Questo articolo fa parte di una serie di servizi sul bacino del Mediterraneo, che preparai e scrissi nel 2006 appena dopo i
disordini in Cirenaica. Al contrario degli altri ha avuto una storia più complicata, rimanendo nell'archivio del computer per diverso tempo.
La redazione, una parte di essi a dire la verità, milanesi ed incompetenti sull’argomento, non aveva autorizzato
il viaggio perché ritenevano che fosse pericoloso viaggiare in quelle zone in quel momento!! Figurarsi, avevo i visti, addirittura i permessi per
viaggiare da solo, cosa più unica che rara e naturalmente me ne sono strafregato. Parto per Tunisia e Sicilia, ma naturalmente entro anche in Libia e vi trascorro una ventina di giorni fantastici. Alla fine riporto del materiale fotografico, scrivo le solite cazzate e presento il tutto per la pubblicazione degli speciali turismo.
I responsabili di redazione accettano, fanno la prova stampa ma il capo redattore vede le bozze e, piccato nel suo orgoglio personale, per la palese disobbedienza, le taglia!!! Un po' datato naturalmente, c'è anche un box su Mu’ammar Gheddafi, che ho mantenuto.
Buona lettura.
La zona costiera occidentale
della Libia, quella vicina alla Tunisia, è la più facilmente accessibile con un
mezzo privato, vicinissima alla capitale Tripoli, con numerose attrazioni
archeologiche di epoca romane ed alcune spettacolari fortificazioni berbere
oltre un mare davvero straordinario. Un itinerario facile, suggestivo, adatto a
tutti.
ITINERARIO- Zuara, Goush, Nalut, Kabao, Qsar Al-Haj, Yefren,
Gharian, Khoms, Tripoli, Sabrata.
LUNGHEZZA- km 680
PERIODO CONSIGLIATO- primavera ed autunno, in inverno sulle montagne può
anche nevicare
FONDO STRADALE- il fondo stradale è quasi sempre in buono stato,
anche se spesso un po’ piatto e con qualche buca improvvisa. Discorso a parte
merita il Jebel Nafusa, dove le strade diventano panoramiche e spettacolari.
Prestare attenzione alla guida dei locali.
La Libia è un gran, bel paese, punto. A distanza di ben 7
anni dalla mia prima esperienza in terra
libica, diverse cose sono cambiate ma una è rimasta assolutamente la stessa:
l’ospitalità, la cordialità e l’affabilità della gente.
Tutto quello che potreste ascoltare da pseudo intenditori o cassandre del disfacimento dei rapporti con il mondo arabo e musulmano, sono solo chiacchiere.Me ne accorgo quasi subito una volta passato il confine. Grandi saluti, domande curiose, lampeggio dei veicoli che incrocio. Una voglia di relazionarsi davvero imbarazzante. Decido di aggredire prima la zona del Jebel, con Nalut ed il suo splendido granaio fortificato, ma anche con la penuria di alloggi che nel 99 mi portò nel peggior albergo di tutto il viaggio. La frase più agghiacciante letta sulla guida a suo tempo era un cinematografico “non aprite quella porta”, riferita alla indicibile qualità dei servizi igienici. Anche la nuova EDT (per modo di dire, è vecchia di ben 4 anni!) non lesina critiche, decido quindi di togliermi questo dente. Una nuova strada sale a tornati sulla sommità dello sperone roccioso dal quale il Qsar domina la valle, ma la struttura alberghiera (in eccezionale posizione, almeno questo!) mi sembra rigenerata. Entro, chiedo, il mio sesto senso mi induce ad accettare i 45 dinari, che rispetto alla precedente esperienza mi sembrano uno sproposito e…..il miracolo. Una pulitissima camera con bagno privato. Hanno ristrutturato l’edificio che ora ha le caratteristiche di un buon alloggio nord africano. La vista è sempre la stessa ed il tramonto è come lo ricordavo: i muri del granaio cominciano a cambiare colore fino a diventare arancione.
