Bene, ritentiamo, stavolta un pò
più a sud dell’anno scorso! Non più a luglio, ma alla fine di settembre, la
meta? Bulgaria. Si inizia da Novi Sad in Serbia e da dove avevamo terminato il
viaggio in Romania: la parte più spettacolare del Danubio. Uno spazio che
produce più storia di quanta possa consumarne, per alcuni la
"vetrina" del nostro Continente, per altri il suo
"termometro": la "culla d’Europa" e la sua
"polveriera". Condizioni sociali non proprio da nuova Europa. Dalle selvagge montagne boscose punteggiate di remoti
villaggi e monasteri, alle città moderne e vivaci, la sola visita a
Sofia, a cui dedicheremo un’intera giornata, varrebbe il viaggio. E dopo? Termineremo il nostro viaggio nella splendida
Kotor, in Montenegro, nascosta nelle bocche di Cattaro, giusto e meritato
premio per il visitatore curioso ed anticipo del viaggio dell’anno prossimo.
Diario, le solite
schegge di memoria per entrare in
atmosfera!
Bulgaria, con i suoi 378km di coste. E’
il punto più distante del nostro viaggio.
Il Mar Nero ha attirato turisti per
secoli e persino gli antichi greci, già dal XII secolo a.C. vi avevano fondato
le loro colonie. Anche noi non abbiamo potuto esimerci da tutto ciò,
soprattutto dopo che i chilometri sono diventati ormai più di 4.000, percorsi
in questo nuovo ma affascinante est europeo che sta rapidamente cambiando.
Intanto smentiamo un’opinione largamente diffusa, il Mar Nero non è nero, anzi
spesso è di un blu cristallino davvero invidiabile.
La parte settentrionale è sicuramente
quella che mi è piaciuta di più con capo Kaliakra e Balchik piccola cittadina
chiusa sul suo porticciolo. Gente cordiale ed ospitale che non esita ad
invitarti a bere un caffè, una limonata e scambiare 2 chiacchiere, come ci
capita a Kavarna, o la signora tutto fare del ristorante dove siamo a cena la
sera e che non capendo che ho bisogno di una ricevuta unica me le strappa tutte
e 3 facendomi capire che è tutto ok perché abbiamo già pagato. No ferma, mi
servono: le accetteranno in redazione?
Da Zlatni
Pjasaci, invece inizia una zona dove la cementificazione da grandi alberghi
abbruttisce una costa veramente bella, con lunghe spiagge bianche e mare
pulito. Lavori frenetici stanno trasformando, fortunatamente solo poche aree in
zone asettiche, chiuse e controllate da vigilanza armata. Siamo pur sempre in
Bulgaria, uno dei paesi più poveri, col più alto tasso di orfani di strada del
continente, ma questo sicuramente ai turisti che calano in massa verso questa
zona non interessa: meglio una bella puntatina al Casinò o un long drink in
spiaggia.
Numeri spaventosi: la
costa del sole che va da Albena a Varna, totalizza 110 alberghi (ma ne stanno
costruendo molti altri), grandi complessi tra i più grandi d’Europa che
attirano qualcosa come 2 milioni di turisti all’anno (!!!) provenienti dai
paesi dell’est ma anche da Germania, Inghilterra e Scandinavia.
Passata Varna invece
oltre che ad affrontare la strada
migliore di tutto l’itinerario, panoramica ottimamente asfaltata e ricca di
curve, è possibile trovare posti tranquilli e piccoli borgi di pescatori, 2 su
tutti, Sozopol e Nesebar: cominciano a cementificare anche qui ma ancora a
livelli non frenetici, anche perchè qui è intervenuto l’UNESCU e i centri
storici sono situati, il primo su uno stretto promontorio ed il secondo su di
un’isola collegata da un ponte
zigzagante con un mulino di legno alla parte più moderna.
Noi abbiamo sostato a
Nesebar chiamata la città delle 40 chiese. Va detto però che in alta stagione diventano sicuramente le
località più turistiche dell’intera costa: quindi cercare di evitare luglio ed
agosto se possibile. Ne vale assolutamente la pena.
Bene, siamo alla fine.
