto.com, qualche tempo fa mi ha proposto di iniziare una collaborazione con una rubrica che, manco a dirlo, voleva chiamare "Il Mondo in Moto". il progetto è partito ed in basso, oltre al link della rubrica sul sito di Luca, trovate l'intervista di introduzione al progetto più le 3 foto che Luca ha scelto.
CIAO!

ROSETO.COM



Una rubrica per scoprire i posti più belli della Terra, grazie ai racconti e alle foto di Giovanni Lamonica. Una intervista per conoscerlo, prima di salire in sella con lui.

di Luca Maggitti
Roseto degli Abruzzi (TE)
Venerdì, 09 Dicembre 2011 - Ore 06:00 





Giovanni Lamonica, quanti anni hai e da quanti anni viaggi in moto per il mondo?

Un botto, 49 compiuti, utilizzo mezzi a 2 ruote da…..quanto tempo!!!! Luca cominciamo male!!! Da quando avevo 14 anni!!



Prima della moto, giocavi a basket. C'è una attinenza o per lo meno una conseguenza fra giocare a basket e girare il mondo in moto?
Probabilmente l’attività sportiva ha rallentato l’utilizzo della moto, immaginati allenatori, dirigenti che ti alitano sul collo nella speranza, spesso vana di limitarne l’uso alla stagione estiva!!!

Hai un fratello arbitro internazionale di basket che gira il mondo per il suo lavoro, mentre tu lo giri da motociclista. Fate più chilometri voi messi insieme di un aereo in servizio sulla tratta Roma-New York. Da cosa viene la passione di entrambi per il viaggio e la conoscenza di nuove terre e nuova gente?
Premesso che Luigi è la parte buona della famiglia e rappresenta nella realtà la forza che alimentava le gesta di luke skywalker, credo che ci sia un gene impazzito che vaga nel dna dei Lamonica!! Non so, a me sarebbe piaciuto già viaggiare in moto dall’età di 8-9 anni, anche se non avevo nessuna idea di cosa significasse realmente, Luigi invece, viaggia come conseguenza di quello che fa, ma secondo me è semplicemente baciato dal fato: a chi non piacerebbe avere la consapevolezza di essere nato per essere il migliore!?!?!

Quanti viaggi, di numero, hai finora fatto e in quanti anni?
Non li ho contati, negli ultimi dieci anni mi sono mosso tantissimo, ma consideriamo che la parola viaggio è piuttosto difficile da gestire, leggo di gente che si riempie di questa parola e fa delle cose per me orribili e poi ci sono persone ad esempio come il mio amico Massimo Antonucci che è, sempre dal mio punto di vista, uno dei più strepitosi viaggiatori che conosca e si è allontanato dall’Abruzzo pochissime volte!! Non saprei come risponderti: cerco di provare giovamento dal movimento (nel senso letterale della parola, quello che ha permesso alle popolazioni nomadi di sopravvivere alle grandi civiltà), dai tempi delle medie.

Elenco dei continenti visitati?
Tutti, ma credimi, non è un record!


Elenco dei paesi visitati?
Luca, non è contandoli che stabiliamo il nostro livello di conoscenza o peggio ancora, diamo importanza a noi stessi, naturalmente parlo dal mio personalissimo punto di vista! Diciamo che devo visitare ancora una buona parte dell’Africa, la Cina, l’India, il sud est asiatico e l’Australia!

Numero di chilometri percorso finora?
premettendo che vale il concetto espresso per i paesi visitati, stavolta sono venuti in aiuto gli amici che a forza di stressarmi con questa storia, un po' per accontentarli un po' perché la cosa mi divertiva, per gioco, ho scaricato tutto su un foglio elettronico, e dall’anno scorso lo tengo aggiornato aggiungendo quelli che marca il navigatore a fine anno. Siamo senza includere quelli del 2011 a 1milione280.969. Approssimati per difetto credo, ma ripeto, non è importante.

Viaggio più lungo fatto?
Sud america, quasi 5 mesi, poco più di 30000km, con questi tempi c’è chi ha compiuto un giro del mondo se così può essere definito!!! Naturalmente mi piacciono più quelli che viaggiano con periodi a disposizione maggiormente dilatati. Fra le nuove generazioni di moto viaggiatori, ce ne sono alcuni davvero impressionanti, che definirei senza ombra di dubbio "viaggiatori".

