20 dicembre 2011

ROMANIA le chiese a colori


La Moldavia è un paese pittoresco, fatto di verdi colline ondulate, suggestivi villaggi, tranquilli laghi e campi di girasoli, con un fascino da vecchia Europa difficile da trovare altrove. Il paese vanta inoltre alcuni dei migliori vigneti del vecchio continente. Ci sono numerosi monasteri fortificati, un parco naturale e belle strade da percorrere in moto.
ITINERARIO- Suceava, Rădăuţi, monastero di Putna, monastero fortificato di Moldoviţa, monastero di Voronet, Câmpulung Moldovenesc, Broşteni, Târgu Neamţ, Piatra Neamţ, Bicaz, Parco nazionale di Chealau, Borsec, Gheorgheni, passo di Bicaz, Bicaz, Piatra Neamţ, Roman, Iaşi. 
LUNGHEZZA- KM 753







Dopo il Maramures e le strade per uscirne, tutto ci si aspetterebbe tranne che spostandosi ad est le condizioni possano migliorare. Ed invece una serie di monasteri fortificati dichiarati patrimonio mondiale dell’UNESCO, con relativi fondi stanziati ed un notevole incremento turistico compiono il miracolo che ha dell’incredibile. Certo non aspettatevi un livello europeo ma sicuramente ci sarà da   
divertirsi per quasi tutto il percorso, ma sempre considerando la guida avventata dei rumeni. Una giornata va dedicata interamente ai monasteri della Bucovina meridionale situati nella parte settentrionale della Moldovia: Voronet, Sucevita, Putna e Moldovita a cui volendo se ne possono aggiungere altri (noi abbiamo incluso quello di Arbore). Le visite a questi 4 sono più che sufficienti essendo i più importanti della zona per diversi aspetti, dalla qualità degli affreschi esterni, alle dimensioni degli edifici od alla struttura delle fortificazioni che in alcuni casi le cingono. Indubbiamente belli ed interessanti, unici al mondo. A fine giornata saremo più o meno al punto di partenza essendo le visite dislocate in senso circolare. Preferiamo non sostare nuovamente a Suceava che nonostante sia uno dei punti di partenza per la via dei monasteri non offre grandi strutture ricettive e ristoranti. Ma se siete già sazi di tanta spiritualità probabilmente avete sbagliato itinerario. Infatti se nella Bucovina, ci sono delle vere e proprie opere d’arte, nella zona più meridionale, quella di Neamt, si battono sicuramente tutti i record di santità, in quanto vi si trovano una 50ina tra monasteri ed eremi.  Meglio prenderla un po’ alla larga, guidando per una giornata ed inserendo un paio di passi ed alcune valli. All’inizio avevamo pensato di tornare indietro per arrivare alle gole di Bicaz guidando verso ovest, e neanche di poco, per percorrere il passo di Bargalui, reso famoso dalle vicende draculesche di Briam Stoker (“basta con la Transilvania!!” aveva minacciato Paola in redazione prima di partire), ma menzionato dalle guide come uno dei punti di valico più belli di tutta la Romania. Invece arrivati a Vatra Dornei cambio repentinamente idea e convinco Mauro a transitare per la valle del Bistrita.  La scelta si rivelerà giusta per 2 motivi, la stradina neanche tanto rovinata e praticamente priva di traffico e la valle davvero un piacere sia per la guida che per la vista.  Inoltre così avremo allungato il tragitto di un ulteriore giorno. La straordinarietà di questa terra è sicuramente che cambiando valle, tale cambiamento spesso coincide anche con l’amalgamarsi di diverse etnie. Attraversando la valle, noto che le persone hanno abbigliamenti e caratteri somatici diversi, probabilmente dovuti ad influenze slave e magiare. Molti si spostano ancora con i soliti carretti di legno ma questi sono più carichi e viaggiano con famiglia: sono rom. Non sono mezzi di lavoro ma vere e proprie case mobili.

Ne supero uno ed ormai abituato alla routine mi fermo ed aspetto che mi sorpassi a sua volta per fotografarlo. La reazione è assolutamente diversa dalla altre ed inaspettata. Il capo famiglia blocca il carretto e mi viene incontro chiedendomi, qualcosa che non capisco ma che non faccio fatica a capire sia qualcosa di molto vicino ad un’offerta per la prestazione fotografica eseguita. Stiamo un po’ a parlare anche se sono assolutamente e perentoriamente in difetto: ormai abituato all’estrema collaborazione dei Daci in Maramures, non ho chiesto il permesso, cosa che rientra nelle regole più elementari del rispetto verso il prossimo. Gli dico che se vuole gli spedisco la foto e che non pago, ma siamo su basi linguistiche diverse e non credo gliene freghi gran che. In fin dei conti che cosa ci farebbe con una foto? Comunque ci salutiamo ed il viaggio prosegue. La bellezza bucolica viene interrotta all’imbocco del lago artificiale dove il Bistrita diventa immissario. Cemento, cemento spalmato dappertutto con lungimiranza devastatrice. Andiamo subito a dx per Borsec per belle strade. Il passo di Bicaz ci attende e ripiombiamo immediatamente nel sistema viario del Maramures. No, peggio. Se avete intenzione di salire quassù con una stradale soffrirete molto: buche, ghiaia curve strettissime e continue. Però bello. La tortura (sempre se non avete il mezzo giusto) fra l’altro non è neanche di breve durata, perché per arrivare a lacu Rosu la prima attrattiva lungo la strada, bisogna percorrere circa 25km. Arriviamo ed il lago è completamente ghiacciato, nonostante sia fine aprile. Le nostre guide sono in disaccordo sull’origine del nome ma non su quella del lago: la mia semplicemente fa riferimento al colore delle sue acque, quella di Mauro riporta che la frana naturale che nel 1838 bloccò il fiume creandolo, uccise la flora che cresceva nella valle. 