Da qui si torna indietro e ci concediamo per la seconda volta la fantastica
strada fino a Varna, irriducibili
bambinoni nel parco giochi della curva. Percorsa ad aprile è davvero uno
spasso! Probabilmente in estate le cose, dal punto di vista del traffico,
cambiano alquanto.
Chi dice che i rientri debbano essere
sempre rapidi col solo pensiero di tornare il più in fretta possibile alla
solita routine? Una bella tirata in autostrada ed il gioco è fatto. Nel nostro caso si può anche decidere per un
percorso slalomistico attraversando Balcani, monti Rodopi e Pirin per poi
spingersi all’estremo nord est del paese dove i confini nazionali si
restringono tra Serbia e Romania, avvicinandosi ai patri confini. Tutto
comincia da Sumen, con il suo incredibile mausoleo in onore dei fondatori della
Bulgaria, in cemento, granito e marmo, che rappresenta un vero e proprio
colosso dell’arte ufficiale. Inaugurato nel 1981 sulla sommità della collina
che domina la città, festeggia il 13° centenario dello stato bulgaro. Imponente
e ben visibile ad oltre 10km di distanza!! Un gigantesco bunker che nel suo
genere può essere anche definito interessante se non addirittura bello. Tutto
ritorna al numero 13 e volendo si può tentare la scalata dei 1300 gradini che
portano alla sommità del colle, ben sapendo però, che una strada aggira la
collina per arrivare a poche centinaia di metri dal mastodonte. Qui, a Sumen
intendo, vive anche un’importante comunità musulmana ed è possibile visitare la
più grossa moschea del paese. Assai
deludenti le visite a Pliska e Preslav, le prime 2 capitali della Bulgaria (dal
VII al XI secolo). Poche rovine e mal conservate. Volendo si possono evitare,
ci sono sicuramente tante altre cose da apprezzare e vedere.
Comincia a rendersi utile la carta
della Datamap: spesso le scritte sono solo in cirillico. La cosa è anche
divertente ma è sicuramente meglio avere il riferimento nella lingua
locale.
La prima parte si svolge avvicinandosi
a Veliko Tarnovo, questo è sicuramente il tratto più monotono di tutto
l’itinerario. Dopo una rapida visita alla città, che meriterebbe maggiori
attenzioni, iniziamo a salire di quota imboccando la 55 che si spinge fino al
confine turco. Naturalmente ignoro le indicazioni per Trjavna, primo perché
sono quasi invisibili, secondo perché la strada è assolutamente fantastica e
per giunta di fresco asfaltata. Mi accorgerò dell’errore, dopo una ventina di
km abbondanti e non vedendo sopraggiungere Mauro ritornerò indietro fino a
trovare il cartello stradale. Troverò il mio compagno, comodamente seduto al
bar con un boccale di birra in mano, nel centro di questo gioiellino di vie
lastricate, asimmetriche case a sporto, cortiletti suggestivi e piccoli ponti a
volta. Si è fatto decisamente tardi e decidiamo di sostare, anche perché tutte
e tre le guide ci indicano lo stesso ristorante come il migliore.
Sarà un delirio gastronomico: favoloso!
Sarà anche l’ultima cena che faremo
insieme. Mauro è stanco e decide di accelerare il rientro in Italia.
A dire il vero c’era anche un bel bozzo
sul cerchio anteriore della sua Triumph, regalo di un dosso beccato in pieno
all’ingresso di Balcik, appena arrivati sul Mar Nero, cosa che, credo,
contribuisca alla sua decisione nonostante le raccomandazioni di un paio di gommisti
a cui chiediamo consiglio.
A questo punto i ringraziamenti sono
obbligatori: Mauro è prima di tutto un amico ed è riuscito a resistere 2
settimane, sacrificando le sue vacanze per accompagnarmi in questa trasferta,
un viaggio, bello ma dai ritmi scanditi da esigenze redazionali inderogabili e
probabilmente da una persona che in queste occasioni ha un passo non
propriamente rilassante.
Grazie, ci vediamo in Italia davanti ad
una delle nostre solite bottiglie di vino.
E così si continua, in solitaria. La
giornata è fredda, piove e salgo il passo di Slpcenskj sotto un nebbione che
riduce la visibilità in alcuni tratti a 5 metri.
