11 aprile 2015

destinazione BULGARIA, 18- 27 settembre 2015




Bene, ritentiamo, stavolta un pò più a sud dell’anno scorso! Non più a luglio, ma alla fine di settembre, la meta? Bulgaria. Si inizia da Novi Sad in Serbia e da dove avevamo terminato il viaggio in Romania: la parte più spettacolare del Danubio. Uno spazio che produce più storia di quanta possa consumarne, per alcuni la "vetrina" del nostro Continente, per altri il suo "termometro": la "culla d’Europa" e la sua "polveriera". Condizioni sociali non proprio da nuova Europa. Dalle selvagge montagne boscose punteggiate di remoti villaggi e monasteri, alle città moderne e vivaci, la sola visita a Sofia, a cui dedicheremo un’intera giornata, varrebbe il viaggio. E dopo? Termineremo il nostro viaggio nella splendida Kotor, in Montenegro, nascosta nelle bocche di Cattaro, giusto e meritato premio per il visitatore curioso ed anticipo del viaggio dell’anno prossimo.




Diario, le solite schegge di memoria per entrare in atmosfera!
Bulgaria, con i suoi 378km di coste. E’ il punto più distante del nostro viaggio.
Il Mar Nero ha attirato turisti per secoli e persino gli antichi greci, già dal XII secolo a.C. vi avevano fondato le loro colonie. Anche noi non abbiamo potuto esimerci da tutto ciò, soprattutto dopo che i chilometri sono diventati ormai più di 4.000, percorsi in questo nuovo ma affascinante est europeo che sta rapidamente cambiando. Intanto smentiamo un’opinione largamente diffusa, il Mar Nero non è nero, anzi spesso è di un blu cristallino davvero invidiabile.
La parte settentrionale è sicuramente quella che mi è piaciuta di più con capo Kaliakra e Balchik piccola cittadina chiusa sul suo porticciolo. Gente cordiale ed ospitale che non esita ad invitarti a bere un caffè, una limonata e scambiare 2 chiacchiere, come ci capita a Kavarna, o la signora tutto fare del ristorante dove siamo a cena la sera e che non capendo che ho bisogno di una ricevuta unica me le strappa tutte e 3 facendomi capire che è tutto ok perché abbiamo già pagato. No ferma, mi servono: le accetteranno in redazione?
Da Zlatni Pjasaci, invece inizia una zona dove la cementificazione da grandi alberghi abbruttisce una costa veramente bella, con lunghe spiagge bianche e mare pulito. Lavori frenetici stanno trasformando, fortunatamente solo poche aree in zone asettiche, chiuse e controllate da vigilanza armata. Siamo pur sempre in Bulgaria, uno dei paesi più poveri, col più alto tasso di orfani di strada del continente, ma questo sicuramente ai turisti che calano in massa verso questa zona non interessa: meglio una bella puntatina al Casinò o un long drink in spiaggia.
Numeri spaventosi: la costa del sole che va da Albena a Varna, totalizza 110 alberghi (ma ne stanno costruendo molti altri), grandi complessi tra i più grandi d’Europa che attirano qualcosa come 2 milioni di turisti all’anno (!!!) provenienti dai paesi dell’est ma anche da Germania, Inghilterra e Scandinavia.
Passata Varna invece oltre che  ad affrontare la strada migliore di tutto l’itinerario, panoramica ottimamente asfaltata e ricca di curve, è possibile trovare posti tranquilli e piccoli borgi di pescatori, 2 su tutti, Sozopol e Nesebar: cominciano a cementificare anche qui ma ancora a livelli non frenetici, anche perchè qui è intervenuto l’UNESCU e i centri storici sono situati, il primo su uno stretto promontorio ed il secondo su di un’isola collegata da un ponte  zigzagante con un mulino di legno alla parte più moderna.
Noi abbiamo sostato a Nesebar chiamata la città delle 40 chiese. Va detto però che  in alta stagione diventano sicuramente le località più turistiche dell’intera costa: quindi cercare di evitare luglio ed agosto se possibile. Ne vale assolutamente la pena.   
Bene, siamo alla fine. Da qui si torna indietro e ci concediamo per la seconda volta la fantastica strada  fino a Varna, irriducibili bambinoni nel parco giochi della curva. Percorsa ad aprile è davvero uno spasso! Probabilmente in estate le cose, dal punto di vista del traffico, cambiano alquanto.