Rosu infatti, significherebbe morto. Obbiettivamente resti di tronchi spuntano dal ghiaccio, chi avrà ragione? Comunque saggiamo con una grossa pietra che lo spessore del ghiaccio è ben lontano dallo scioglimento e continuiamo per entrare di lì a qualche minuto nelle gole. Impressionanti! Ripidissime, inghiottono letteralmente la strada vertiginosamente vi si tuffa dentro. Il giorno dopo per concludere il giro transiteremo anche dalla strada che costeggia il lago artificiale di Izvoruil Muntelui che la mattina prima avevamo evitato. Anche qui nonostante la giornata sia veramente brutta la vista e le condizioni della strada sono apprezzabili. Ci concediamo un paio di visite ai 2 monasteri più importanti dell’intera regione ma non è giornata, piove, forte e decidiamo di concludere anche perché dobbiamo arrivare a Iasi (si pronuncia Iash) che non è propriamente dietro l’angolo. Stasera, in questa che una delle città più attive dell’intero paese, capitale economica e culturale della Moldavia, la più antica città universitaria del paese non che secondo nucleo urbano come dimensioni dopo la capitale. Ci sono tutti i presupposti per verificare se le impressioni sulle ragazze rumene fatte da Nando, conosciuto qualche giorno prima, corrispondono a realtà.

Che dura cosa viaggiare! 

Le chiese della Bucovina, grandi libri aperti
Al di là delle singolari caratteristiche architettoniche e del suggestivo paesaggio naturale in cui sono inserite, le chiese della Bucovina debbono la loro celebrità ai cicli iconografici realizzati nel loro interno e soprattutto sui muri esterni, grandi libri aperti nei quali si possono intravedere gli elementi fondamentali della cultura e dell’ideologia medioevale, erette nell’epoca in cui la Moldavia settentrionale era minacciata dagli invasori turchi. Nutriti eserciti popolari si riunivano all’interno delle robuste mura difensive dei monasteri, in attesa di dare battaglia. Per istruire, intrattenere e stimolare l’interesse dei soldati e dei contadini, in grande maggioranza analfabeti, che non potevano entrare in chiesa o non capivano la liturgia slava, le storie bibliche venivano illustrate sulle pareti della chiesa. Un tema ricorrente nelle composizioni parietali è quello del giudizio finale che, al di là della complessa simbologia della vita, della morte e della resurrezione, ispirata direttamente all’Apocalisse, rappresenta anche lo specchio delle conflittualità del tempo, travestita in sembianze religiose. Nel limbo sono raffigurati gli infedeli turchi, tatari ed ebrei: erano infatti questi a minare l’autorità principesca, l’indipendenza, i principi e la morale della religione ortodossa. Un altro soggetto frequentemente raffigurato è quello dell’inno alla Vergine, la preghiera composta dal patriarca Sergio di Costantinopoli durante l’assedio della capitale da parte dei persiani. Tutti i monasteri ortodossi guardano a est, come vuole la credenza tradizionale, secondo la quale la luce di Dio risplende nell’immagine del sole nascente. Le cupole sono una peculiare combinazione di pennacchi bizantini ed archi incrociati moreschi con dipinti di Cristo o della Vergine che scrutano dall’alto. Ciascun monastero è dedicato ad un santo, la cui festa è tra gli appuntamenti festivi più importanti tra gli abitanti del monastero. Le suore ed i monaci digiunano, niente carni, uova o prodotti caseari, per diversi giorni prima di una festa religiosa. Il digiuno viene osservato anche il mercoledì, il venerdì, durante la  Quaresima, nelle 6 settimane dopo Pasqua e nei giorni che precedono il Natale. I novizi devono servire da 3 anni a 7 anni prima dell’ordinazione. Durante questo periodo devono fare molte penitenze; in molti casi devono restare immobili lungo la strada per diversi giorni consecutivi, con un cartello che indica che stanno aspettando offerte in denaro contante per l’arricchimento “spirituale” del loro monastero. In seguito all’occupazione austro-ungarica nel 1775, quasi tutto i monasteri della regione furono chiusi ed i loro abitanti costretti ad abbandonare la vita spirituale e ad indossare gli abiti civili. Furono egualmente perseguitati sotto il comunismo ed è soltanto dal 1990 che l’attività interna di questi sacri santuari è tornata in grado di confrontarsi con il dinamismo delle splendide facciate esterne.