04 novembre 2012

CROAZIA a est dell'adriatico



Itinerario gastronomico un pò datato, ma che può offrire ancora buoni spunti e la possibilità di veder qualche foto, per scoprire la parte più meridionale della costa dalmata, impreziosita dalle perle di Spalato e Dubrovnik, ma che spingendosi all’interno fino in Bosnia, mostra ancora gli evidenti segni della guerra che ha sconvolto per 5 lunghissimi anni, questo angolo di Balcani.
ITINERARIO- Ancona (traghetto), Spalato, Makarska, Vigorak, Medugorje, Mostar, Buna, Stolac, Krivaca, Trebinje, Dubrovnik, Ston, Malj Ston, Spalato.
LUNGHEZZA- 900 km
DURATA CONSIGLIATA- almeno 4 giorni



La cosa che più mi colpisce arrivando nel porto di Spalato, cosa poi confermata anche nel corso dei giorni seguenti è la sorprendente, cristallina limpidezza delle acque di questa parte d’Adriatico. Ripenso alle nostre coste martoriate, avvilite, frustrate dall’inquinamento, a circa 100 km di distanza e la cosa è ancora più stupefacente.
C’è da dire che, ma questo è un giudizio assolutamente personale, anche qui non stanno preservando l’ambiente come la straordinarietà del luogo meriterebbe. Un piano regolatore assai approssimativo sta lentamente ricoprendo di mattoni e cemento quella che viene riconosciuta come una delle coste più affascinanti dell’intero Mediterraneo. Ogni scusa sembra buona per tirar su palazzotti ed edifici che poco hanno a che fare con il rispetto ambientale.
La cosa appare subito chiara appena fuori di Split, alla quale conviene concedere una visita approfondita al rientro di questo tour, prima di imbarcarsi nuovamente.
Ai piccoli porticcioli che si susseguono dirigendosi verso sud, edifici costruiti senza alcun ordine disturbano la vista e rimarranno una costante fino a Makarska, quando l’itinerario ci spingerà all’interno, direzione Bosnia Erzegovina.
La strada comincia a salire panoramicamente, offrendo scorci assai suggestivi della costa sottostante. Se soffrite di vertigini, dosate con cura le attenzioni al panorama che si apre più in basso. Anche l’asfalto che fino ad ora non è stato un gran che esaltante migliora decisamente fino a Vigorak, da dove, dopo pochi km, oltrepassiamo il confine. La prima tappa bosniaca sarà Medugorje, un piccolo villaggio a circa 30 km da Mostar, di poca importanza fino al 24 giugno del 1981, data in cui accadde un fatto prodigioso noto come il miracolo mariano di Medugorje.
In questa data, che guarda caso coincide con una festa, quella di San Giovanni Battista, la Madonna con Gesù bambino tra le braccia, apparve ad alcuni giovinetti del luogo. L’apparizione si sarebbe ripetuta a scadenze regolari da quel giorno in avanti. Le autorità centrali del tempo, di fede rigidamente marxista, pensarono di arrestare il francescano padre Jozo Zovko, reo di aver parlato e creduto ai ragazzi.
Ma fu subito chiaro che sarebbe stato controproducente opporsi alle manifestazioni di fede, anche perché il luogo era ormai diventato meta di un flusso consistente di pellegrini e quindi di notevoli entrate per una regione segnata dalla povertà. Il business era avviato ed oggi è più florido che mai: centinaia di migliaia di pellegrini, con messa che viene celebrata in ben 15 lingue diverse, inclusi arabo e vietnamita.
Via verso Mostar. La città deve la sua fama allo Stari Most (most, in serbo croato vuol dire ponte), che attraversa il Narenta (Naretva), fantastica opera d’ingegneria disegnata dall’architetto turco Hayrudin che la guida mi dice allievo del famoso Sinan, scusate non so chi sia, costruito tra 1557 ed 1566, e di cui Ivo Andric (questo sì lo conosco), premio Nobel per la letteratura nel 1961, scrisse un libro, il ponte sulla Drina, in verità abbastanza interessante.