Il fondo è reso ancora più infido da
chiazze di sabbia spalmate con sagacia sulla carreggiata.
Ci metto una vita e come la strada si
affaccia sulla valle il tempo migliora miracolosamente. E sarà una giornata
indimenticabile: a parte una rapida nevicata, una spruzzatina, niente di
preoccupante, dalle parti di Proglad, viaggerò attraversando i Rodopi da est
verso ovest con la Grecia ad un tiro di schioppo.
Strade difficili ma generalmente in
buone condizioni.
Considerate che, questo tratto, per
lungo tempo è stato vietato alla circolazione per gli stranieri. Anche la carta
in cirillico entra ben presto in difficoltà. Mi fermerò a controllare
segnalazioni incomprensibili e domandare informazioni parecchie volte:
fan-ta-sti-co!!! Una delle più belle strade del paese, secondo la guida, per me
sicuramente la migliore.
Pastori dalla stretta di mano poderosa,
donne pomak (sono bulgari, islamizzati durante la dominazione turca) nei loro
coloratissimi abiti, uomini curiosi ed opsitali nei piccoli villaggi
attraversati.
Dolmo Drjanovo, tardo pomeriggio: entro
nel villaggio con ben visibili 2 piccole moschee.
Le mie ottimistiche speranze di
arrivare a Melnik con le sue piramidi di arenaria che dominano il paese, sono
praticamente inabissate tra luci fantastiche, paesaggi e gente che non può
passare inosservata.
Musica, suoni. No, non è il muezzin che
richiama alla preghiera. Mi avvicino alla piccola piazza: sembrerebbe Goran
Bregovic in una delle sue migliori performance, probabilmente una radio a tutto
volume.
E li vedo: un piccolo complesso di
paese, bambine che ballano donne che le controllano. Chiedo il permesso di
scattare qualche foto, naturalmente accordato. Le bambine scappano, tutti
ridiamo, la luce è strepitosa e mi concedo 10 minuti abbondanti di concerto,
gratuito, rilassante, ormai è tardi, ma per arrivare dove in fin dei conti?
Mi fermerò, ormai fuori tempo massimo a
Goce Delcev. Valerj, il proprietario mi dice che per dormire tranquillo deve
crearmi spazio nella rimessa del ristorante per parcheggiare la moto: lo aiuto
spostando bombole di gas e bottiglie d’acqua ed una volta salito in camera noto
che nel bagno oltre a sapone e shampoo ci sono anche un paio di preservativi
(ne porto sempre con me, ma tanta gentilezza mi conquista)!! Uno addirittura
gusto fragola!!!
Oltre a fantasticare, comincio a
sperare che incluso nel prezzo ci sia anche l’utilizzo del medesimo!!! Mera
illusione.
Devo guadagnarmi tanta buona ospitalità
e cortesia verso gli ospiti con le mie forze, ma sono distrutto. Sarà cena,
buona, ma lontani dalla sera precedente e dopo una girovagata distratta per il
centro mi infilerò nel sacco, solo, per uscirne l’indomani, fregarmi i condom
(non si sa mai), e ripartire. Altra giornata bulgara, niente a che fare con i
servizi segreti: luci, sole e questi monti Pirin che, incredibilmente innevati,
si fanno aggirare docilmente da un motociclista solitario.
La strada fino a Melnik dovete credermi
è poco trafficata in qualsiasi periodo dell’anno.
Arriverò fino al monastero di Rozen, ma
le tanto decantate piramidi di arenaria non mi conquistano. Camminata di un
paio di chilometri, e di nuovo per strada. Incrocio la 1, arteria vitale che da
Sofia va a sfondare il confine greco, e le cose cambiano. Asfalto germanico e
strada piacevole.
Se si ha fretta come me (impegni
redazionali, voi capirete. Ma io comincio a fare fatica!), la sola visita del
monastero di Rila può riassumere l’argomento dell’intero paese. Bellissimo, in
un contesto davvero spettacolare.
