21 maggio 2011

ALTITUDINI ETREME 2011

Una vera chicca, per intenditori, un itinerario che ha come meta il Salar de Uyuni, ma che ci porterà a conoscere anche il nord del Cile con la stupenda e rilassante san Pedro de Atacama: deserti policromatici, valli rigogliose, montagne impervie, lagune colorate, canyon spettacolari, impervi passi andini. Per chi se la sentisse poi, sosta prolungata a La Paz per affrontare la famosa e temuta “Carretera de la muerte”! Esperienza indimenticabile per un viaggio da sogno

              
Da “SOGNI”, viaggio effettuato in solitaria nel 2003, 5 mesi, km 30.469
“La strada, che dovrebbe essere una statale, si eclissa, scomparendo. Niente, una traccia, o meglio più tracce, senza nessun riferimento, segnale o indicazione. Niente. Solo qualche jeep a cui chiedere informazioni ed il solito pullman che raggiungo ma che perdo sistematicamente fermandomi a scattare foto, tanto da ritrovarmelo dietro dopo un paio d’ore. Speranza, speranza di non perdersi, per poi arrivare, dopo 200km, ai bordi del salares e rimanere a bocca aperta. Il mio rapporto con il salar di Uyuni, era iniziato qualche anno fa con uno shock visivo, protrattosi poi per giorni, avvenuto su una rivista fotografica. Mi ricordo che era stato amore a prima vista “un giorno ci andrò, forse in moto”, rendendomi benissimo conto delle difficoltà. Logico che nel momento in cui vi arrivo, la mia reazione è quella di un bambino al quale hanno fatto un regalo insperato ma desiderato per lungo tempo. Percorro qualche km su di un terrapieno e poi la strada scende nella piana, il pomeriggio sta spingendo il sole verso l’orizzonte. Luci, incredibili! La vista spazia nel niente infinito, mai più pieno di significati: il bianco del sale, l’azzurro del cielo e l’ombra della moto. Mi sento un uomo, solo, fortunato e stupidamente felice. Mi trovo a quasi 3.700m d’altitudine, nella distesa piatta più estesa del mondo con i suoi 12.106 km quadrati. Secondo le recenti teorie geologiche, questa parte dell’altipiano era un tempo completamente sommerso dall’acqua. Trascorrerò 3 giorni, in quello che, considero uno dei posti realmente più incredibili, spettacolari, suggestivi, fantastici che mai mi sia capitato di visitare.” Lo spettacolo in qualunque periodo dell’anno si giunga è fantasticamente suggestivo: quando la superficie si asciuga, le saline trasformano il paesaggio in una bianca distesa accecante dalle dimensioni infinite, quando si ricoprono d’acqua,  si formano degli specchi che riflettono alla perfezione le nuvole ed il cielo blu dell’altipiano, facendo scomparire l’orizzonte.”   
 

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MOTOVACANZE.IT e LANDSAILS di nuovo insieme
Riprende la collaborazione per la realizzazione di grandi tour


Ritorna nello staff organizzativo della nostra associazione il grande motociclista e fotografo Giovanni Lamonica che negli ultimi anni ha maturato anche importanti esperienze come accompagnatore di tour in moto di gruppo per varie organizzazioni ed agenzie. Dalla sua eccezionale esperienza e conoscenza di molti luoghi nel mondo potranno nascere nuove proposte di tour per i nostri soci. Iniziando da un nuovo tour in SUDAMERICA, previsto tra il 17 dicembre 2011 ed il 5 gennaio 2012, ALTITUDINI ESTREME. Una vera chicca, per intenditori, un itinerario che ha come meta il Salar de Uyuni, ma che ci porterà a conoscere anche il nord del Cile con la stupenda e rilassante san Pedro de Atacama: deserti policromatici, valli rigogliose, montagne impervie, lagune colorate, canyon spettacolari, impervi passi andini. Per chi se la sentisse poi, sosta prolungata a La Paz per affrontare la famosa e temuta “Carretera de la muerte”! Esperienza indimenticabile per un viaggio da sogno. 

           
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16 maggio 2011

IN ATTESA DELLA PARTENZA1



A 2 settimane dalla partenza per Tashkent, una piccola selezione, divisa in 2 parti, del viaggio effettuato nel 2010 e che ci ha permesso di arrivare nella capitalke uzbeka. Una manciata di foto che valgono più di 1000 parole! La seconda puntata tra sette giorni. CIAO!