Chi dice che i rientri debbano essere sempre rapidi col solo pensiero di tornare il più in fretta possibile alla solita routine? Una bella tirata in autostrada ed il gioco è fatto.  Nel nostro caso si può anche decidere per un percorso slalomistico attraversando Balcani, monti Rodopi e Pirin per poi spingersi all’estremo nord est del paese dove i confini nazionali si restringono tra Serbia e Romania, avvicinandosi ai patri confini. Tutto comincia da Sumen, con il suo incredibile mausoleo in onore dei fondatori della Bulgaria, in cemento, granito e marmo, che rappresenta un vero e proprio colosso dell’arte ufficiale. Inaugurato nel 1981 sulla sommità della collina che domina la città, festeggia il 13° centenario dello stato bulgaro. Imponente e ben visibile ad oltre 10km di distanza!! Un gigantesco bunker che nel suo genere può essere anche definito interessante se non addirittura bello. Tutto ritorna al numero 13 e volendo si può tentare la scalata dei 1300 gradini che portano alla sommità del colle, ben sapendo però, che una strada aggira la collina per arrivare a poche centinaia di metri dal mastodonte. Qui, a Sumen intendo, vive anche un’importante comunità musulmana ed è possibile visitare la più grossa moschea del paese.  Assai deludenti le visite a Pliska e Preslav, le prime 2 capitali della Bulgaria (dal VII al XI secolo). Poche rovine e mal conservate. Volendo si possono evitare, ci sono sicuramente tante altre cose da apprezzare e vedere.
Comincia a rendersi utile la carta della Datamap: spesso le scritte sono solo in cirillico. La cosa è anche divertente ma è sicuramente meglio avere il riferimento nella lingua locale. 
La prima parte si svolge avvicinandosi a Veliko Tarnovo, questo è sicuramente il tratto più monotono di tutto l’itinerario. Dopo una rapida visita alla città, che meriterebbe maggiori attenzioni, iniziamo a salire di quota imboccando la 55 che si spinge fino al confine turco. Naturalmente ignoro le indicazioni per Trjavna, primo perché sono quasi invisibili, secondo perché la strada è assolutamente fantastica e per giunta di fresco asfaltata. Mi accorgerò dell’errore, dopo una ventina di km abbondanti e non vedendo sopraggiungere Mauro ritornerò indietro fino a trovare il cartello stradale. Troverò il mio compagno, comodamente seduto al bar con un boccale di birra in mano, nel centro di questo gioiellino di vie lastricate, asimmetriche case a sporto, cortiletti suggestivi e piccoli ponti a volta. Si è fatto decisamente tardi e decidiamo di sostare, anche perché tutte e tre le guide ci indicano lo stesso ristorante come il migliore.
Sarà un delirio gastronomico: favoloso!
Sarà anche l’ultima cena che faremo insieme. Mauro è stanco e decide di accelerare il rientro in Italia.
A dire il vero c’era anche un bel bozzo sul cerchio anteriore della sua Triumph, regalo di un dosso beccato in pieno all’ingresso di Balcik, appena arrivati sul Mar Nero, cosa che, credo, contribuisca alla sua decisione nonostante le raccomandazioni di un paio di gommisti a cui chiediamo consiglio.
A questo punto i ringraziamenti sono obbligatori: Mauro è prima di tutto un amico ed è riuscito a resistere 2 settimane, sacrificando le sue vacanze per accompagnarmi in questa trasferta, un viaggio, bello ma dai ritmi scanditi da esigenze redazionali inderogabili e probabilmente da una persona che in queste occasioni ha un passo non propriamente rilassante.
Grazie, ci vediamo in Italia davanti ad una delle nostre solite bottiglie di vino.
E così si continua, in solitaria. La giornata è fredda, piove e salgo il passo di Slpcenskj sotto un nebbione che riduce la visibilità in alcuni tratti a 5 metri.
Il fondo è reso ancora più infido da chiazze di sabbia spalmate con sagacia sulla carreggiata.
Ci metto una vita e come la strada si affaccia sulla valle il tempo migliora miracolosamente. E sarà una giornata indimenticabile: a parte una rapida nevicata, una spruzzatina, niente di preoccupante, dalle parti di Proglad, viaggerò attraversando i Rodopi da est verso ovest con la Grecia ad un tiro di schioppo.
Strade difficili ma generalmente in buone condizioni.
Considerate che, questo tratto, per lungo tempo è stato vietato alla circolazione per gli stranieri. Anche la carta in cirillico entra ben presto in difficoltà. Mi fermerò a controllare segnalazioni incomprensibili e domandare informazioni parecchie volte: fan-ta-sti-co!!! Una delle più belle strade del paese, secondo la guida, per me sicuramente la migliore.
Pastori dalla stretta di mano poderosa, donne pomak (sono bulgari, islamizzati durante la dominazione turca) nei loro coloratissimi abiti, uomini curiosi ed opsitali nei piccoli villaggi attraversati.
Dolmo Drjanovo, tardo pomeriggio: entro nel villaggio con ben visibili 2 piccole moschee.
Le mie ottimistiche speranze di arrivare a Melnik con le sue piramidi di arenaria che dominano il paese, sono praticamente inabissate tra luci fantastiche, paesaggi e gente che non può passare inosservata.
