Probabilmente in nessun altro luogo della Terra, le forze della natura sono così evidenti come in Islanda. Ghiacciai, vulcani attivi, geyser, calotte glaciali, cascate dall’incredibile portata d’acqua, sterminati deserti lavici sembrano creare un specie di competizione per catturare l’attenzione del visitatore, spesso disorientato ed inerme di fronte a tanta, sublime, maestosa potenza.
ITINERARIO- Seydisfjordour, Egilsstadir, Dettifoss, Husavik, Myvatn, Askja, Myvatn, Godafoss, Akureyri, Olafsfjordur, Siglufjordur, Varmahlíð, Sauðárkrókur, Höfðakaupstaður, Blonduos, Isafjordur, Pingejn, Fjalfoss, Latrabjarg, Brjànslaekur, Stjkkishòlmur, Blonduos, Hveravvelir, Gulfoss, Geyser, Pingvellir, Reykjavik, Reykjanestá, Blue Lagoon, Selfoss, Landmannalaugar, Hella, Skogafoss, Svartifoss, Jokulsàrlòn, Egilsstadir, Seydisfjordour.
LUNGHEZZA- dal confine italiano circa 9000km, sull’isola 3452km di cui circa 1.100 di fuoristrada.
L’Islanda,
per estensione, la seconda isola europea, situata ai bordi del circolo polare
artico, evoca molteplici immagini e sensazioni che vanno dalla visione
nostalgica del suo passato vichingo custodito dalle saghe, a quella di fonte di
conoscenza della cultura germanica precristiana, da quella che la rende il
magico scenario dei romanzi di Jules Verne o a quella ancora di antica base e
nascondiglio dei feroci pirati dalla barba rossa che per secoli infestarono le
coste britanniche.
Terra
di esploratori, il cui padre putativo è quel Leif Eriksson, che scoprì il nuovo
mondo ben 5 secoli prima di Colombo, è conosciuta dai più, a causa anche del
suo nome improprio e, senza dubbio alquanto riduttivo, come la terra dei
ghiacci e del freddo.
E
di tutti questi giudizi, l’ultimo in particolare è sicuramente il più
discutibile: terra ostile in cui la natura riveste un ruolo di assoluta
rilevanza ma dove le temperature, grazie anche all’influenza della corrente del
golfo, che lambisce i ¾ dell’isola, scendono raramente sotto lo zero termico e
sicuramente assai meno di quanto si possa immaginare.
“Se non ti piace il nostro clima, aspetta solo
un minuto” recita un proverbio islandese ed è proprio la variabilità uno dei
fattori da considerare maggiormente in un eventuale viaggio. Ma anche in
condizioni climatiche estreme, ed a queste latitudini capita spesso, la
straordinarietà dei luoghi conquista il viaggiatore.
L’Islanda
è una terra straordinariamente aspra e arida, dove il fuoco ed il ghiaccio
coesistono, dove rocce incandescenti e acque gelide formano un connubio unico
ed affascinante, dove le luci creano dei giochi cromatici indimenticabili che
fanno la gioia di chi ama la natura.
In
tanta unicità, sicuramente la moto rappresenta il modo migliore per vivere un’
avventura alla scoperta di questa terra, fra le più giovani del pianeta.
Ed
è proprio comprendendo queste immani forze che dominano la geografia islandese,
che si può pianificare un itinerario fatto su misura delle proprie esigenze e
capacità di guida.
Le
attrazioni naturalistiche sono innumerevoli, sconvolgenti e spesso a portata di
mano: se la consideriamo parte dell’Europa, qui troviamo le cascate con maggior
portata d’acqua, i ghiacciai più estesi, alcuni dei vulcani più attivi e
l’attività geotermica più intensa del continente.
C’è
davvero l’imbarazzo della scelta!!
Tanta
spettacolarità va però affrontata con prudenza ed attenzione. Non sarà fredda
come tanti credono, ma la variabilità e le avversità climatiche sono
sicuramente alcuni dei fattori da considerare in un’eventuale visita: pioggia e soprattutto venti forti possono rappresentare, a
volte, un difficile ed impegnativo ostacolo anche per i piloti più esperti. E’
preferibile attendere qualche ora piuttosto che avventurarsi su strade dove di
fatto il traffico è spesso scarso e le zone urbanizzate sono molto distanti fra
loro con praticamente possibilità nulle di trovare rifugio e riparo.
Ricordiamoci
che ci troviamo nella nazione meno popolata del continente, un altro dei
primati di questo paese.