Il viaggio più bello e il motivo?
Non può essercene uno solo. Ci sono luoghi particolari, la Bolivia, le città storiche della via della seta, l’Iran, la Patagonia, ma anche tanti posti fantastici in Italia, il mio Abruzzo, se solo penso alla piana di Campo Imperatore mi vengono i brividi!! Pensiamo al prossimo: quello lungo la Pamir highway con rientro via terra, che spero di effettuare la prossima estate.

Il viaggio più pericoloso e il motivo?
Nessuno credo, non so perchè ma non ho mai avuto grossi problemi, nonostante l’essere stato in Libia durante i disordini in Cirenaica nel 2006, aver assistito alle dimostrazioni di minatori e campesinos in Bolivia nel 2002 e nel 2003, aver attraversato varie favellas in sud America in diversi anni, e guidato nel 2004 su strade in El Salvador dove i raccoglitori di caffè assaltano qualsiasi mezzo vi transiti!

Ci racconti quella volta che negli Stati Uniti incontrasti Kurt Nimphius, l'ex giocatore del Chieti con il quale ti eri anche allenato in gioventù?
Un caso incredibile, un mio (ex) amico di Bergamo, mi aveva messo in contatto con un suo compagno di college, professore universitario, divenuto uno scrittore negli States, in occasione del mio primo viaggio in solitaria in nord America (nel 2000, 3 mesi, circa 30000km). A quei tempi mi buttavo letteralmente dove capitava e colsi al volo l’occasione. Rick e la sua famiglia erano comunque davvero assai simpatici, la figlia adolescente, tifosissima e praticante del nostro sport preferito, era entusiasta che avessi giocato a pallacanestro e parlando dell’argomento ed elencando le squadre in cui avevo militato, vidi la sorpresa dipingersi sul volto dei miei interlocutori. Conoscevano, un amico di famiglia un ragazzo che aveva giocato a Chieti lo stesso anno in cui avevo scaldato la panchina senza metter mai piede in campo (una specie di record, neanche un’assenza senza essere mai entrato in campo, posso eventualmente anche fare di ringraziamenti? ne avrei diversi in elenco!!!). Kurt appunto, si era trasferito a Sedona in Arizona alla conclusione della sua splendida carriera nell’NBA, dopo essere stato tagliato dalla Rodrigo e lì viveva. Il tempo di meravigliarci della strana coincidenza e la moglie di Rick è già al telefono che chiama il mio ex compagno di squadra. Lui naturalmente non si ricorda, ma lascia l’indirizzo e diversi mesi dopo (altro viaggio di 2 mesi, una specie di seconda puntata del nord America, a cui poi seguirà la terza, giusto per confermarti la mia visione sui viaggi!!) mentre cerco di limitare chilometricamente le incredibile distanze che il sud ovest degli Stati Uniti impone ai viaggiatori che tentano di attraversarlo, mi fermerò una notte in questo paesino nel deserto, trascorrendo una surreale serata con Kurt e 5 o 6 ragazzoni, suoi amici. Bravo ragazzo ma vita strana: bere, fumare di tutto e pochi altri interessi, non è la vita che penserei per la mia vecchiaia, ma sono già vecchio non ricordarmelo e dovrò iniziare a pensarci a breve!!

Viaggi sia da solo sia come guida?
Sì, anche se ultimamente la seconda opzione ha  preso il sopravvento e mi piacerebbe ristabilire gli equilibri, comincio ad avere una certa età e non vorrei perdermi gli ultimi spari nella maniera che poi è quella che mi è più congeniale!!

La passione per le foto e i racconti è nata insieme a quella per i viaggi in moto oppure è nata successivamente?
Assolutamente dopo, non ti dico neanche come, un banalissimo caso, un acquisto, un viaggio ed il danno è fatto!!! non ho mai studiato la materia, non conosco la tecnica, vedo cose e cerco di memorizzarle con le immagini. 
Come spesso alcuni miei amici non mancano di ricordarmi: “un gran bucio di culo!!!” (quest'ultima frase nell'intervista è stata stranamente censurata da Luca!!)


ricordo ancora il link dove trovare l'intervista e varie notizie di informazione sportiva e non



05 dicembre 2011

TOSCANA a spasso nel medioevo


DAL CASTELLO AGLI EREMI 
Vi ricordate il film ”non ci resta che piangere” con Benigni e Troisi? Bene, la locanda- castello dei Sorci, dove la vicenda cinematografica ha inizio, sarà anche la base di partenza di questo suggestivo itinerario che sfruttando la fama della sua cucina ci permetterà di conoscere questo angolo della Toscana ricco di eremi e strade assolutamente degne di considerazione.
ITINERARIO- Anghiari, Caprese Michelangelo,Chiusi Della Verna, Bibbiena, Poppi, Camaldoli, Verghereto, Pieve S. Stefano, Anghiari. 