Musica, suoni. No, non è il muezzin che richiama alla preghiera. Mi avvicino alla piccola piazza: sembrerebbe Goran Bregovic in una delle sue migliori performance, probabilmente una radio a tutto volume.
E li vedo: un piccolo complesso di paese, bambine che ballano donne che le controllano. Chiedo il permesso di scattare qualche foto, naturalmente accordato. Le bambine scappano, tutti ridiamo, la luce è strepitosa e mi concedo 10 minuti abbondanti di concerto, gratuito, rilassante, ormai è tardi, ma per arrivare dove in fin dei conti?
Mi fermerò, ormai fuori tempo massimo a Goce Delcev. Valerj, il proprietario mi dice che per dormire tranquillo deve crearmi spazio nella rimessa del ristorante per parcheggiare la moto: lo aiuto spostando bombole di gas e bottiglie d’acqua ed una volta salito in camera noto che nel bagno oltre a sapone e shampoo ci sono anche un paio di preservativi (ne porto sempre con me, ma tanta gentilezza mi conquista)!! Uno addirittura gusto fragola!!!
Oltre a fantasticare, comincio a sperare che incluso nel prezzo ci sia anche l’utilizzo del medesimo!!! Mera illusione.
Devo guadagnarmi tanta buona ospitalità e cortesia verso gli ospiti con le mie forze, ma sono distrutto. Sarà cena, buona, ma lontani dalla sera precedente e dopo una girovagata distratta per il centro mi infilerò nel sacco, solo, per uscirne l’indomani, fregarmi i condom (non si sa mai), e ripartire. Altra giornata bulgara, niente a che fare con i servizi segreti: luci, sole e questi monti Pirin che, incredibilmente innevati, si fanno aggirare docilmente da un motociclista solitario.
La strada fino a Melnik dovete credermi è poco trafficata in qualsiasi periodo dell’anno.
Arriverò fino al monastero di Rozen, ma le tanto decantate piramidi di arenaria non mi conquistano. Camminata di un paio di chilometri, e di nuovo per strada. Incrocio la 1, arteria vitale che da Sofia va a sfondare il confine greco, e le cose cambiano. Asfalto germanico e strada piacevole.
Se si ha fretta come me (impegni redazionali, voi capirete. Ma io comincio a fare fatica!), la sola visita del monastero di Rila può riassumere l’argomento dell’intero paese. Bellissimo, in un contesto davvero spettacolare. 
Odierò le autostrade ma il tempo comincia a stringere: 2 giorni per tornare a casa e cominciare a preparare il materiale da pubblicare. Sono stanco ma se avessi un’altra settimana non avrei dubbi, e saprei come
spenderla. Arrivo alla circonvallazione della capitale che dovrebbe essere una sosta fondamentale in un’eventuale visita della Bulgaria (almeno un misero giorno che diamine!). Pomeriggio inoltrato e devo arrivare nelle vicinanze del confine se voglio avere qualche speranza di consegnare il materiale in tempo.
Penso seriamente di dover parlare a Falletta, il responsabile redazionale, ma poi penso che non lo conosco neanche ed un eventuale incontro si risolverebbe in maniera fantozziana, ignorato su qualche poltrona “sabbia mobile”.
Sto lavorando, devo farmene una ragione: abbasso la visiera, impreco ripetutamente, canticchio qualcosa nel casco (a voi capita mai?) e risolvo il problema capitale.
Se pensate di seguire lo stesso itinerario una volta imboccata la 18 (sarebbe la tangenziale, ma è una strada normale a 2 corsie, con le solite buche da città bulgara, nella città bulgara capitale del paese), quando vedrete i piccoli cartelli che indicano Beograd, beh, quasi ci siete, 3km e prendete la prima a sx, stavolta  a 4 corsie. Attenti ai radar della polizia, ne ho incrociato un paio ma fortunatamente nella corsia opposta.
Altra strada di montagna, splendida, poco trafficata (nonostante fosse sabato) che ho percorso in poco più di 2 ore e mezza, foto  e soste comprese.
Arriverò al tramonto a Belogradchik per ammirare al tramonto, la fortezza che domina l’abitato.
È troppo tardi per le foto: luci radenti, profonde, lucide, quasi vive, che riempiono le forme, ma se prevalgono le ombre, allora ci vogliono quelli del National Geografic.
Dovete credermi sulla parola, le rocce di arenaria che costellano il percorso, ma anche tutto il tratto da Sofia, valgono la pena di arrivare fino qui.
Anche perché, passando il confine in questo tratto si potranno percorrere strade statali anche in Serbia. Tanto una volta arrivati a Belgrado, in poco più di 5 ore (senza rispettare neanche un limite di velocità) è possibile arrivare in Italia. 