Indicative
sono le strutture di colore arancione, dei veri e propri
rifugi, dislocati in tutto il paese nei punti di valico o dove le condizioni
meteo possono essere più avverse, nei quali è possibile ripararsi in caso di
necessità. All’interno si trovano un paio di brande, una radio, ma il loro
utilizzo è consentito solo in caso di gravi difficoltà. Una sicurezza in più
per ciclisti e motociclisti!!
Il
punto di arrivo via terra sarà sempre e solo il porto di Seydisfjordour, base
di partenza e di arrivo di qualsiasi viaggio con mezzo al seguito, punto di
attracco dei traghetti della Smyril-Line. Da qui i consigli dei
locali e le guide suggeriscono di guidare seguendo un itinerario antiorario: i
ciclisti lo fanno, ma vi garantiamo che comunque trovarsi in una giornata
ventosa da queste parti, il solo fatto di averlo di fronte o alle spalle
rappresenti un bel vantaggio o svantaggio, a secondo dei casi, anche per chi
non è costretto a pedalare.
Cominciamo
a parlare delle attrattive paesaggistiche che probabilmente solo questa terra
sa regalare.
Le
cascate, o foss. Sono 5, anche se mi sento di aggiungerne una sesta,
Fjalfoss comunemente chiamata Dynjandi, un po’ fuori mano, in quella zona dei
fiordi nord occidentali e di cui parleremo ampliamente più avanti: in ordine,
Dettifoss, Godafoss, Gullfoss, Skogafoss, Svartifoss. Ognuna diversa
dall’altra, ma tutte degne di attenzione. La cosa che più colpisce è
sicuramente la assoluta mancanza di controlli o recinzioni che consentono ai
visitatori di raggiungere l’orlo di questi prodigi della natura.
Seguendo
l’itinerario suggerito la prima sarà anche la più violenta: Dettifoss è,
infatti, la cascata più grande e con maggior portata d’acqua d’Europa. Assai
difficile rimanere insensibili di fronte ad uno spettacolo del genere: l’acqua,
precipitando con un’inaudita potenza più a valle, ci riduce a semplici ed
inermi spettatori immersi in un paesaggio irreale, ammutoliti ed esterrefatti
da un fragore assordante. Qui bisogna percorrere una pista, circa 30km ma,
credetemi, ne vale assolutamente la pena. Le altre invece, sono facilmente
raggiungibili, poiché situate nelle immediate vicinanze della ss1, in islandese
Hringbraut, in inglese Ring road, che rappresenta seguendo perlopiù la costa
per 1500km circa, l’arteria viaria principale dell’isola, ormai quasi
completamente asfaltata.
L’Islanda
è una delle regioni vulcaniche più spettacolari del mondo. Vi sono circa 200
vulcani postglaciali, almeno 30 dei quali ancora attivi. La media delle
eruzioni è di 1 ogni 5 anni. Nelle zone attive il vulcanesimo è accompagnato da
fenomeni termali di alta temperatura, quali solfatare, fumarole e sorgenti di
acque bollenti (hver), mentre nelle aree più antiche sono presenti sorgenti si acque minerali con temperature medio basse. Queste attività sono evidenti in
quasi tutta l’isola ma consigliamo sicuramente quelle della zona di Myvatn, di
Geyser e di Hveravellir. La prima dà il nome ad una riserva naturale, dove è
possibile esplorare le profonde spaccature vulcaniche Stòragja e Grjòtagja, i
blocchi di lava solidificata di Dimmuborgir, il grande cono di cenere di
Hverfjall ed i fenomeni geotermici di Nàmaskardh, utilizzati industrialmente.
La
seconda , fra l’altro ad appena un’ora di macchina dalla capitale ed a meno di
10 km da Gulfoss, offre al visitatore lo spettacolo dello Stòrj Geysir, uno dei
più famosi zampilli geotermici, segnalato dalle cronache fin dal ‘200.
Lo
spettacolo è davvero impressionante, gli spruzzi arrivano fino a 50m, ma non ad
orari fissi. Nell’attesa si può ingannare il tempo con il vicino Strokkur, che
erutta e zampilla getti d’acqua alti “solo” 20m, ogni 8 minuti.
Assolutamente
da non perdere la caldera di Askja, uno dei posti più incredibili che abbia mai
visto: immaginate una strada sterrata di 100 km per arrivare in una valle dove
c’è il campo per la notte, con un piccolo rifugio, da qualche anno ne hanno costruito uno più grande, che di fatto ha aumentato la ricettività, anche se io continuo a bivaccare, il posto è straordinario!!!
Da lì parte una pista di 8 km. scavata letteralmente
in una colata di lava di proporzioni gigantesche, per arrivare davanti a un ghiacciaio,
45 minuti di cammino nella neve per arrivare al cospetto di 3 laghi di origine
vulcanica, di cui uno con acque calde, di origine geotermica, dove immergersi
ed approfittare dei fanghi depositati sul fondo dello stesso. Assolutamente da
non perdere!
