La seconda parte del viaggio, ci vede affrontare la Scandinavia europea e la discesa verso casa dalle repubbliche baltiche.
La strada che da Murmansk conduce al confine norvegese,
attraversa una zona che fino a circa dieci anni fa era assolutamente,
tristemente, sovieticamente, off limits. Le basi militari si susseguono con
regolarità nei 200 km scarsi che separano la più grande città oltre il Circolo
Polare Artico (Murmansk appunto), da Nikel ultimo baluardo di cemento e
fabbriche prima del nulla del deserto lappone.
Non è raro incappare in un’esercitazione di carri armati e
poter rimanere ad osservare sotto lo sguardo dei militari!
Adesso ci si può fermare e fotografare tranquillamente,
soffermandosi ad osservare e riflettere sulle dimensioni di questi agglomerati
urbani, ma chiedendosi cosa ci possa fare, oggi, qui, a queste latitudini e
soprattutto con questo clima, così tanta gente.
Certo, il controllo del territorio è, di fatto totale, ma perché?
Ha ancora un senso nel luglio del 2002?
Gli spunti fotografici sono comunque innumerevoli: dalle
solite statue mausoleo di proporzioni monumentali, edificati nel nulla
assoluto, alle perentorie falci e martello, alte diversi metri che ogni tanto
appaiono sul ciglio della strada, ai carri armati che ricordano l’eroica
resistenza del popolo russo nell’ultima guerra.
Inutile dire che al confine, il traffico è completamente
inesistente, noi, un furgone e 2 macchine, e sorprendentemente anche
l’espletamento delle varie formalità è assai rapido.
La Norvegia ci accoglie con le sue strade perfette,
l’efficienza turistica dei suoi centri informazione, la cortesia dei suoi
abitanti, le sue urbanizzazioni asettiche.
Poche decine di km, e tutto è cambiato. Non siamo certi che
sia proprio quello che vogliamo, anche se c’è da dire che questa è,
soggettivamente, dal punto di vista degli scenari e del paesaggio, la parte più
interessante e spettacolare dell’intero itinerario.
Accompagnati da un sole che domina un cielo azzurrissimo, ci
spingiamo verso nord alla coincidenza con i battelli che in questo periodo
dell’anno navigano sul mar di Barents in pieno sole di mezzanotte. Il servizio
è diventato ormai una tappa turistica, al quale molti non riescono a
rinunciare. In circa 2 settimane, 12 giorni per l’esattezza, è possibile
navigare lungo una delle coste più spettacolari del mondo partendo da Bergen
fino a Kirkenes, per poi tornare al punto di partenza.
Nato come vitale mezzo di trasporto e comunicazione per
giungere nelle più remote località sperdute nel labirinto dei fiordi, fu ideato
da Richard With, e prese servizio per la prima volta nel luglio 1893.
Le fermate sono 34, si naviga giorno e notte e l’esperienza
a bordo può essere suddivisa in tappe, ed è proprio questa la nostra
intenzione.
La nostra destinazione è Berlevag, punta estrema occidentale
della penisola del Varangerh.
La strada è bellissima, desolata ed illuminata, i laghi si
alternano ai fiordi, confondendo ulteriormente le idee in queste notti non
notti, che dilatano tempo e spazio, illudendoci che il viaggio possa non
finire, come questa luce accecante.
Nonostante le innumerevoli soste, arriviamo con un certo
anticipo in questo solitario villaggio di pescatori. Il paese è anche
conosciuto per l’eccezionale altezza che le onde, in alcuni periodi dell’anno
raggiungono prima di infrangersi sul suo molo, anche 10 metri!!
Navigheremo verso la penisola di Nordkinn, il vero punto più
a nord dell’Europa continentale (70°8’ di latitudine) tra le 23.00 e le 2.00.
Il traghetto è puntualissimo e a dispetto della poco
rassicurante fama che circonda questa propaggine del Mar Glaciale Artico, anche
la traversata è tranquilla e rilassata, fino allo sbarco a Menham (penisola di
Nordkinn), in perfetto orario.
Stavolta la stanchezza comincia a farsi sentire, il fisico
sa essere più saggio dei nostri occhi e decidiamo di procedere verso Gamvik (20
km più a nord, sempre penisola di Nordkinn), paese più a nord d’Europa, e di
bivaccare sul primo fiordo disponibile.
Naturalmente il progetto viene realizzato con successo, ma
purtroppo al risveglio, l’incantesimo si è rotto: il magnifico tempo che ci ha
accompagnato per 2 settimane e più, è stato sostituito da una pesante coltre di
nubi che scaricano gocce di pioggia con una frequenza tipica per queste
latitudini, ma alquanto indisponenti.
Le cose migliorano un po’ durante la
giornata, permettendoci di percorrere verso sud la 888, denominata
Nordkinveien, che in inverno è il percorso stradale più impegnativo della
Norvegia.
La strada ottimamente battuta percorre una serie di
altopiani spesso spazzati dai venti, in un ambiente lunare veramente
suggestivo.
Arrivati a Ilfjord imbocchiamo a dx la 98 costeggiando
ancora l’Isfjord, il traffico comincia ad aumentare di intensità, ma mantenendosi
a livelli più che accettabili, soprattutto paragonato a quello che avevo
incontrato 5 anni fa, nella mia seconda esperienza scandinava.
Infatti, i norvegesi, con una sapiente educazione turistica
nei confronti dei visitatori (ma anche con dei prezzi veramente allucinanti)
sono riusciti a dirottare il traffico stradale, che stava letteralmente
strangolando anche queste latitudini su alternative più controllabili e meno
pericolose per la salvaguardia ambientale: traghetti, appunto e aerei.
Nordkapp è ora raggiungibile via terra per mezzo di un
tunnel che ha un prezzo da concerto dei Pink Floyd, o da pasto completo a base
di frutti di mare in un locale alla moda di Parigi.
Ma non è finita qui, una volta arrivati, se non siete
studenti o pensionati (risparmierete circa il 70%), preparatevi a sborsare 35
Euro, più o meno, che però vi danno diritto, udite udite, alla visita della
mega struttura, in gran parte sotterranea, di 5000 m quadrati (!!!), la
possibilità di campeggiare gratuitamente negli appositi spazi, oltre
all’immancabile foto di rito ai piedi del mappamondo, posto sull’orlo di questo
granitico promontorio roccioso bruno scuro. Non male eh?
Da qui, cominciamo la lenta discesa verso sud.
Sarà Norvegia fino alle Lofoten, splendide, frastagliate isole,
montagne emergenti nel Mar di Norvegia, poste oltre il Circolo polare Artico.
2 giorni e mezzo, fra continue imprecazioni per quello che
potrebbe essere ed invece viene nascosto o meglio coperto, da una fitta coltre
di nubi, che sembrano piantate, addirittura incagliate come le vecchie
imbarcazioni nel fiordo di Murmansk, su queste splendide cime montuose, che con
le sue rocce si tuffano direttamente in mare.
Siamo tentati, no, meglio sono tentato, di insistere
nell’attesa, nella speranza che un vento benevolo permetta al sole, che in
questo periodo dell’anno è sempre e comunque abbondantemente oltre l’orizzonte,
di tornare ad illuminare uno degli spettacoli più alti, che la Norvegia riesce
ad offrire ai suoi visitatori.
Ma anche le previsioni meteorologiche sono contro di me, e
le ardite e razionali strutture di Alvar Aalto ci attendono in Finlandia dopo
un trasferimento lampo che ci permette di tagliare in 2 la Scandinavia in sola
mezza giornata per arrivare al traghetto di Vaasa in Svezia.