Odierò le autostrade ma il tempo
comincia a stringere: 2 giorni per tornare a casa e cominciare a preparare il
materiale da pubblicare. Sono stanco ma se avessi un’altra settimana non avrei
dubbi, e saprei come
spenderla. Arrivo alla circonvallazione
della capitale che dovrebbe essere una sosta fondamentale in un’eventuale
visita della Bulgaria (almeno un misero giorno che diamine!). Pomeriggio
inoltrato e devo arrivare nelle vicinanze del confine se voglio avere qualche
speranza di consegnare il materiale in tempo.
Penso seriamente di dover parlare a
Falletta, il responsabile redazionale, ma poi penso che non lo conosco neanche
ed un eventuale incontro si risolverebbe in maniera fantozziana, ignorato su
qualche poltrona “sabbia mobile”.
Sto lavorando, devo farmene una
ragione: abbasso la visiera, impreco ripetutamente, canticchio qualcosa nel
casco (a voi capita mai?) e risolvo il problema capitale.
Se pensate di seguire lo stesso
itinerario una volta imboccata la 18 (sarebbe la tangenziale, ma è una strada
normale a 2 corsie, con le solite buche da città bulgara, nella città bulgara
capitale del paese), quando vedrete i piccoli cartelli che indicano Beograd,
beh, quasi ci siete, 3km e prendete la prima a sx, stavolta a 4 corsie. Attenti ai radar della polizia,
ne ho incrociato un paio ma fortunatamente nella corsia opposta.
Altra strada di montagna, splendida,
poco trafficata (nonostante fosse sabato) che ho percorso in poco più di 2 ore
e mezza, foto e soste comprese.
Arriverò al tramonto a Belogradchik per
ammirare al tramonto, la fortezza che domina l’abitato.
È troppo tardi per le foto: luci
radenti, profonde, lucide, quasi vive, che riempiono le forme, ma se prevalgono
le ombre, allora ci vogliono quelli del National Geografic.
Dovete credermi sulla parola, le rocce
di arenaria che costellano il percorso, ma anche tutto il tratto da Sofia,
valgono la pena di arrivare fino qui.
Anche perché, passando il confine in questo
tratto si potranno percorrere strade statali anche in Serbia. Tanto una volta
arrivati a Belgrado, in poco più di 5 ore (senza rispettare neanche un limite
di velocità) è possibile arrivare in Italia.
Destinazione
Bulgaria, dal 18
al 27 settembre 2015, km 3275
Programma di viaggio indicativo
Le tappe sono riportate per comodità e per dare qualche informazione in
più su alcune delle attrattive che andremo a conoscere durante il percorso, le
soste saranno stabilite a seconda delle esigenze quotidiane.
Quando la
Bulgaria è entrata nel vorticoso circo del capitalismo, nessuno ha detto ai
suoi cittadini che stavano camminando su un filo sospeso senza rete di
sicurezza. Quello che i turisti incontrano oggi è un paese che lotta per
adattarsi al mondo moderno con una popolazione molto ospitale, a dispetto del
caos economico e sociale in cui versa. La Bulgaria urbana, specialmente Sofia,
è molto cambiata. Nei paesi, invece, si possono ancora incontrare persone che
vanno a lavorare con l'asino e mangiano patate coltivate nel proprio orto e
formaggio fatto in casa. La differenza è che trascorrono la serata davanti a
una TV satellitare. Naturalmente l'inflazione galoppante permette ai turisti
che hanno valuta pregiata di frequentare località di villeggiatura montane e
balneari spendendo cifre irrisorie. E non sono necessarie grandi spese per
apprezzare le splendide montagne bulgare, i monasteri simili a eremi, le
chiese, le moschee, le rovine romane e bizantine e l'eccellente caffè che viene
offerto dovunque si vada.
- Venerdì 18 settembre, Italia- Novi sad
Che si arrivi
dal confine triestino o con un traghetto attraversando l’Adriatico, tutto avrà
inizio dal Danubio, a Novi Sad, probabilmente un buon posto per fermarsi! La
cittadella di Petrovaradin sembra incombere sulla città e sul nostro arrivo.