Hveravellir,
invece, si può raggiungere solo in luglio ed agosto per una lunga, polverosa,
desolata, affascinante strada sterrata. 95km da Gullfoss oppure tagliando in 2
l’isola percorrendo la F35, per 200km di fuoristrada. Va detto che questa zona
fa parte dell’altopiano montuoso centrale, l’ultima vera landa desertica
d’Europa. Delle piste che l’attraversano, questa è sicuramente la più facile,
non ci sono guadi da attraversare e le condizioni della pista sono in continuo
miglioramento.
Se
decidete di tentare, sabbie grigie e pietre nere vi accompagneranno per quasi
tutto il tracciato schiacciato, nella sua parte finale, dai ghiacciai
Langjokull e Hofsjokull.
Altra
attrattiva imprescindibile dall’esperienza islandese è senza alcun dubbio
Landmannalaugar.
Anche qui bisogna affrontare una pista, la F208, circa 40km,
ma lo spettacolo cromatico di questa valle anche in questo caso, ricompensa
ampliamente gli sforzi fatti. Se pensavate di aver ormai catalogato tutti gli
abbinamenti di colore possibili nel corso del viaggio, qui dovrete ricredervi
una volta di più. Le vette di riolite, una combinazione di minerali sottoposti
a metamorfosi dall’attività geotermica e vulcanica, che conferiscono al terreno
un colore rossastro, si confondono alle serpeggianti colate di lava,
intervallate dall’intenso azzurro dei laghi di montagna. A stupire
maggiormente, una vegetazione bassissima, un specie di muschio di un verde
intensissimo. Davvero straordinario!
Ma
nell’itinerario proposto siamo riusciti anche ad inserire la zona nord
occidentale, comunemente chiamata dei fiordi. Nonostante la straordinaria
bellezza, sono la parte del paese meno visitata, a causa dell’impervia
posizione, collegata al resto dell’isola da uno stretto istmo di appena 10km
che lo rende una specie di isola di 8600km quadrati, e del clima che a queste
latitudini può essere davvero ostile, ai confini del circolo polare Artico e
proteso come un artiglio nell’oceano verso la Groenlandia.
Tutto
ha un aspetto estremo e l’impietosa geografia rende i percorsi lunghi ed
impegnativi in caso di tempo avverso.
Al
momento del viaggio erano in corso i lavori per asfaltare il tratto orientale
della 61, da Arngeroareyri a Isafjordour, un percorso di 200km per meno di 40
in linea d’aria!! Si procede intorno a 7 fiordi anche se la strada si mantiene
in prevalenza al livello del mare.
Ma
se la 61 vi piacerà, rimarrete entusiasti della 60, che ridiscende verso sud
attraversando alcuni degli scenari più spettacolari dell’intera isola. Si
tratta di una strada montana, che si snoda attraverso stretti valichi, valli
dalle incredibili varietà cromatiche ed impervie coste. Questa è l’alternativa
per poter arrivare a Isafjordour, ma una volta superati i villaggi di Flateyri
e Pyngeri, diventerà poco più di un sentiero. In questo tratto costeggiando in
quota il fiordo di Dynjandisvogur, noterete in lontananza l’armoniosa Dyniandi,
letteralmente “tonante”, la cascata più imponente della zona. Con un fronte
molto ampio, più di 60m, scende come un velo dall’alto di una scogliera di
100m, formando ai suoi piedi 5 cascate più piccole. Scenografica.
Poco
più a sud si trova il bivio per uno dei principali punti di accesso alla zone
dei fiordi: il terminal dei traghetti di Brjànslaekur. Per noi
invece non è ancora finita, quindi sx per la statale 63. La strada non è gran
che, ma il punto di arrivo sono le scogliere di Làtriabjarg, la maggiore
attrazione turistica, che in estate diventa il punto di osservazione di
migliaia di uccelli marini quali urie, gabbiani tridattili e pulcinella di
mare, ma anche specie più rare come aquile di mare dalla coda bianca e
girifalco islandesi.
Le
scogliere, oltre ad essere bellissime, sono situate anche nel punto più a ovest
d’Europa
(N
65°30’11’’W 24°31’44’ ).
Bene,
queste sono le cose che più ci hanno interessato e colpito ma, nell’itinerario
proposto ci sono certamente anche altre mete degne di attenzioni, fermo
restando che il percorso può essere cambiato e stravolto a secondo delle
esigenze dei singoli. Una cosa è certa, a prescindere da percorsi, capacità di
guida, tipo di mezzi utilizzati e tempi a disposizione: l’Islanda è
sicuramente, con le sue attrattive paesaggistiche e la sua natura prorompente,
un sogno, una meta da inserire nei programmi di qualsiasi moto turista.