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14 maggio 2011

Abruzzo “a tutto moto” 21/24 luglio 2011



Un bellissimo itinerario alla scoperta dell’Abruzzo, una delle regioni italiane che più offre a chi ama viaggiare su due ruote. Strade solitarie e suggestive, con sosta nelle località più belle di questa terra, scoprendo magnifici paesaggi, ottima cucina locale e sorprendenti tesori della storia e dell’arte.

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                        TALENTI ITALIANI 

 

09 maggio 2011

SCANDINAVIA 2 luce eterna

 

La seconda parte del viaggio, ci vede affrontare la Scandinavia europea e la discesa verso casa dalle repubbliche baltiche.


La strada che da Murmansk conduce al confine norvegese, attraversa una zona che fino a circa dieci anni fa era assolutamente, tristemente, sovieticamente, off limits. Le basi militari si susseguono con regolarità nei 200 km scarsi che separano la più grande città oltre il Circolo Polare Artico (Murmansk appunto), da Nikel ultimo baluardo di cemento e fabbriche prima del nulla del deserto lappone.
Non è raro incappare in un’esercitazione di carri armati e poter rimanere ad osservare sotto lo sguardo dei militari!
Adesso ci si può fermare e fotografare tranquillamente, soffermandosi ad osservare e riflettere sulle dimensioni di questi agglomerati urbani, ma chiedendosi cosa ci possa fare, oggi, qui, a queste latitudini e soprattutto con questo clima, così tanta gente.
Certo, il controllo del territorio è, di fatto totale, ma perché? Ha ancora un senso nel luglio del 2002?
Gli spunti fotografici sono comunque innumerevoli: dalle solite statue mausoleo di proporzioni monumentali, edificati nel nulla assoluto, alle perentorie falci e martello, alte diversi metri che ogni tanto appaiono sul ciglio della strada, ai carri armati che ricordano l’eroica resistenza del popolo russo nell’ultima guerra.
Inutile dire che al confine, il traffico è completamente inesistente, noi, un furgone e 2 macchine, e sorprendentemente anche l’espletamento delle varie formalità è assai rapido.
La Norvegia ci accoglie con le sue strade perfette, l’efficienza turistica dei suoi centri informazione, la cortesia dei suoi abitanti, le sue urbanizzazioni asettiche.
Poche decine di km, e tutto è cambiato. Non siamo certi che sia proprio quello che vogliamo, anche se c’è da dire che questa è, soggettivamente, dal punto di vista degli scenari e del paesaggio, la parte più interessante e spettacolare dell’intero itinerario.
Accompagnati da un sole che domina un cielo azzurrissimo, ci spingiamo verso nord alla coincidenza con i battelli che in questo periodo dell’anno navigano sul mar di Barents in pieno sole di mezzanotte. Il servizio è diventato ormai una tappa turistica, al quale molti non riescono a rinunciare. In circa 2 settimane, 12 giorni per l’esattezza, è possibile navigare lungo una delle coste più spettacolari del mondo partendo da Bergen fino a Kirkenes, per poi tornare al punto di partenza.
Nato come vitale mezzo di trasporto e comunicazione per giungere nelle più remote località sperdute nel labirinto dei fiordi, fu ideato da Richard With, e prese servizio per la prima volta nel luglio 1893.
Le fermate sono 34, si naviga giorno e notte e l’esperienza a bordo può essere suddivisa in tappe, ed è proprio questa la nostra intenzione.
La nostra destinazione è Berlevag, punta estrema occidentale della penisola del Varangerh.
La strada è bellissima, desolata ed illuminata, i laghi si alternano ai fiordi, confondendo ulteriormente le idee in queste notti non notti, che dilatano tempo e spazio, illudendoci che il viaggio possa non finire, come questa luce accecante.
Nonostante le innumerevoli soste, arriviamo con un certo anticipo in questo solitario villaggio di pescatori. Il paese è anche conosciuto per l’eccezionale altezza che le onde, in alcuni periodi dell’anno raggiungono prima di infrangersi sul suo molo, anche 10 metri!!
Navigheremo verso la penisola di Nordkinn, il vero punto più a nord dell’Europa continentale (70°8’ di latitudine) tra le 23.00 e le 2.00.
Il traghetto è puntualissimo e a dispetto della poco rassicurante fama che circonda questa propaggine del Mar Glaciale Artico, anche la traversata è tranquilla e rilassata, fino allo sbarco a Menham (penisola di Nordkinn), in perfetto orario.
Stavolta la stanchezza comincia a farsi sentire, il fisico sa essere più saggio dei nostri occhi e decidiamo di procedere verso Gamvik (20 km più a nord, sempre penisola di Nordkinn), paese più a nord d’Europa, e di bivaccare sul primo fiordo disponibile.
Naturalmente il progetto viene realizzato con successo, ma purtroppo al risveglio, l’incantesimo si è rotto: il magnifico tempo che ci ha accompagnato per 2 settimane e più, è stato sostituito da una pesante coltre di nubi che scaricano gocce di pioggia con una frequenza tipica per queste latitudini, ma alquanto indisponenti.