Destinazione Bulgaria, dal 18 al 27 settembre 2015, km 3275
Programma di viaggio indicativo
Le tappe sono riportate per comodità e per dare qualche informazione in più su alcune delle attrattive che andremo a conoscere durante il percorso, le soste saranno stabilite a seconda delle esigenze quotidiane.

Quando la Bulgaria è entrata nel vorticoso circo del capitalismo, nessuno ha detto ai suoi cittadini che stavano camminando su un filo sospeso senza rete di sicurezza. Quello che i turisti incontrano oggi è un paese che lotta per adattarsi al mondo moderno con una popolazione molto ospitale, a dispetto del caos economico e sociale in cui versa. La Bulgaria urbana, specialmente Sofia, è molto cambiata. Nei paesi, invece, si possono ancora incontrare persone che vanno a lavorare con l'asino e mangiano patate coltivate nel proprio orto e formaggio fatto in casa. La differenza è che trascorrono la serata davanti a una TV satellitare. Naturalmente l'inflazione galoppante permette ai turisti che hanno valuta pregiata di frequentare località di villeggiatura montane e balneari spendendo cifre irrisorie. E non sono necessarie grandi spese per apprezzare le splendide montagne bulgare, i monasteri simili a eremi, le chiese, le moschee, le rovine romane e bizantine e l'eccellente caffè che viene offerto dovunque si vada.




  1. Venerdì 18 settembre, Italia- Novi sad
Che si arrivi dal confine triestino o con un traghetto attraversando l’Adriatico, tutto avrà inizio dal Danubio, a Novi Sad, probabilmente un buon posto per fermarsi! La cittadella di Petrovaradin sembra incombere sulla città e sul nostro arrivo.

