Si può andare con la famiglia a Mirabilandia, Gardaland, qualche parco divertimenti della Disney sparso per l’Europa, ma se si è a cavallo delle proprie moto e si hanno a disposizione una manciata di giorni, ci sono delle aree geografiche che sembrano appositamente studiate per dare il massimo della soddisfazione di guida, con strade quasi sempre perfette, con buon asfalto, paesaggi e panorami da togliere il fiato. Quello dell’itinerario proposto è uno di questi.
ITINERARIO- Confine svizzero, passo del Malora, Selvaplana, Julierpass, Thusis, Via
Mala, Splugen, Passo del S. Bernardino, Bellinzona, Blasca, Passo del
Lucomagno, Oberalppas, Andermatt, Furkapass, Gletsch, Neufenenpass, Airolo,
Passo del S. Gottardo, Andermatt, Sustenpass, Grimselpass, Gletsch, Furkapass,
Andermatt, Atdorf, Fuelen, Klausenpass, Nafels, Molis, Walensee, Bad Ragaz,
Davos, Albulapass, Pontresina, Passo del Bernina, Livigno.
LUNGHEZZA- km 864
Chi visita la Svizzera, scoprirà presto che non c’è itinerario che non
preveda il passaggio di più valichi. Noi siamo andati alla ricerca di alcuni di
essi fra i più caratteristici e suggestivi. La Confederazione Svizzera è, per
auto definizione, uno “Stato dei passi”. I colli sono gli sbocchi
indispensabili per il flusso vitale del paese. Il confine tra i cantoni è
spesso definito da uno o più valichi. Quando le alpi, dall’800 in poi furono
concepite come una frontiera divisoria tra più nazioni, la Svizzera fu
considerata come una regione di transito da un versante all’altro della catena
alpina. La Svizzera, quindi, è divenuta, per la fortuna di noi moto-turisti o semplici
amanti delle belle strade, uno dei nodi imprescindibili della civiltà europea
in virtù della rete di passi che in essa variamente si intrecciano e si
snodano. Tutto inizia nel XIX secolo quando le prime vie di transito furono
costruite d’intesa con le grandi città mercantili d’Europa interessate a
garantire ed agevolare il traffico per e dalle grandi fiere europee. Là dove
spesso si incontrava una “Via Mala”, tra gole rocciose e dirupi ghiacciati, ora
passano comode strade, a volte a più
carreggiate. Ma chi, come noi in questa esperienza, desidera ripercorrere gli
antichi tracciati, può conoscere e respirare un po’ di quello “spirito di
passo” che ispirò i viaggiatori nei secoli scorsi.
Ebbene sì, mi sono proprio divertito. 4 giorni a spasso per passi fra le
alpi svizzere in compagnia di una ventina di amici con cui ho condiviso pieghe,
strade, passi e serate goliardiche oltre che gastronomiche.
Va detto che il risultato è pienamente riuscito grazie a, oltre che alla
compagnia piacevole e divertente, alla qualità dell’itinerario ed alla
spettacolarità delle strade affrontate nel corso di questo week-end lungo.
Parte centrale e focale del tragitto è stata la zona chiamata e conosciuta
comunemente come quella dei 4 passi. Grimsell, Nufena, Furka e San Gottardo
rappresentano i gioielli della corona di strade che incornicia una parte assai
spettacolare delle Alpi svizzere, tra il bernese ed il Canton Ticino e
rappresentano un appuntamento ed una meta per la maggior parte dei moto turisti
continentali.
Ma per arrivare in “zona operazioni”, un riscaldamento, per usare un
termine ciclistico, è d’obbligo: quindi passo S. Marco, per poi entrare in
territorio svizzero dal Maloja, valicare il Julier Pass e la via Mala per
eccellenza che segue il corso del Reno per poi dirigersi verso il San
Bernardino dopo aver attraversato la ridente Splugen. L’arrivo avviene in
serata a Bellinzona, dominata dai suoi splendidi castelli dichiarati patrimonio
dell’umanità dall’UNESCO, con già alle spalle una buona dose di chilometri e
pieghe. La serata sarà altrettanto piacevole, ma le attenzioni sono tutte
rivolte all’indomani. Ed il giorno dopo siamo in un attimo a Biasca da dove
cominciamo il pirotecnico avvicinamento al cuore dell’itinerario: passo di
Lucomagno, Oberalppass per piombare su Andermatt. I 4passi formano un specie di
8 viario e noi, a questo punto, siamo proprio nel mezzo.
Poche regole, anzi nessuna, a parte quelle ovvie e scontate su sicurezza e
velocità: senso orario, antiorario, poco importa, meglio se si ha tempo di
poterlo fare in entrambe le direzioni o addirittura percorrendo il circuito più
volte. Uno sballo. Ed anche gli scenari, le sensazioni, le situazioni
cambiano!! La prima volta che transitai qui, di ritorno da un viaggio nelle
isole britanniche mi aveva impressionato l’attacco del Furkapass, ma qualche
anno dopo ero rimasto letteralmente strabiliato dal ghiacciaio sul
Neufenenpass. Anche stavolta però il parco giochi ha lasciato un segno nei miei
ricordi: l’arrivo al Grimsell da nord è letteralmente strabiliante, assai più
di quanto potessi ricordare. Una serie di dighe e laghi glaciali di un colore
verde smeraldo, cercano di interrompere in più punti la strada che
tortuosamente ed in maniera strabiliantemente panoramica, riesce ad evitare
tutti gli ostacoli.