Le cose migliorano un po’ durante la giornata, permettendoci di percorrere verso sud la 888, denominata Nordkinveien, che in inverno è il percorso stradale più impegnativo della Norvegia.
La strada ottimamente battuta percorre una serie di altopiani spesso spazzati dai venti, in un ambiente lunare veramente suggestivo.
Arrivati a Ilfjord imbocchiamo a dx la 98 costeggiando ancora l’Isfjord, il traffico comincia ad aumentare di intensità, ma mantenendosi a livelli più che accettabili, soprattutto paragonato a quello che avevo incontrato 5 anni fa, nella mia seconda esperienza scandinava.
Infatti, i norvegesi, con una sapiente educazione turistica nei confronti dei visitatori (ma anche con dei prezzi veramente allucinanti) sono riusciti a dirottare il traffico stradale, che stava letteralmente strangolando anche queste latitudini su alternative più controllabili e meno pericolose per la salvaguardia ambientale: traghetti, appunto e aerei.



Nordkapp è ora raggiungibile via terra per mezzo di un tunnel che ha un prezzo da concerto dei Pink Floyd, o da pasto completo a base di frutti di mare in un locale alla moda di Parigi.
Ma non è finita qui, una volta arrivati, se non siete studenti o pensionati (risparmierete circa il 70%), preparatevi a sborsare 35 Euro, più o meno, che però vi danno diritto, udite udite, alla visita della mega struttura, in gran parte sotterranea, di 5000 m quadrati (!!!), la possibilità di campeggiare gratuitamente negli appositi spazi, oltre all’immancabile foto di rito ai piedi del mappamondo, posto sull’orlo di questo granitico promontorio roccioso bruno scuro. Non male eh?
Da qui, cominciamo la lenta discesa verso sud.
Sarà Norvegia fino alle Lofoten, splendide, frastagliate isole, montagne emergenti nel Mar di Norvegia, poste oltre il Circolo polare Artico.
2 giorni e mezzo, fra continue imprecazioni per quello che potrebbe essere ed invece viene nascosto o meglio coperto, da una fitta coltre di nubi, che sembrano piantate, addirittura incagliate come le vecchie imbarcazioni nel fiordo di Murmansk, su queste splendide cime montuose, che con le sue rocce si tuffano direttamente in mare.
Siamo tentati, no, meglio sono tentato, di insistere nell’attesa, nella speranza che un vento benevolo permetta al sole, che in questo periodo dell’anno è sempre e comunque abbondantemente oltre l’orizzonte, di tornare ad illuminare uno degli spettacoli più alti, che la Norvegia riesce ad offrire ai suoi visitatori.
Ma anche le previsioni meteorologiche sono contro di me, e le ardite e razionali strutture di Alvar Aalto ci attendono in Finlandia dopo un trasferimento lampo che ci permette di tagliare in 2 la Scandinavia in sola mezza giornata per arrivare al traghetto di Vaasa in Svezia.



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 TESTO 

04 maggio 2011

Sardegna 2011: insolita, bella, dura, romanzesca

                                                        
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16 aprile 2011

SCANDINAVIA 1 murmanskaya

 
Si può giungere ai confini estremi dell’Europa, seguendo una via alternativa a quella più logica, usuale e frequentata? La risposta è affermativa: spingersi al nord transitando dalla Carelia, in Russia, percorrendo quasi 13000 km, attraversando 13 Stati, in un fantastico viaggio di 5 settimane rincorrendo “il sole di mezzanotte”.