Trasformato in fattoria, oggi il Castello di Sorci ospita uno dei ristoranti più tipici d'Italia, molto conosciuto per i personaggi che regolarmente lo frequentano (attori di cinema, presentatori televisivi, cantanti, giornalisti, scrittori... qualche fotografo!!!). Chi non ricorda che le sue stanze hanno fornito l’ispirazione della sceneggiatura del film “Non ci resta che piangere” di e con Roberto Benigni e Massimo Troisi, all’epoca ospiti del castellano di Sorci. Nelle sere estive, sotto il cielo stellato, ancora a qualcuno sembra di sentire lo sferragliante rumore dell'armatura di Baldaccio, il cui fantasma anima la vita del suo antico castello. Probabilmente la maggior parte di voi ha visto il film, ma chi era questo Baldaccio? L’argomento è approfondito in uno dei box ma questi era un valoroso condottiero, al quale il suo paese, Anghiari, ha dedicato la piazza principale, uomo capace e coraggioso, definito dal Machiavelli: “uomo di guerra eccellentissimo, perché in quelli tempi non era alcuno in Italia che di virtù di corpo e d’animo lo superasse; ed aveva intra le fanterie perché di quelle sempre era stato capo, tanta reputazione che ogni uomo estimava con quello in ogni impresa e a ogni sua volontà converrebbono”. Però che posto! Come abbia potuto sfuggirmi fino ad ora è un vero mistero. Bah, recuperiamo il tempo perduto. Peccato che non sia possibile dormirvi, poi che sarebbe un validissimo punto base sia per questo itinerario che per altri che questa splendida zona potrebbe offrire. Le occasioni di alloggio comunque non mancano, con validissima alternative che sono riportate nell’apposita sezione. Va da sé che tanto successo cominci a mostrare anche aspetti negativi: week end super affollati (non dimentichiamo che il locale riesce a smaltire anche 1000 coperti) dove senza prenotare è praticamente impossibile sperare di mangiare e una qualità dei pasti che forse comincia a perdere di brio. Menù fisso, cita un cartello all’ingresso. Bisogna solo sedersi ed attendere che le portate siano servite.
Prezzi? 19€ tutto compreso, vino dolce e vin santo inclusi.
Sono solo, ma mi difendo terminando quasi completamente anche la bottiglia di vino dolce e la mattina dopo i segni sono evidenti in un certo rallentamento di riflessi e processi mentali. Ci pensa la strada a risvegliare le mie attenzioni. Infatti subito dopo Anghiari, la stretta provinciale che sale verso l’alpe di Catenaia e la città natale di Michelangelo Buonarroti, mi ricorda che oggi sarà giornata di pieghe. Il pittoresco paese ospita, manco a dirlo, nel castello trecentesco sopra l’abitato l’interessante museo michelangelesco, che custodisce calchi e produzioni fotografiche delle opere dell’artista.  Da qui si possono seguire 2 strade. La prima, più breve direttamente verso la Verna ed il suo eremo, l’altra verso Pieve S. Stefano per salirvi dal valico dello Spino. E’ un ordine, scegliete la seconda. Il percorso, che è anche quello di una famosa crono scalata che si svolge in primavera inoltrata, è una vera gioia per la guida. Se siete ormai in trance agonistica arriverete alle porte di Bibbiena, e ciò non può che voler dire che avete saltato la sosta al santuario della Verna edificato da San Francresco nel 1214. Qui il santo 10 anni dopo vi ricevette le stimmate ed oltre ad essere meta di pellegrinaggi è situato in bella posizione su di una vetta calcarea. Siete tornati indietro? Ne valeva la pena. Bibbiena e Poppi sono centri sorti nella valle dell’Arno: il primo è un centro industriale, il secondo è un simpatico borgo medioevale dominato da una rocca visibile a km di distanza. Ed è proprio da Poppi che parte probabilmente la strada più spettacolare per Camaldoli. Alcune guide definiscono la foresta entro la quale è racchiuso il complesso monastico, straordinaria, e non esagerano affatto!!Oggi tutelato nel parco nazionale queste terre furono regalate a S. Romualdo dal conte Maldolo di Arezzo (da qui il nome Ca’Maldoli). 