  1. Sabato 19 settembre, Novi Sad- Belogradchik km 494
Programma di giornata semplicissimo: aggirare Belgrado, incrociare il Danubio al confine rumeno e seguirlo per gran parte della giornata cercando di resistere alla tentazione di fermarsi prima del previsto. Se la giornata è soleggiata sarà veramente dura! A Vidin, l’antica Bononia romana, sosta per la visita alla fortezza di Baba Vida, meravigliosamente intatta e tra le meglio conservate di tutta la Bulgaria. A questo punto siamo quasi a fine giornata, le meta è Belogradchik, famosa per le sue imponenti formazioni rocciose che torreggiano sull’abitato e che si stagliano come giganteschi personaggi di un teatro delle ombre cinesi. Non sarà difficile riconoscere numerose figure, come ad esempio, la Madonna con bambino, i monaci, il leone, l’aquila e funghi di dimensioni colosali sui quali la gente cita leggende fantasiose! 

  1. Domenica 20 settembre, Belogradchik- Ruse km 464
Strade secondarie e poco trafficate oggi, percorrendole sosteremo ai monasteri di  Cherepish e di Lopushanski, terminato nel 1853 e che custodisce diverse icone dipinte dai fratelli Dospewski. Proseguendo altra visita obbligatoria sarà quella del monastero di Glozhene, situato in una posizione idiliaca. Leggenda: la vertiginosa posizione del monastero, poggiata su uno sperone di roccia, si deve all’icona miracolosa di san Giorgio, che avrebbe scelto di persona questo posto! Da quì iniziamo a spingerci verso est, seguendo il corso del Danubio, per arrivare a Ruse, la Sexaginta Prista dei romani, Roustchouk dei turchi, fulcro di intensi commerci anche per il ponte che attraversa il Danubio e considerata una delle città bulgare più eleganti, dove si percepisce un’atmosfera tipicamente mittleuropea, una “piccola Vienna” in Bulgaria. 

  1. Lunedì 21 settembre, Ruse- Nesebar km 485
La meta di giornata oggi sarà il Mar Nero, ma seguendo ancora per un buon tratto il Danubio dopo aver deviato leggermente per visitare le chiese rupestri di Basarbovo e di Ivanovo, a pochi chilometri da Ruse. Nei pressi di Silistra, l’antica Durustorum, abbandoneremo definitivamente il fiume più lungo d’Europa che ci ha tenuto compagnia in questi giorni! Numeri impressionanti: 2780 chilometri di lunghezza totali, 472 dei quali segnano il confine tra Romania e Bulgaria, chiamato Dunav dai bulgari, e che attraversa 4 capitali e 10 nazioni, un vero record, nessun fiume al mondo può vantare un simile “palmares”! Arriveremo sulle sponde del “Black Sea” a Balcick, che cresciuta lentamente, si estende pittoresca su terrazze di bianca roccia calcarea. A qualche chilometro, merita una sosta capo Kaliakra, una scenografica formazione rocciosa. Si tramanda che qui durante la dominazione ottomana, 40 splendide ragazze, si siano gettate da una rupe per sfuggire al proprio destino che le avrebbe viste condotte a forza nell’harem. 

  1. Martedì 22 settembre, Nesebar- Veliko Tarnovo km 381
Come avremo gestito la nostra tappa il giorno prima? Saremo arrivati a Nesebar, incastonata su una penisola rocciosa con il suo fascino vecchio di 5000 anni? O avremo dormito nell’incantevole Solzpol, passeggiando sull’acciottolato dei suoi vicoli nel centro storico?? Oppure appena viste le sponde del Mar Nero abbiamo deciso di pernottare a Balchik??? Chi sa, comunque le nostre scelte influenzeranno la tappa di oggi, variando sensibilmente la lunghezza della tappa odierna, ma poco importa, volutamente sarà un trasferimento, con un unico appuntamento a Shumen per una visita alla fortezza che domina l’abitato ed all’imponente monumento tipicamente in stile sovietico che commemora il 1300° anniversario del primo impero bulgaro. Meta di giornata la sublime, suggestiva Veliko Tarnovo, l’ex città degli zar, situata sulle montagne balcaniche, una tappa obbligatoria per considerare completo un soggiorno in Bulgaria. Le antiche cronache la definiscono: “una città antica e gloriosa, la più bella dopo Costantinopoli”, niente male come biglietto da visita! 