“Di tutto ciò che l’uomo, spinto dal suo istinto vitale, costruisce ed erge, nulla è più prezioso e vitale dei ponti. Appartengono a tutti e sono uguali per tutti, sempre costruiti sensatamente nel punto in cui si incrocia la maggior parte delle necessità umane, più durature di tutta le altre costruzioni,…. indicano il posto in cui l’uomo ha incontrato un ostacolo e non si è arrestato, lo ha superato e scavalcato come meglio ha potuto, secondo le sue concezioni, il suo gusto e le condizioni circostanti”
E pensare che l’ufficiale responsabile del suo abbattimento durante la guerra dichiarò che tutti i ponti del mondo non valevano un dito mignolo di uno solo dei suoi soldati.
Se Andric non fosse morto per le conseguenze di una emorragia cerebrale nel 1974 e potesse vedere quello che ne resta probabilmente gli verrebbe un infarto!!
Inconfondibile nelle sue forme, impossibile da dimenticare una volta ammirato dal vivo o semplicemente in foto come è capitato a me: alto, bianco, dalle linee svelte ed eleganti, sembrava ricavato da un unico blocco di marmo. Aveva una larghezza di 4.5m, un’altezza di 20 ed una lunghezza di 27 con 2 possenti torri bastionate che si ergevano a scopo difensivo.
Un simbolo!
L’Unesco sta lentamente ricostruendo il ponte recuperandolo pezzo dopo pezzo dal letto del fiume.
La guerra prima contro i serbi, dopo contro i croati ha lasciato il segno. 
Le ferite inferte dal conflitto, allontanandosi dalla costa tardano a cicatrizzarsi.
Alcuni edifici recano ancora tracce evidenti lasciate dai proiettili, altri sono completamente distrutti.
Una città fantasma, sopportata nella città vera, viva, che cerca di dimenticare!
Per ritornare sulla costa decidiamo di puntare ancora verso est per arrivare a Dubrovnik da sud.
Quindi un tratto di statale 17 per poi piegare per una secondaria per Radimilja e Stolac, centro principale delle necropoli bogomili. Fra i 2 paesi c’è quella più facilmente accessibile con oltre 200 monumenti funerari (stele e sarcofagi), molti dei quali con interessanti e spesso misteriosi rilievi, che raffigurano scene di caccia, danze e tornei, oppure armi, o invocazioni al disco solare, simbolo del principio del Bene. Ma è in Stolac che bisognerà prestare attenzione al bivio nel paese e prendere a sx, la deviazione per Podubovac, portata come panoramica sulla cartina ma da qui in poi, con segnalazioni esclusivamente in cirillico, anche se poi alla fine si riuscirà più a nord sulla statale 20 a Krìvaca senza sapere come.
Miracolo della geografia stradale e dell’incomprensibilità della segnaletica!
Seguendo la 20 e dopo aver attraversato le case groviera di Trebinje (dove alcuni fori sono grandi come palline da tennis!!), aver incontrato un gruppo di motociclisti locali, arriviamo alla costa a sud di Dubrovnik, cosa che ci consente di assistere al tramonto da una posizione di dominio visivo sulla città, probabilmente uno degli stessi punti da cui il 6 dicembre del 1991, l’esercito serbo e montenegrino sfruttando l’elemento sorpresa, iniziarono il bombardamento e l’assedio di questo gioiello dell’umanità, secondo un piano preciso con il quale intendeva piegare la città per poi annetterla ai territori della Jugoslavia.
Tra il 1991 e il 1992 la città fu colpita da più di 2000 bombe.
Nel giugno del 92, al termine dei bombardamenti, un attento esame rilevò che il 68% degli edifici del centro storico era stato colpito, squarciando ben 2 tetti su 3. Un totale di 314 bombe aveva centrato le facciate degli edifici, la pavimentazione delle strade e gli edifici, mentre l’imponente cinta muraria era stata colpita 111 volte. Quasi tutti gli edifici d’interesse storico erano stati completamente sventrati dagli incendi o gravemente danneggiati. Stima dei danni: circa 10 milioni di dollari!! 