I pulcinella di mare
I
pulcinella di mare, “lundi” in islandese, appartengono alla famiglia dell’alca,
che include le gazze marine e le urie, sono in pratica l’equivalente artico dei
pinguini.
Uccelli piccoli e paffuti dal corpo eretto e dal piumaggio
variopinto, con zampe arancioni ed un ridicolo becco a forma di vela striato di
giallo e rosso. Ogni mese di aprile, circa 6 milioni di pulcinella tornano in
Islanda per riprodursi dopo aver svernato in luoghi sconosciuti.
LA TERRA DEI RECORD
L’Islanda
rappresentava al momento del viaggio effettuato nell’agosto 2008, dal punto di
vista sociale, la terra dei record, il paese più felice del mondo, ma anche uno
dei più belli, l’Islanda non si può che amare, credete ad uno che c’è stato 3
volte!! Purtroppo il paese appena un mese dopo è stato letteralmente travolto
dalla crisi economica che ne ha sancito un radicale, drastico e drammatico ridimensionamento!!!
Credo che sia comunque ancora utile leggere quello che si scriveva solo fino a
pochi mesi fa di questa terra che continua a rimanere splendida.
LO SAPEVATE CHE….A PROPOSITO DI RECORD
(notizie pubblicate nella primavera 2008!!)
Il
paese più felice del mondo (London School Economics)
Il
paese più pacifico del mondo (Economist Intgelligence Unit)
Il
paese con la più amplia libertà di stampa (Report Sans Frontier 2007)
Il
paese con il 5° maggiore reddito pro-capite al mondo: 40.000€ l’anno
L’unico
paese della Nato senza esercito
Il
5° paese al mondo per bassa densità: un terzo dell’Italia per 313mila abitanti
Il
numero di poliziotti: 679
La
più alta vendita di libri per numero di abitanti
Il
maggior numero di divorzi al mondo
La
più lunga aspettativa di vita per gli uomini
Il
primo paese al mondo ad avere una donna presidente, eletta nel 1986 ed a
legalizzare i matrimoni gay, nel 1996
LANA
ISLANDESE
Caldissimi, morbidi, resistenti, i prodotti in lana dell’Islanda, sono oltre che un souvenir da mostrare orgogliosi ad amici e parenti, una volta rientrati in Italia, anche una comoda alternativa ai moderni prodotti termici in commercio. Siamo andati alla ricerca dei luoghi migliori dove acquistarla e dove viene prodotta.
I vichinghi arrivarono sull’isola nell’874, portando
con se 2 animali: il pony e la pecora.
Nel tempo entrambi gli animali hanno avuto quasi lo stesso impatto dell’uomo
sulla storia e lo sviluppo del paese. La pecora islandese è unica per la
purezza della sua lana, protetta da secoli di isolamento e totale assenza di
contatti con altre razze. Probabilmente senza le pecore l’Islanda sarebbe stata
inabitabile. Un’evoluzione di più di 1100 anni di esposizione al clima sub
artico ha portato la lana islandese ad assumere delle caratteristiche uniche,
una distintiva combinazione tra fibre esterne ed interne: le prime sono lunghe
spesse e completamente impermeabili, le seconde sono sottili, soffici ed
isolanti fornendo una alta resistenza al freddo.
Un’altra importante caratteristica è il colore
naturale, nero, grigio, marrone come la solita bianca. Insieme questi colori
creano il look distintivo dell’abbigliamento islandese, uno dei più conosciuti
esempio
chiedo ad un paio di signore attempate che sono in
pausa caffè e con incredibile solerzia mi presentano Sandra,
inizia la produzione di calze negli anni ’80, nel
1995 la produzione si estende anche ai prodotti tipici di abbigliamento più
classico.
12-14 dipendenti e la vendita è rivolta solo al
mercato interno, ma hanno il sito anche in lingua francese e tedesca.
Le strade
La statale 1, che segue per lo più la costa e
comunemente chiamata Ring Road, è ormai quasi completamente asfaltata tranne il
tratto nella parte sud orientale dell’isola. Per le altre vie di comunicazione,
un lento processo di “asfaltizzazione” è in atto, ma dovrete affrontare
sterrati più o meno impegnativi e nelle piste centrali del paese, guadare
fiumi. Un vero spasso, ma ricordiamo ancora una volta di prestare attenzione
alle condizioni climatiche e delle strade: anche il più banale dei problemi può
diventare cosa seria a queste latitudini.
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