              



                      
“Siete già sulla Murmanskaya!” L’uomo alla fermata del tram con un gesto di una perentorietà staliniana, ci da finalmente una certezza.
All’ennesimo tentativo ci siamo!
Il fatto di essere sulla strada giusta ci lascia uno strano senso d’euforia. Tentare di attraversare San Pietroburgo dopo la visita alla stupenda reggia di Peterhoff, non rappresenta niente d’impossibile, avventuroso, o tanto meno pericoloso, ma sicuramente preparatevi a perdere tempo, tanto tempo. La segnaletica, naturalmente in cirillico, è praticamente inesistente, ed in una città di circa 5 milioni di abitanti, con un sistema viario in pessimo stato, vi trasformerà inevitabilmente in degli esploratori in una giungla di cemento degradato. Eppure, 3 giorni prima eravamo stati molto più fortunati, ma solo perché arrivando da Novogorod, davvero altra cosa con i suoi blandi ritmi da provincia e lo splendido Cremlino adagiato sulla sponda dx del fiume Volhov, ci eravamo trovati, senza volerlo, già sulla direzione giusta, ed anche perché i Prospekt, questi immensi vialoni che costituiscono le arterie principali del traffico della ex capitale dell’immenso, ex impero sovietico, confluiscono quasi tutti verso il suo cuore. San Pietroburgo, Pietrogrado, Leningrado, per poi ridiventare nuovamente San Pietroburgo. Necessità storiche e volontà politiche hanno fatto sì che la più giovane metropoli europea (appena 300 anni) cambiasse 4 volte il suo nome.
“ Città astratta e premeditata” come la definì Dostoevskij, sicuramente anche lo stesso suo ideatore, lo zar Pietro I° il Grande, non poteva immaginare di riuscire a creare in una zona di paludi quella che viene riconosciuta come la Venezia del nord. Un fascino consolidato, nonostante problemi sociali ed economici, da ben 8 cattedrali, architetture a cui tanto hanno contribuito lo stile e l’ingegno italiano, palazzi reali, e l’Ermitage, gigantesco nella sua spettacolarità, che già da solo varrebbe il viaggio, od una semplice visita. Percorriamo gli ultimi km cittadini attraversando la solita (per la realtà russa) periferia impersonale fatta di palazzi formicaio in quartieri dormitorio e, dopo l’ennesimo posto di blocco della polizia, un cartello con la fatidica scritta Murmansk km 1387, ci fa capire che sarà un lungo trasferimento, sebbene la luce a disposizione sia di fatto perpetua anche già a questa latitudine.
Fino a Petrozavosdk, adagiata su un lago dal nome impronunciabile, che dovrebbe suonare all’incirca come Oneoga, ma con temperature invernali da far impallidire anche le celle frigorifere per la congelazione delle carni, il traffico è intensissimo, con la strada che continua a mantenersi seriamente disastrata. Gli orologi c’informano che è tardi, le condizioni ambientali accendono di riflessi irreali il lago. Decidiamo di dare un’occhiata al centro. La città appare tranquilla con una bella gioventù per le vie del centro che diradano verso la sponda del lago. Siamo fermi ad un semaforo, quando veniamo affiancati da una coppia a bordo di una vecchia Diniepr, che della struttura originale ha mantenuto solo il motore: Lion, il proprietario ha sostituito tutto nel tentativo di rendere il mezzo una specie di cruiser. Solite discussioni motociclistiche su destinazioni, km, mezzi usati, e la fatidica domanda viene pronunciata: “dove pensate di fermarvi per la notte?”
E’ un invito indiretto poiché hanno un amico, Edward, motociclista con la solita, immancabile, diffusissima Diniepr, ma stavolta trasformata in una sorta di GS, che potrebbe metterci a disposizione un suo appartamento in cui non vive più da tempo.
Lo osservo: “Ma come fa a saperlo?”
“Lo informo adesso!” Detto, fatto.
Alle 2 del mattino stiamo ancora discutendo e bevendo birre, e la cosa andrebbe ancora avanti per ore se non fosse la moglie di Lion, Natalia, come da buona tradizione russa, a rivestirsi di personalità e a mandare tutti a letto preoccupata del fatto che l’indomani ci attenda una vera e propria abbuffata di km. Naturalmente i postumi della serata si ripercuotono sull’orario di partenza, ma una volta imboccata la M18 direzione nord, appare subito chiaro che le cose sono cambiate, il traffico è diminuito, qualche camion e pochissime macchine, con questo nastro d’asfalto (appare anche in condizioni migliori) che si srotola in una foresta di pini per centinaia di km. Persino i distributori di benzina, nonostante le scarsissime informazioni a disposizione, si susseguono con una certa frequenza. Spuntino nei pressi di Letha, a base d’insalata russa di pesce e tartine al salmone, per ripartire sotto un tiepido sole. Dopo pochissimo, incontriamo l’ennesima pompa di benzina. Abbiamo mezzo serbatoio, ci osserviamo in una tacita, silenziosa constatazione, di quanto fossero inesatte le informazioni che avevamo in merito alla capillarità dei rifornimenti in Carelia e ripartiamo. 60 km, ed arriviamo al bivio di Kem.