7 anni per trovarsi nello stesso punto e scattare le stesse
foto!!!
Si noterà la differenza tra l’analogico e il digitale?
Il Jebel Nafusa “montagne occidentali” è una catena montuosa
che si estende da ovest ad est, dalla Tunisina meridionale ad Al Qusbat, vicino
ad Al-Khoms, ma la zona più interessante è quella tra Nalut e Gharyan.
Il sistema stradale di questa zona, osservato su una cartina
ricorda una scala posta orizzontalmente i cui pioli, orientati da nord a sud,
collegano 2 vie principali che corrono
da est verso ovest.
I pioli, per continuare a mantenere lo stesso gergo, sono
assai spettacolari. Ne ho percorsi 3, la mia cartina Michelin ne riporta 6, ma
forse ce ne sono di più.
I Qsar sono una via di mezzo tra fortezze vere e proprie e
depositi agricoli, quindi di importanza assai rilevante in passato. Le 3 strutture
visitate (Nalut, Kabao e Al-Haj) sono, per struttura, tipo di costruzione ed anche
posizione, assai diverse una dall’altra. Avendo tempo a disposizione vale la
pena dare un’occhiata a tutte calcolando che il costo d’ingresso con macchina
fotografica e di 2 dinari. Dovendo scegliere, preferirei “l’alveare” di Kabao, senza
per altro sminuire gli altri. Forse la differenza sta nella strada, che per
raggiungerlo si inerpica letteralmente dalla pianura allo Jebel offrendo una
vista mozzafiato sul paesaggio circostante od anche la simpatia di Ebrahim, che
accompagnato da sua figlia Jaisia, a titolo assolutamente gratuito mi ha
condotto alla visita di una parte della fortezza e del piccolo museo, fra
l’altro molto interessante, appena fuori le rovine.
L’avvicinamento alla costa può essere interrotto a Gharyan che trovandosi sulla cima di un pianoro è anche risparmiata dal caldo torrido che già in tarda primavera affligge la pianura costiera sottostante. Centro rinomato per la produzione di prodotti in ceramica deve la sua fama alle case berbere sotterranee. Di singolarissima struttura ricordano vagamente le case di Matmata in Tunisia anche se queste sono edifici singoli. Molteplici i vantaggi: costituivano un rifugio contro i gelidi inverni, le caldissime estati e gli eserciti invasori. Sono infatti visibili a qualche decina di metri di distanza. Anche qui, come in altre zone del paese, vedi Ghadames e Ghat sono state abbandonate dai proprietari che si sono trasferiti in abitazioni più moderne, nel progetto di ristrutturazione edilizia voluta dal governo negli anni 70/80.
Ma è ora giunto il momento di immergersi nella cultura. L’itinerario esce sulla costa dove termina la catena
montuosa ad Al-Khoms e qui, vicinissime ci sono le rovine di Leptis Magna.
Entro in città e mi accorgo subito che le indicazioni
riportate sulla cartina della guida per trovare questo residence sulla spiaggia
a meno di 2km dalle rovine, sono sbagliate. Chiedo e mi dicono che la traversa
è leggermente più avanti ma la struttura esiste. Anche il secondo tentativo
risulta infruttuoso e devo fermarmi a chiedere per le terza volta. Stavolta
l’aiuto è più massiccio, addirittura i 2 ragazzi chiamano col cellulare un
amico che parla inglese ma che non conosce l’hotel. Si è fermato anche una
terza persona, in macchina che a sua volta chiama un altro suo amico: stesso
risultato! Alla fine verrò scortato a destinazione da 2 macchine!!
Labdah per i locali (si pronuncia Lùbda), è considerato il
più bel sito romano del mediterraneo: credo riesca a colpire anche chi non si
definisce un appassionato di rovine, aggiungete il fatto che si trova sul mare,
e che, nelle ore più calde del giorno, è possibile interrompere la visita per
immergersi e rinfrescarsi in un mare cristallino, il risultato sarà a dir poco
spettacolare!