Uno spettacolo!
E quasi in cima, un rifugio su uno sperone di roccia immerso in uno dei
laghi, raggiungibile transitando su una delle dighe. L’anno prossimo, ancora 4
passi, ma dormiamo quassù. Chi viene?
Oltre il crinale delle alpi ticinesi, si entra nelle terre del Reno.
D’improvviso la solarità meridionale lascia il passo ad un’atmosfera
misteriosa. Miti pagani, leggende popolari, storie sapienziali affollano la
vita di questo piccolo mondo alpino, dove senza una chiara distinzione
geografica si parlano diverse lingue e si professano 2 religioni. Che sia la
presenza del grande fiume che qui inizia il suo percorso di oltre 1300km a
suscitare tale aura di separatezza? Ma parlando di strade è proprio dopo Thusis
che la valle dà il meglio di se stessa, proprio dove sembra interrompersi e le
pareti si compattano in un sipario minerale apparentemente senza soluzione di
continuità.
Ma in realtà una crepa c’è ed è proprio lì che il fiume, spumeggiando, si
insinua. Qui l’ingegno e la perseveranza dell’uomo hanno costruito un miracolo
ingegneristico, tracciando una strada impossibile, detta Via Mala, per
l’infinita serie di disgrazie, valanghe, frane, inondazioni che l’hanno colpita
fin dal suo nascere nel 1473. Oggi non è più frequentata se non per scopi ed
emozioni turistiche, sostituita da un
nastro di moderni tunnel che perforano la montagna e che ne salvaguardano
bellezza e spettacolarità. Fin all’altro ieri dire Via Mala evocava un mito della
viabilità europea: i suoi 3 ponti letteralmente lanciati da una parta all’altra
di una forra spettrale larga una trentina di metri ma alta qualche centinaio,
costruiti tra il 1738 ed il 1834, con le sue cronache di morte segnarono
profondamente l’immaginario dei secoli passati. E dire che non appena si esce
dalla gola il panorama torna a farsi amabile, abbracciato da monti non troppo
severi e disseminato di villaggi ameni.
La Svizzera è uno dei più grandi produttori di
formaggio al mondo. La qualità dei suoi prodotti appartiene al gotha dell’arte
casearia, con una tradizione che dura da oltre 700 anni. Uno dei piatti
principale per le degustazione di alcuni formaggi è senza dubbio la raclette:
il nome di questa specialità deriva dal verbo francese racler, che significa,
raschiare, grattare. Anche se oggi si utilizzano le apposite vaschette da
inserire nel forno per ottenere le porzioni individuali, un tempo la cosa più
laboriosa ma anche, assicurano i virutosi della tradizione che ancora la fanno
a mano, di grande soddisfazione e sicuro godimento. La forma di formaggio, che
deve essere di gusto vigoroso, aromatico e piccante, va dimezzata e la
superficie appena tagliata va posta davanti al fuoco fin quando comincia a
fondere. A questo punto con un coltello si raschia il formaggio ammorbidito e
lo si pone sul piatto riscaldato sopra le patate bollite con la buccia assieme
a cipolline e cetriolini sottoaceto. L’operazione procede di piatto in piatto
fin quando si arriva alla crosta della forma, chiamata “religieuse”: arrostita
e croccante, è un boccone prelibato. Oltre al profumo invitante ad
all’inimitabile sapore di pane intriso nella crema fumante, poco si sa di
quello che bolle nel “caquelon”, il pentolino della “fondue”, se non che si
tratta di formaggio fuso. Le ricette naturalmente variano da valle a valle ed
ogni cuoca la prepara a casa, secondo in consigli di mamme e nonne. La più classica? Nel pentolino, sfregato con
l’aglio, si mettono a fondere tre parti di Gruyere ed una di Emmental, con
l’aggiunta di un cucchiaio di fecola od amido, 3 decilitri di vino bianco,
succo di limone, pepe e noce moscata.
Colpo
d’occhio
Sicuramente non esiste un altro paese al mondo, in
proporzione agli abitanti, con una rete ferroviaria così vasta e ben
strutturata. Fin dall’800, gli svizzeri hanno puntato sul sistema dei trasporti
su rotaie, nonostante avessero decisamente un territorio poco adatto. Uno dei
viaggi ferroviari più belli al mondo è quello che attraversa tutte le alpi dal
fondovalle di Tirano, al confine italo-svizzero, fino al ghiacciaio del
Gornergrat, ai piedi del Monte Rosa. Il percorso completo richiede 3 cambi di
treno ed almeno 2 giorni di viaggio, ma il panorama e le arditezze tecniche lasciano con il fiato
sospeso in ogni stagione.