  1. Marcoledì 23 settembre, Veliko Tarnovo- Plovdiv km 323
Prima di valicare lo spettacolare passo di Shipka, dominato dall’imponente monumento alla libertà, meriterà una sosta il piccolo borgo di Tryavna, uno dei più belli e tranquilli del paese, con il suo centro storico che rappresenta un capolavoro di vicoli lastricati in pietra, case e cortili ornati di fiori, antiche fontane e pittoreschi ponticelli. Decisamente un paio di ore ben spese, prima di dedicarci alle gioie della guida. Koprivshtitsa: un vero scioglilingua, ma a parte l’impronunciabilità del nome, il villaggio è un museo a cielo aperto, ben conservato e con splendide residenze del periodo della rinascita nazionale bulgara. L’arrivo di giornata sarà a Plovdiv, che con il suo centro storico perfettamente conservato rappresenta una delle principali mete turistiche di tutto il paese. A contribuire alla sua fama, l’ubicazione della città ai piedi dei monti Rodopi, un luogo che per l’abbondanza di acqua ed una posizione ideale e naturalmente protetta, è ininterrottamente abitato da circa 8000 anni. 

  1. Giovedì 24 settembre, Plovdiv- Melnik km 257
La tappa è breve ma i tempi per percorrerla decisamente non lo saranno. Cominciano le montagne ed I Rodopi sono tra I più selvaggi del paese, oltre che ad essere tra i miei preferiti. Dopo una trentina di chilometri obbligatroia la visita al monastero di Bachkovo, risalente al 1063, secondo per importanza solo a quello di Rila. Le chiese custodicono splendidi affreschi realizzati da Zahari Zagraf. Ma il richiamo della strada oggi è forte! Distese infinite di foreste di conifere, gole ripidissime, paesaggi spettacolari, siamo al confine con la Grecia. Nonostante la bellezza dei posti, questi monti, che prendono il nome dal dio trace Rhodopa, sono poco frequentatI. Sicuramente ha contribuito all’isolamento della zona il fatto che fino ad una decina di anni fa l’area fosse militarizzata, di importanza strategica e l’accesso vietato. Nei numerosi villaggi, in particolar modo in quelli musulmani, abitati da turchi e pomac, cristiani di etnia slava, convertitisi all’islam per ottenere benefici durante l’occupazione ottomana, le antiche tradizioni sopravvivono. 
“E così si continua, in solitaria. La giornata è fredda, piove e salgo il passo di Slpcenskj sotto un nebbione che riduce la visibilità in alcuni tratti a 5 metri. 
Il fondo è reso ancora più infido da chiazze di sabbia spalmate con sagacia sulla carreggiata.
Ci metto una vita e come la strada si affaccia sulla valle il tempo migliora miracolosamente. E sarà una giornata indimenticabile: a parte una rapida nevicata, una spruzzatina, niente di preoccupante, dalle parti di Proglad, viaggerò attraversando i Rodopi da est verso ovest con la Grecia ad un tiro di schioppo.
Strade difficili ma generalmente in buone condizioni.
Considerate che, questo tratto, per lungo tempo è stato vietato alla circolazione per gli stranieri. Anche la carta in cirillico entra ben presto in difficoltà. Mi fermerò a controllare segnalazioni incomprensibili e domandare informazioni parecchie volte: fan-ta-sti-co!!! Una delle più belle strade del paese, secondo la guida, per me sicuramente la migliore.
Pastori dalla stretta di mano poderosa, donne pomak nei loro coloratissimi abiti, uomini curiosi ed ospitali nei piccoli villaggi attraversati.”
Scusate, ancora schegge di memoria. Cosa saremmo senza ricordi!!
Melnik è la zona vinicola per antonomasia della Bulgaria, la sosta obbligatoria, le degustazioni anche, la cena in un locale tradizionale pure, c’è poco da aggiungere a parte che una grande serata ci aspetta.

  1. Venerdì 25 settembre, Melnik- Sofia km 227
Se non l’abbiamo fatto ieri, il monastero di Rozen, a qualche chilometro da Melnik merita una rapida visita, anche se la perla della giornata è rappresentata da quello che è uno dei simboli del paese, il monastero di Rila, che raggiungeremo in tarda mattinata. 22 chilometri dopo aver attraversato il paese omonimo. C’è poco da dire o commentare. Già l’ubicazione, una valle ricoperta di foreste nel massiccio omonimo, lascia esterrefatti. Dopo la visita, via verso Sofia, a cui dedicheremo l’intera giornata di domani. 