- Sabato 19 settembre, Novi Sad- Belogradchik km 494
Programma di
giornata semplicissimo: aggirare Belgrado, incrociare il Danubio al confine rumeno
e seguirlo per gran parte della giornata cercando di resistere alla tentazione
di fermarsi prima del previsto. Se la giornata è soleggiata sarà veramente dura! A Vidin, l’antica Bononia romana, sosta per la visita alla fortezza
di Baba Vida, meravigliosamente intatta e tra le meglio conservate di tutta la
Bulgaria. A questo punto siamo quasi a fine giornata, le meta è Belogradchik,
famosa per le sue imponenti formazioni rocciose che torreggiano sull’abitato e
che si stagliano come giganteschi personaggi di un teatro delle ombre cinesi.
Non sarà difficile riconoscere numerose figure, come ad esempio, la Madonna con
bambino, i monaci, il leone, l’aquila e funghi di dimensioni colosali sui quali
la gente cita leggende fantasiose!
Strade secondarie
e poco trafficate oggi, percorrendole sosteremo ai monasteri di Cherepish e di Lopushanski, terminato nel 1853
e che custodisce diverse icone dipinte dai fratelli Dospewski. Proseguendo
altra visita obbligatoria sarà quella del monastero di Glozhene, situato in una
posizione idiliaca. Leggenda: la vertiginosa posizione del monastero, poggiata
su uno sperone di roccia, si deve all’icona miracolosa di san Giorgio, che
avrebbe scelto di persona questo posto! Da quì iniziamo a spingerci verso est,
seguendo il corso del Danubio, per arrivare a Ruse, la Sexaginta Prista dei
romani, Roustchouk dei turchi, fulcro di intensi commerci anche per il ponte che
attraversa il Danubio e considerata una delle città bulgare più eleganti, dove
si percepisce un’atmosfera tipicamente mittleuropea, una “piccola Vienna” in
Bulgaria.
- Lunedì 21 settembre, Ruse- Nesebar km 485
La meta di
giornata oggi sarà il Mar Nero, ma seguendo ancora per un buon tratto il
Danubio dopo aver deviato leggermente per visitare le chiese rupestri di
Basarbovo e di Ivanovo, a pochi chilometri da Ruse. Nei pressi di Silistra,
l’antica Durustorum, abbandoneremo definitivamente il fiume più lungo d’Europa
che ci ha tenuto compagnia in questi giorni! Numeri impressionanti: 2780 chilometri
di lunghezza totali, 472 dei quali segnano il confine tra Romania e Bulgaria,
chiamato Dunav dai bulgari, e che attraversa 4 capitali e 10 nazioni, un vero
record, nessun fiume al mondo può vantare un simile “palmares”! Arriveremo
sulle sponde del “Black Sea” a Balcick, che cresciuta lentamente, si estende
pittoresca su terrazze di bianca roccia calcarea. A qualche chilometro, merita
una sosta capo Kaliakra, una scenografica formazione rocciosa. Si tramanda che
qui durante la dominazione ottomana, 40 splendide ragazze, si siano gettate da
una rupe per sfuggire al proprio destino che le avrebbe viste condotte a forza
nell’harem.
- Martedì 22 settembre, Nesebar- Veliko Tarnovo km 381
Come avremo
gestito la nostra tappa il giorno prima? Saremo arrivati a Nesebar, incastonata
su una penisola rocciosa con il suo fascino vecchio di 5000 anni? O avremo
dormito nell’incantevole Solzpol, passeggiando sull’acciottolato dei suoi
vicoli nel centro storico?? Oppure appena viste le sponde del Mar Nero abbiamo
deciso di pernottare a Balchik??? Chi sa, comunque le nostre scelte
influenzeranno la tappa di oggi, variando sensibilmente la lunghezza della
tappa odierna, ma poco importa, volutamente sarà un trasferimento, con un unico
appuntamento a Shumen per una visita alla fortezza che domina l’abitato ed
all’imponente monumento tipicamente in stile sovietico che commemora il 1300°
anniversario del primo impero bulgaro. Meta di giornata la sublime, suggestiva
Veliko Tarnovo, l’ex città degli zar, situata sulle montagne balcaniche, una
tappa obbligatoria per considerare completo un soggiorno in Bulgaria. Le
antiche cronache la definiscono: “una città antica e gloriosa, la più bella
dopo Costantinopoli”, niente male come biglietto da visita!