2 le strutture: l’eremo ed il monastero. Il primo più in alto, sarà il primo ad essere raggiunto dall’itinerario. La luce che filtra nel bosco, sembra rievocare le perlustrazioni di un Romualdo, ormai non più giovane, che rimane affascinato da questa foresta per valutarne positivamente la comodità dei sentieri e dei torrenti, la vicinanza dei campi coltivati e la possibilità del totale isolamento. Nel corso della sua vita, il santo aveva compiuto decine di scelte simili, in Italia ed all’estero, per collocare e dare sistemazione ai discepoli che il suo passaggio suscitava ovunque, ma questa è sicuramente una delle più felici.
La storia narra che una volta scelto il luogo, vi edificò 5 celle ove stabilì 5 fratelli e costruì più in basso una casa, vi mise un monaco con 3 conversi per ricevere gli ospiti, affinché l’eremo rimanesse sempre nascosto e lontano dai rumori del mondo. Sicuramente una soluzione originale, unica nel monachesimo occidentale.Assai interessanti sono anche i prodotti esposti nelle farmacie del complesso, le cui attività iniziarono nel lontano 1048 supportate da un ospedale. Un paio di incendi con relative riedificazioni hanno portato alla struttura odierna che risale al 1513. Per scendere verso la ss71 del fantastico passo dei Mandrioli, ci sono 2 possibilità una direttamente dal monastero, l’altra risalendo per la ripidissima strada che conduce nuovamente all’eremo per poi prendere a dx su di una panoramica strada in parte sterrata ma facile. 
Grandi soddisfazioni di guida!
Una volta scesi a valle è possibile evitare la superstrada che incombe sul panorama con inquietanti e continui cavalcavia, andando a dx prima di Bagno di Romagna per la vecchia ss3. La strada è sporca, scivolosa, ma splendidamente desolata per poi migliorare e permettere un bell’ingresso in Sansepolcro.Da qui siamo vicini ad Anghiari, da dove arriveremo transitando nella valle dove si svolse la celebre battaglia del 1440, che ispirò Leonardo da Vinci e che vide prevalere i fiorentini sulle milizie viscontee.
Siamo alla fine. Manca all’appello solo il fantasma di Baldaccio, che leggenda vuole si aggiri certe notti per le sale del castello! 
IL CASTELLO DEI SORCI
C’è una tradizione orale ben radicata, da queste parti, secondo la quale quelli di Sorci si sarebbero  scontrati con quelli del castello dei Gatti. La baruffa sarebbe stata dura, ma non sanguinosa. E quelli di Sorci, naturalmente avrebbero avuto la meglio. “I Sorci – di conseguenza, si dice – qui hanno sconfitto i Gatti!” Il castello dei Gatti dovrebbe essere stato poco dopo Speltaglia, oltre la statale. Ma per quanto abbiano cercato non si è trovata alcuna traccia di questa località o di una famiglia con questo cognome.  Solo la striscia bassa della Valle di Sovara è talvolta indicata nelle mappe come Val de’ gatti. Ma il toponimo non dovrebbe salire molto indietro nel tempo se già nei documenti se-settecenteschi non se ne trova menzione. Da ciò si potrebbe dedurre che la storia altro non è che una tarda invenzione suggerita a posteriori dalla fantasia popolare che ha interpretato il nome di Sorci come il plurale di sorcio, topo. Il filologo Nino Boriosi, infatti, confortato anche da un codice fiorentino del XIV secolo, sostiene che l’etimo di Sorci è diverso. Secondo lo studioso, deriverebbe da sorco, una parola proveniente dal germanico sorku, che vuol dire brughiera, scopeto. Sorci, pertanto sarebbe ad indicare il luogo delle scope. E le scope di macchia, per l’appunto, facevano, e fanno parte della vegetazione locale, come confermano vari documenti e come si nota tuttora nei residui querceti circostanti. Il Castello dei Sorci è stato abitato da grandi e potenti famiglie tra il 1200 e il 1530: I TARLATI di Pietramala (1234-1388), I BALDACCIO (1388-1441) e I PICHI (1443-1650). Il Castello dei Sorci, nato come segno di dominio, fu punto di contesa  e di resistenza durante il Basso MedioEvo e il periodo delle Signorie; distrutto più volte e più volte ricostruito, visse la