Ma qui non ci troviamo in Bosnia od in qualche sperduto angolo dalle parti del parco Plitvice e la forte volontà di rinascita, accompagnata da ingenti aiuti internazionali, ha permesso il miracolo verso la completa ricostruzione ancora prima della fine del conflitto. Lo spettacolo è incredibile, unica cosa a ricordarci dei fatti recenti il diverso colore dei tetti, di un rosso più acceso e qualche edificio secondario ancora da restaurare, roba da poco conto, che consente al visitatore di godersi appieno il giro delle mura, 1940m, alte fino a 25, spesse anche 6m o di passeggiare per la Placa, detta anche Stradun, con i suoi tavoli e caffè e visitare i suoi monumenti ed opere d’arte.
Il gioiello dell’Adriatico è tornato a splendere.
Degna di nota anche Cavtat, Ragusa Vecchia, 18km a sud di Ragusa. Anche qui le colline sono state soffocate da blocchi alberghieri, ma una volta entrati nel piccolo nucleo storico, camminando tra i suoi ripidi vicoli in pietra la pace e la tranquillità la fanno da padroni.
E ora? Non ci resta che risalire verso nord.
La strada è in ottime condizioni e la vicinanza con le isole trasforma le baie in piccoli fiordi. Deviazione d’obbligo la penisola di Sabbioncello, Peljesac, almeno fino alle vicine, vicinissime Ston e Mali Ston, unite dai resti delle antiche mura, lunghe circa 5km.
La baia è il paradiso incontrastato dell’allevamento dei frutti di mare (vedi box), ben visibili anche dalla strada, che comunque rimane eccellente per panorami e condizioni delle strade fino a Markaska. Da qui il rientro a Spalato avverrà percorrendo la parte iniziale dell’itinerario.
Split, spesso considerata, a torto come punto di arrivo o partenza dei traghetti, ignorata o semplicemente visitata superficialmente, ma i cui resti stratificati, appartenenti a diverse civiltà, testimoniano l’importanza strategica del luogo.
Nonostante i suoi 200.000 abitanti e dimensioni da città extra large per gli standard croati, conserva nella sua parte centrale più antica, “Stari Grad”, l’impianto romano dell’epoca di Diocleziano, il cui palazzo omonimo rappresenta uno dei più straordinari complessi antichi mai pervenutici e nel quale le antiche strutture (risalenti al III-IV sec. d.C.) convivono armonicamente con gli edifici che gli sono sorti accanto nei secoli successivi.
Da non dimenticare anche la visita al Museo Archeologico, il più antico e fra i più importanti del paese, soprattutto per quanto concerne i resti di età romana.
Ma Spalato merita maggiori attenzioni: ad appena 5km, in un anonimo sobborgo industriale, è possibile visitare i maggiori scavi dell’intera Croazia e probabilmente della ex Jugoslavia, le rovine dell’antica Solona. La città, fondata con ogni probabilità dagli Illiri, fu conquistata dai romani nel 78 a.C. e raggiunse il massimo splendore sotto l’Imperatore Diocleziano.
L’importanza del sito è dimostrata dalle grandi opere pubbliche rinvenute, a partire dall’Anfiteatro, capienza circa 20000 posti, ma che attualmente è dominato da un paio di case che ne sovrastano gli spalti e che sicuramente sminuiscono la struttura!!
Proseguendo verso l’interno, a soli 6km, alto su di uno sperone roccioso si staglia la fortezza di Klis, dalla quale è possibile godere di uno stupendo panorama della riviera spalatina e delle isole antistanti. Giorno di chiusura: lunedì.
L’itinerario può ritenersi concluso, ma se vi avanzasse del tempo, considerate che ad appena 20km dal punto d’imbarco, direzione nord, su di un’isoletta tra la terraferma e l’isola di Bua, sorge Trogir, anch’essa iscritta nel registro del patrimonio mondiale dell’Unesco. Stupenda la cattedrale, attualmente sottoposta a restauri, ed assai interessanti i molti edifici in stile romanico e rinascimentale, racchiusi all’interno delle mura quattrocentesche. Può essere facilmente visitata con una breve gita e ne vale davvero la pena.