  1. Sabato 26 settembre, Sofia- sosta
Giornata libera, dedicata alla visita della città. Città di medie dimensioni e relativamente giovane, ma che non nasconde l’atmosfera da crocevia tra Occidente ed Oriente: chiese con cupole a cipolla, moschee ottomane ed anacronistici e datati monumenti dell’armata rossa. La capitale della Bulgaria, ha molto da offrire e forse un giorno non è molto, ma accontentiamoci: la chiesa monumentale di Aleksander Newski, la cripta omonima con il museo delle icone, il Palazzo Reale con la galleria d’arte Nazionale ci permetteranno di arrivare a sera e gustare appieno la cucina tipica del paese che quì raggiunge livelli d’eccellenza. 

  1. Domenica 27 settembre, Sofia- Kotor km 642
E’ l’ultima tappa, la destinazione l’Adriatico, da dove si sceglierà il porto d’imbarco per il rientro in Italia che potrà essere più o meno veloce. Un trasferimento non trasferimento, guidando su strade di montagna, che sarà anche l’occasione di avere un anticipo di quello che potrebbe essere il viaggio dell’anno prossimo: i Balcani, le Montagne Vecchie, come vengono chiamate dalle popolazioni locali.


Il cirillico
Quando in occasione del regno di Preslav nell’893, il vecchio zar Boris, decise di elevare definitivamente lo slavo a lingua ufficiale e liturgica del paese al posto del greco, la Bulgaria si era appena lasciata alle spalle 4 anni piuttosto turbolenti. Il figlio maggiore di Boris, Vladimiro, giunto al potere nell’889 dopo l’abdicazione del padre, aveva consentito alle forze dell’aristocrazia non cristiana presenti nel paese di riprendere, sebbene per poco, il sopravvento. Il padre, adirato, aveva assaltato un convento nei pressi dell’antica capitale Pliska, destituendo Vladimiro e facendolo accecare. Fu quindi il suo secondo figlio, Simeone I (893-927), ad assumere il potere secolare nella nuova capitale Preslav, di forte impronta cristiana. E così la Bulgaria ebbe un primo vescovo: Clemente di Ohrid (840-916). Quest’ultimo era stato allievo di 2 religiosi che la storia ricorda come apostoli slavi, i cui nomi monastici erano Cirillo (826-869) e Metodio (816-885). Nel 1980, i 2 santi sono stati nominati da papa Giovanni Paolo II addirittura “patroni d’Europa”. Sullo sfondo dei contrasti tra Roma e Bisanzio per il predominio del latino e del greco nella chiesa universale della cristianità, ma anche per il primato del pontefice di Roma o del patriarca di Bisanzio, nell’863 i 2 furono invitati in Moravia per rinforzare la lingua slava in quella regione. Dalla Baviera, Ludovico il germanico stava agendo dietro le quinte per latinizzare questa zona. Cirillo fu il primo a creare un alfabeto per poter tradurre in lingua slava alcune delle parti della bibbia. Il suo tentativo, passato alla storia come lingua glagolica, si rivelò tuttavia eccessivamente complicato. Soltanto i suoi allievi Clemente, Naum, Angelarij, Gozard e Savva riuscirono a creare un alfabeto utilizzabile che proprio in suo onore fu chiamato “cirillico”. 
Nell’867 Cirillo e Metodio si recarono a Roma per caldeggiare l’inclusione dello slavo tra le lingue ecclesiastiche al pari del greco, del latino e dell’ebraico. Papa Adriano II li prese sotto la sua protezione, condusse per anni un confronto aperto e concesse loro numerosi privilegi. Alla sua morte avvenuta nell’869, Cirillo fu sepolto a Roma nella chiesa di S. Clemente. Metodio si tuffò nuovamente nella grande politica della chiesa e fu nominato arcivescovo di Pannonia.