storia di un Capitano di Ventura, come il famoso Baldaccio , che forse aspirava a passarvi in pace i suoi ultimi anni di vita. Poi, mentre gli altri castelletti della valle declinavano, trovò con i Pichi una collocazione più pacifica, anche se pur sempre orgogliosa. Con loro si definì quella che fu poi la sua fisionomia di azienda agricola, continuata anche da altri, con diversa fortuna, fino all’ultimo scorcio del XX secolo. Infatti nel 1970 subentrò Primetto Barelli dopo due anni di pratiche  burocratiche, veniva dalle Marche e si era sposato a Città di Castello con una giovane del posto, Gabriella. Barelli voleva fare l’agricoltore, ma ha fatto qualcosa di più: riaprire i Sorci alla vita, con un’intuizione geniale e la vitalità espansiva del suo temperamento. Primetto ha raccolto l’eredità di azienda agricola, nel momento in cui l’agricoltura tradizionale perdeva alcuni connotati nella ricerca di nuovi tipi di imprenditorialità.  Non è solo un espediente di mercato: è anche un fatto di cultura. Ma la cultura resta attiva se si alimenta col sentimento di un impegno. 
BALDACCIO
Il valoroso condottiero, al quale il paese di Anghiari ha dedicato la piazza principale, fu uomo capace e coraggioso. Nelle sue Storie Fiorentine (6°, VI), così il Machiavelli lo definisce: “uomo di guerra eccellentissimo, perché in quelli tempi non era alcuno in Italia che di virtù di corpo e d’animo lo superasse; ed aveva intra le fanterie perché di quelle sempre era stato capo, tanta reputazione che ogni uomo estimava con quello in ogni impresa e a ogni sua volontà converrebbono”.  Figlio di Piero di Vagnone Bruni, Baldaccio nacque a Ranco, presso Anghiari intorno al 1400. A vent’anni già si distingueva per la sua poderosa banda di armati con la quale compiva rapine e saccheggi. Condannato a morte due volte, nel 1420 e nel1425, riuscì sempre a sfuggire alla cattura. Fra il 1424 e il 1434 fu al soldo di Carlo Malatesta, della repubblica Fiorentina e del Duca di Milano. In questa occasione conquistò Castel del Rio e Spinello. Ritornò poi al soldo dei Fiorentini che nel 1437 gli concessero la cittadinanza. Poco dopo il suo matrimonio con Annalena Malatesta (16 febbraio 1439), Baldaccio fu catturato dal Piccinino e condotto a Bologna. Ma alla fine dello stesso anno lo troviamo al servizio del Conte Guidantonio d’Urbino, alleato dei Visconti, per il quale conquista Tavoleto e nel marzo del 1440 massacra un'ingente numero di Malatestiani. Ritornato al soldo dei Fiorentini, occupa Fighine di Chiusi ed il castello di Suvereto appartenente agli Appiano di Piombino. Il 23 aprile 1441 passa al servizio del Papa Eugenio IV contro Francesco Piccinino e conduce una vittoriosa campagna in Romagna. Nel giugno è ancora a Firenze: tenta inutilmente di conquistare Piombino mentre le sue fanterie scorrazzano e saccheggiano i dintorni suscitando vive proteste presso Firenze. Quando era capitano generale delle fanterie dello stato fiorentino, Baldaccio denunciò Bartolomeo Orlandini per aver abbandonato il castello di Marradi davanti alle truppe del Piccinino. Diventato Gonfaloniere di Giustizia, l’Orlandini si vendicò dell’affronto subìto con una spietatezza che fa rabbrividire. Il 6 settembre 1441, convocò Baldaccio a Palazzo Vecchio e lo fece uccidere a tradimento. “Fu assalito e ferito e gettato a terra dalle finestre nel cortile e subito così, quasi morto, gli feciono tagliare la testa a piè dell’uscio del capitano, su la piazza, e stettevi il corpo alquante hore..”. Il corpo di Baldaccio Bruni fu sepolto nel chiostro di Santo Spirito in Firenze. La vedova Annalena Malatesta, dopo la morte prematura del figlio Galeotto, vendette tutti i suoi averi e trasformò la sua casa d’Oltrarno in un monastero che da lei prese il nome.Il fattaccio commosse tutta Firenze e lo stesso papa Eugenio IV provò dolore e sdegno per quell’efferato delitto, malamente ricoperto dall’accusa di tradimento, con la quale si uccideva due volte il valoroso Baldaccio d’Anghiari.