Le ridotte dimensioni hanno consentito e favorito il mantenersi del centro storico più o meno nella veste assunta sotto Venezia.
Ed ora? Se il tempo è tiranno, il traghetto è lì ad attendervi, ma se viceversa avete ancora a disposizione qualche giorno, si potrebbe scegliere di risalire la costa per rientrare via terra in Italia o partire alla scoperta delle isole (per informazioni date un’occhiata al box) a bordo di qualche veliero turistico.
LE TAPPE DEL BUON GUSTO
1.     Maly Ston (famosa per i vivai di ostriche) ristorante “casa del Capitano” (Kapetanova Kùca), SUPERLATIVO!!
2.     20 km circa, prima di arrivare a Dubrovnik (da nord) ristorante “Orsan”
3.     Dubrovnik, ristorante “Domino”, all’interno delle mura, solo carne, caro, secondo solo al “Nautica”.                                                                                                                          “Nautica” migliore ristorante di pesce della città, con una vista mozzafiato sul mare e sulla città con le sue mura: prezzo spropositato, anche per gli alti standard croati!!
4.     Klis, siamo vicini a Spalato, ristorante “Uskok”, di Igor Dodoja. La zona è tristemente famosa per l’abbattimento di centinaia di agnelli che impalati nel più sapiente stile turco rappresentano uno dei piatti più tipici della zona. Viene venduto a chili con contorni ed un discreto vino rosso. Lasciando la fortezza di Klis e dirigendosi verso l’interno, direzione Sinj lo troverete ad una curva poco prima di rimboccare la strada veloce. Ce ne sono 2, noi ci siamo trovati benissimo da Igor che è il ristorante sulla dx, altamente consigliabile.
INFORMAZIONI
L’ente turismo croato risponde al numero 0286454443 con personale efficiente, gentile, assai disponibile e cordiale.
Documenti: carta d’identità, valida per l’espatrio naturalmente, o passaporto.
Problemi meccanici? A pochi chilometri da Spalato, “Piccilo Racing” concessionaria Yamaha, personale disponibile con il suo manager Nikica, ex pilota, che parla anche italiano. Telefono: +385 021 325677 (fax 325680).
Capitolo prezzi: la Croazia dovrebbe entrare a far parte dell’Unione Europea nei prossimi 3-4 anni, ed i prezzi allineati agli standard europei lo dimostrano. Non abbiamo mai mangiato, anche se bene, a meno di 20-25 Euro a testa. Per le sistemazioni, con tutta quest’inflazione di case, è possibile trovare appartamenti presso privati contenendo le spese su cifre di circa 10 Euro a testa.
Dubrovnik, segnate questi numeri: +385 20 428328, cellulare +385 91 5263125, risponde Sascia, appartamenti a 150m dalla Porta Ploce.
Per quanto riguarda i traghetti, consigliabile durante la traversata reperire l’orario degli stessi che effettuano anche servizio lungo la costa: www.jadrolinija.hr oppure e.mail passdept_if@jadrolinija.hr
A volte hanno corse giornaliere che è meglio conoscere in anticipo per pianificare al meglio il viaggio.
La Croazia è strada, spesso non in buone condizioni, con migliaia di km che percorre la frastagliatissima costa, ma è anche isole, tantissime isole, 1185 per l’esattezza. Appare quindi chiaro che il giusto connubio per una visita quanto mai completa sia l’accoppiata moto+barca, soprattutto quando l’affluenza turistica raggiunge i massimi livelli ed una bella spiaggia solitaria può essere la saggia alternativa alla ressa dei centri maggiori.
Numerosissime sono le agenzie che offrono servizi in questo settore.
Annotate questo nome: Armando Nunziante, skipper con esperienza ventennale del Freelance, placidamente ormeggiato nel marina ACI di Spalato in attesa di turisti.
Presentandosi come lettori di Motociclismo, si avrà diritto ad uno sconto del 10% sulle tariffe applicate.
Per maggiori informazioni: www.freelancevela.com  e.mail. freelance@micso.net