Il paese e la benzina distano 25 km.
La deviazione non ci attira, guidiamo per qualche km e chiediamo informazioni all’autista di un autobus fermo per un guasto.
Mario fa sfoggio del suo incredibile vocabolario russo di ben 20 parole.
“dice che non ricorda bene ma ce ne dovrebbe essere uno fra circa 50 km”
40, 50, 60 km!!!!
all’ennesimo cantiere stradale ci fermiamo  e scopriamo che non solo non ci sono distributori, ma che il prossimo è a ben 100 km!!!
Fregati! In mezzo al niente con il cantiere che utilizza solo motori diesel, ed un traffico di 1 o 2 macchine ogni mezz’ora.
Tanica, tubo, messi gentilmente a disposizione dagli operai e cominciamo l’attesa di qualche volenteroso distributore ambulante di benzina. Al terzo tentativo possiamo provare la nostra bioscopia benzinesca su di una Opel Kadett, apparentemente in buono stato di salute. I nuovi serbatoi hanno però una specie di retino che impedisce questo tipo di chirurgia diagnostica. Ci serve una Zigulì, non le caramelle, ma le Lada che fortunatamente rappresentano un buon 70-80% del parco circolante russo. Altre 5 macchine e troviamo i primi 5 litri, ma il nostro benefattore non può darcene di più poiché gliene restano solo 7. Risate, scambio di battute, un Euro per ricordo e riinizia l’attesa. Mezz’ora e siamo nuovamente in viaggio. L’attraversamento del Circolo Polare Artico avviene con un fantastico sole di mezzanotte. La monotonia della strada, assume i connotati e le luci da grandi latitudini. Inspiegabilmente dopo gli asfalti voragine nel sud, la qualità va migliorando man mano che si procede verso nord. Certo siamo lontani da standard occidentali, ma ci si può distrarre più facilmente. Anche i controlli della polizia con i loro radar diventano più rari.
Dovremmo fermarci, ma proseguiamo, suggestionati dalla “luce eterna”, fino a quando Mario non nota del fumo, mi fermo e….sono completamente imbrattato di liquido refrigerante, un sasso deve aver bucato il radiatore dell’acqua. Che fare? È ormai tardissimo, e di arrivare a Murmansk, 450.000 abitanti, nessuna informazione in merito, non se ne parla neanche. Decido, nonostante Mario non sia d’accordo, di bivaccare per strada.
Domani si vedrà!
Dopo neanche 4 ore di sonno, delle voci mi svegliano. Anatholy e Vladimyr stanno andando in città per lavoro, con un camioncino. A gesti spiego la mia situazione. Loro mi confermano che l’unica possibilità per la riparazione, è assolutamente Murmansk. Naturalmente si offrono di aiutarmi caricando me e la moto sul furgone e conducendoci dapprima al primo bar per offrirci la colazione e poi al concessionario Volvo, dove, dopo aver smontato il pezzo infortunato, ed averlo lavato, un meccanico dell’officina si offre di effettuare la riparazione con la pasta saldante a freddo che abbiamo trovato in città. Io probabilmente sarei stato meno preciso distribuendo la pasta sulla parte lesionata, lui effettua un lavoro di fino incidendo la parte e schiacciandola con una pinza prima di saldarla. Un’ora di attesa, rimontiamo il tutto sempre sotto lo sguardo vigile dei meccanici dell’officina che a turno, ogni tanto, escono a controllare che il lavoro sia fatto a regola d’arte e nel primo pomeriggio siamo nuovamente in grado di riprendere il viaggio, la riparazione tiene.
Sono tutti lì ad osservarci, chiediamo quanto dobbiamo per il lavoro, il proprietario guarda il meccanico e lui a gesti mi fa capire che abbiamo fatto tutto noi.
 “Buon viaggio!!” e ci regala anche 2 litri di liquido refrigerante, per le emergenze.
Mentalmente tocco ferro, ringraziamo ed andiamo a cercare l’albergo della catena Siemens. Stasera picnic sul fiordo davanti alla ex base missilistica nucleare di Severomorsk.

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