- Marcoledì 23 settembre, Veliko Tarnovo- Plovdiv km 323
Prima di
valicare lo spettacolare passo di Shipka, dominato dall’imponente monumento
alla libertà, meriterà una sosta il piccolo borgo di Tryavna, uno dei più belli
e tranquilli del paese, con il suo centro storico che rappresenta un capolavoro
di vicoli lastricati in pietra, case e cortili ornati di fiori, antiche fontane
e pittoreschi ponticelli. Decisamente un paio di ore ben spese, prima di
dedicarci alle gioie della guida. Koprivshtitsa: un vero scioglilingua, ma a
parte l’impronunciabilità del nome, il villaggio è un museo a cielo aperto, ben
conservato e con splendide residenze del periodo della rinascita nazionale
bulgara. L’arrivo di giornata sarà a Plovdiv, che con il suo centro storico
perfettamente conservato rappresenta una delle principali mete turistiche di
tutto il paese. A contribuire alla sua fama, l’ubicazione della città ai piedi
dei monti Rodopi, un luogo che per l’abbondanza di acqua ed una posizione
ideale e naturalmente protetta, è ininterrottamente abitato da circa 8000 anni.
- Giovedì 24 settembre, Plovdiv- Melnik km 257
La tappa è
breve ma i tempi per percorrerla decisamente non lo saranno. Cominciano le
montagne ed I Rodopi sono tra I più selvaggi del paese, oltre che ad essere tra
i miei preferiti. Dopo una trentina di chilometri obbligatroia la visita al
monastero di Bachkovo, risalente al 1063, secondo per importanza solo a quello
di Rila. Le chiese custodicono splendidi affreschi realizzati da Zahari Zagraf.
Ma il richiamo della strada oggi è forte! Distese infinite di foreste di
conifere, gole ripidissime, paesaggi spettacolari, siamo al confine con la Grecia.
Nonostante la bellezza dei posti, questi monti, che prendono il nome dal dio
trace Rhodopa, sono poco frequentatI. Sicuramente ha contribuito all’isolamento
della zona il fatto che fino ad una decina di anni fa l’area fosse
militarizzata, di importanza strategica e l’accesso vietato. Nei numerosi
villaggi, in particolar modo in quelli musulmani, abitati da turchi e pomac,
cristiani di etnia slava, convertitisi all’islam per ottenere benefici durante
l’occupazione ottomana, le antiche tradizioni sopravvivono.
“E così si continua, in solitaria. La giornata è
fredda, piove e salgo il passo di Slpcenskj sotto un nebbione che riduce la
visibilità in alcuni tratti a 5 metri.
Ci metto una vita e come la strada si affaccia sulla
valle il tempo migliora miracolosamente. E sarà una giornata indimenticabile: a
parte una rapida nevicata, una spruzzatina, niente di preoccupante, dalle parti
di Proglad, viaggerò attraversando i Rodopi da est verso ovest con la Grecia ad
un tiro di schioppo.
Strade difficili ma generalmente in buone
condizioni.
Considerate che, questo tratto, per lungo tempo è
stato vietato alla circolazione per gli stranieri. Anche la carta in cirillico
entra ben presto in difficoltà. Mi fermerò a controllare segnalazioni
incomprensibili e domandare informazioni parecchie volte: fan-ta-sti-co!!! Una
delle più belle strade del paese, secondo la guida, per me sicuramente la
migliore.
Pastori dalla stretta di mano poderosa, donne pomak
nei loro coloratissimi abiti, uomini curiosi ed ospitali nei piccoli villaggi
attraversati.”
Scusate, ancora
schegge di memoria. Cosa saremmo senza ricordi!!
Melnik è la
zona vinicola per antonomasia della Bulgaria, la sosta obbligatoria, le
degustazioni anche, la cena in un locale tradizionale pure, c’è poco da
aggiungere a parte che una grande serata ci aspetta.