La giornata di sosta è necessaria, ma davvero ben spesa.
La visita può essere effettuata solo con la presenza di una
guida, ma la cosa è assolutamente di poca importanza.
L’uomo dagli innumerevoli nomi
“Mu’ammar Gheddafi” ha molti significati per molte persone.
A parte il fatto che il nome arabo, a quanto pare, può essere traslitterato in
caratteri latini in 600 modi diversi, al “leader delle masse” (come egli si
auto proclamò), sono stati attribuiti tutti gli appellativi possibili ed
immaginabili. Ronald Reagan lo definì “cane pazzo”, mentre Arafat lo
soprannominò “cavaliere delle espressioni rivoluzionarie”. In tempi più recenti
i diplomatici africani lo hanno chiamato “padre dell’unità africana”, mentre
gli analisti dei media occidentali preferiscono l’espressione “enfant terribile
senescente della Libia”. Fra i giovani di Tripoli il leader libico è
semplicemente noto come “l’uomo”, mentre a livello internazionale è conosciuto
come “il colonnello”. Molte opinioni differenti, ma pochi sanno qualcosa su di
lui. Gheddafi nacque nel 1942 nel deserto libico vicino Sirte. Come molte cose
che lo riguardano, il preciso luogo di nascita è avvolto nel mistero, anche se si
sa che la patria della tribù Al-Qaddhafa è la zona intorno ad Al-Jufra. Un
grande vantaggio politico è legato al fatto che nacque in una tenda. I suoi
erano poveri beduini. Stando a quello che si sa, era un bambino serio e devoto.
Fu il primo della sua famiglia ad imparare a leggere e scrivere: i compagni di
scuola lo deridevano perché di origine povere e nei giorni di scuola era
costretto a dormire in una moschea, per tornare a casa nei fine settimana.
Stimolato da queste esperienze e coinvolto nel fervore
nazionalista arabo dell’epoca, Gheddafi fu politicamente attivo fin da
giovanissimo. Dalla scuola superiore di Sabha, fu espulso a causa del suo
impegno politico. Completò gli studi a Misurata. Nel 1961, dopo aver
organizzato una manifestazione contro la Siria che aveva rotto l’accordo di unità
con l’Egitto, entrò in accademia militare, dove si diplomò nel 1965. Nel ’66,
venne inviato in Inghilterra per un periodo di addestramento. Imparò l’inglese,
ma fu un’esperienza difficile. Salì al potere nel 1969, a soli 27 anni e,
superando qualsiasi previsione, resiste ancora oggi al potere. Le componenti
fondamentali del suo successo sono diverse, a cominciare dal reinventarsi come
figura politica nei momenti di difficoltà. Ma nonostante le sue trasformazioni,
numerosi sono i fronti dove ha dimostrato coerenza e fermezza: l’implacabile opposizione ad
Israele, l’appoggio delle rivoluzioni contro i regimi conservatori, il
perseguimento dell’unità con i vicini paesi arabi ed africani ed il suo odio
verso l’imperialismo.
Molti sono i dati che possono far riflettere come quello
sull’istruzione. Il livello di analfabetismo è fra i più bassi della regione.
Nel 1995 sapeva leggere e scrivere il
76.2% della popolazione. Nel 1971, poco dopo la sua ascesa al potere era analfabeta
il 72% dei libici. I bambini libici frequentano 6 anni di scuole elementari
seguiti da 6 anni di superiori. L’istruzione universitaria è gratuita per tutti
i cittadini ed il governo paga regolarmente gli studi anche a coloro che
frequentano università all’estero, indifferentemente siano essi uomini o donne.
Sicuramente una democrazia, non molto democratica, secondo i
parametri occidentali, ma a cui molti potrebbero e dovrebbero prendere esempio.