Se non
l’abbiamo fatto ieri, il monastero di Rozen, a qualche chilometro da Melnik
merita una rapida visita, anche se la perla della giornata è rappresentata da
quello che è uno dei simboli del paese, il monastero di Rila, che raggiungeremo
in tarda mattinata. 22 chilometri dopo aver attraversato il paese omonimo. C’è
poco da dire o commentare. Già l’ubicazione, una valle ricoperta di foreste nel
massiccio omonimo, lascia esterrefatti. Dopo la visita, via verso Sofia, a cui
dedicheremo l’intera giornata di domani.
Giornata
libera, dedicata alla visita della città. Città di medie dimensioni e
relativamente giovane, ma che non nasconde l’atmosfera da crocevia tra
Occidente ed Oriente: chiese con cupole a cipolla, moschee ottomane ed
anacronistici e datati monumenti dell’armata rossa. La capitale della Bulgaria,
ha molto da offrire e forse un giorno non è molto, ma accontentiamoci: la
chiesa monumentale di Aleksander Newski, la cripta omonima con il museo delle
icone, il Palazzo Reale con la galleria d’arte Nazionale ci permetteranno di
arrivare a sera e gustare appieno la cucina tipica del paese che quì raggiunge
livelli d’eccellenza.
- Domenica 27 settembre, Sofia- Kotor km 642
E’ l’ultima
tappa, la destinazione l’Adriatico, da dove si sceglierà il porto d’imbarco per
il rientro in Italia che potrà essere più o meno veloce. Un trasferimento non
trasferimento, guidando su strade di montagna, che sarà anche l’occasione di
avere un anticipo di quello che potrebbe essere il viaggio dell’anno prossimo: i
Balcani, le Montagne Vecchie, come vengono chiamate dalle popolazioni locali.
Il cirillico
Quando in occasione del regno di
Preslav nell’893, il vecchio zar Boris, decise di elevare definitivamente lo
slavo a lingua ufficiale e liturgica del paese al posto del greco, la Bulgaria
si era appena lasciata alle spalle 4 anni piuttosto turbolenti. Il figlio
maggiore di Boris, Vladimiro, giunto al potere nell’889 dopo l’abdicazione del
padre, aveva consentito alle forze dell’aristocrazia non cristiana presenti nel
paese di riprendere, sebbene per poco, il sopravvento. Il padre, adirato, aveva
assaltato un convento nei pressi dell’antica capitale Pliska, destituendo
Vladimiro e facendolo accecare. Fu quindi il suo secondo figlio, Simeone I
(893-927), ad assumere il potere secolare nella nuova capitale Preslav, di
forte impronta cristiana. E così la Bulgaria ebbe un primo vescovo: Clemente di
Ohrid (840-916). Quest’ultimo era stato allievo di 2 religiosi che la storia
ricorda come apostoli slavi, i cui nomi monastici erano Cirillo (826-869) e
Metodio (816-885). Nel 1980, i 2 santi sono stati nominati da papa Giovanni
Paolo II addirittura “patroni d’Europa”. Sullo sfondo dei contrasti tra Roma e
Bisanzio per il predominio del latino e del greco nella chiesa universale della
cristianità, ma anche per il primato del pontefice di Roma o del patriarca di
Bisanzio, nell’863 i 2 furono invitati in Moravia per rinforzare la lingua
slava in quella regione. Dalla Baviera, Ludovico il germanico stava agendo
dietro le quinte per latinizzare questa zona. Cirillo fu il primo a creare un
alfabeto per poter tradurre in lingua slava alcune delle parti della bibbia. Il
suo tentativo, passato alla storia come lingua glagolica, si rivelò tuttavia
eccessivamente complicato. Soltanto i suoi allievi Clemente, Naum, Angelarij,
Gozard e Savva riuscirono a creare un alfabeto utilizzabile che proprio in suo
onore fu chiamato “cirillico”.
Nell’867 Cirillo e Metodio si recarono
a Roma per caldeggiare l’inclusione dello slavo tra le lingue ecclesiastiche al
pari del greco, del latino e dell’ebraico. Papa Adriano II li prese sotto la
sua protezione, condusse per anni un confronto aperto e concesse loro numerosi
privilegi. Alla sua morte avvenuta nell’869, Cirillo fu sepolto a Roma nella
chiesa di S. Clemente. Metodio si tuffò nuovamente nella grande politica della
chiesa e fu nominato arcivescovo di Pannonia.