TO THE BLACK SEA
Dal delta del Danubio alle coste del mar
Nero, dalla Romania alla Bulgaria, regioni accoglienti e ricche di luoghi da
esplorare. Le loro coste hanno attirato turisti per secoli e persino gli
antichi greci, attratti dalle sue spiagge, vi fondarono le loro colonie. Noi
abbiamo la Sardegna, ma altri si devono accontentare…sarà poi vero?
Ed alla fine
dopo quasi 4000km dove abbiamo incrociato, traghettato, incontrato più volte il
Danubio, arriviamo al suo delta, percorrendo per una quindicina di km l’argine
che va da Galati a Braila. L’impatto non è dei più naturalistici nonostante
l’area sia stata dichiarata riserva naturale. Infatti le due cittadine la prima
con enormi casermoni, la seconda con un’aria riposante e gradevole furono negli
anni ’60 le vittime di uno sviluppo industriale che portò alla costruzione
delle maggiori acciaierie del paese, sovvenzionata con ingenti fondi
dell’Occidente versati nelle tasche del governo Ceausescu (l’odierno equivalente
di circa 12 miliardi di€!!). Resti fumanti di archeologia industriale in semi
abbandono. Ma il tempo con il suo scorrere a volte porta benefici: il delta è
ormai dichiarato riserva naturale, in più protetto dall’UNESCU. La strada, dopo
avere traghettato uno dei bracci del Danubio, arriva a Tulcea, definita la
Porta del Delta (vedi BOX) e poi piega decisamente verso sud ed il confine. Terra
di confine tra Europa ed Asia, queste le sensazioni che si respirano guidando
verso Costanza: 360° di spazi infiniti! Bianchissime nuvole sembrano spingere
il cielo ben oltre l’orizzonte. Come al solito mi attardo per scattare foto e
guidare in queste condizioni è qualcosa che ogni volta mi rende incredibilmente
felice. Come dite? Già, è vero! Mi accontento di poco, anche se parlandone la
sera con Mauro mi confermerà di aver provato le stesse sensazioni. A Costanza
evito la circonvallazione e punto direttamente verso il centro città, un
poliziotto ferma la macchina che mi precede e dato che ci si trova obbliga me
alla stessa manovra. Rivedo le situazioni del 1995, quando in un impervio
attraversamento dell’est Europa fummo letteralmente massacrati dalla polizia
locale.
Eccesso di
velocità, la sentenza: multa per il primo e una volta che l’automobilista
riparte inizia la trattativa. L’amico non sembra intenzionato a redigere un
secondo verbale. E’ in situazione di attesa. La multa è di circa 10€ mi dice,
sono sicuramente meno.
“ho sbagliato ma
si potrebbe chiudere un occhio?”
“speak in
english”
glielo dico in
inglese ma non si producono effetti particolarmente incoraggianti.
Mauro non si sa
dove sia e sono naturalmente senza lei per poter tentare una manovra economica
al ribasso. Alla fine riparto con 5€ in meno nelle tasche: fregato in pieno!! E
pensare che ero quasi al confine!! Il passaggio della dogana avviene senza
particolari problemi: siamo gli unici sotto un cielo plumbeo che non promette
niente di buono. Bulgaria con i suoi 378km di coste. E’ il punto più distante
del nostro viaggio. Il Mar Nero ha attirato turisti per secoli e persino gli
antichi greci, già dal XII secolo a.C. vi avevano fondato le loro colonie.
Anche noi non abbiamo potuto esimerci da tutto ciò, soprattutto dopo che i km
sono diventati ormai più di 4.000, percorsi in questo nuovo ma affascinante est
europeo che sta rapidamente cambiando. Intanto smentiamo un’opinione largamente
diffusa, il Mar Nero non è nero, anzi spesso è di un blu cristallino davvero
invidiabile. La parte settentrionale è sicuramente quella che mi è piaciuta di
più con capo Kaliakra (ingresso 3 leva) e Balchik piccola cittadina chiusa sul
suo porticciolo. Gente cordiale ed ospitale che non esita ad invitarti a bere
un caffè, una limonata e scambiare 2 chiacchiere, come ci capita a Kavarna, o
la signora tutto fare del ristorante dove siamo a cena la sera e che non
capendo che ho bisogno di una ricevuta unica me le strappa tutte e 3 facendomi
capire che è tutto ok perché abbiamo già pagato. No ferma, mi servono: le
accetteranno in redazione? Da Zlatni Pjasaci,
invece inizia una zona dove la cementificazione da grandi alberghi abbruttisce
una costa veramente bella, con lunghe spiagge bianche e mare pulito. Lavori
frenetici stanno trasformando, fortunatamente solo poche aree in zone
asettiche, chiuse e controllate da vigilanza armata. Siamo pur sempre in
Bulgaria, uno dei paesi più poveri, col più alto tasso di orfani di strada del
continente, ma questo sicuramente ai turisti che calano in massa verso questa
zona non interessa: meglio una bella puntatina al Casinò o un long drink in spiaggia.
Numeri spaventosi: la costa del sole che va da Albena a Varna, totalizza 110
alberghi (ma ne stanno costruendo molti altri), grandi complessi tra i più
grandi d’Europa che attirano qualcosa come 2 milioni di turisti all’anno (!!!)
provenienti dai paesi dell’est ma anche da Germania, Inghilterra e Scandinavia.
Passata Varna invece oltre che ad affrontare la strada migliore di tutto
l’itinerario, panoramica ottimamente asfaltata e ricca di curve, è possibile
trovare posti tranquilli e piccoli borgi di pescatori, 2 su tutti, Sozopol e
Nesebar: cominciano a cementificare anche qui ma ancora a livelli non
frenetici, anche perchè qui è intervenuto l’UNESCU e i centri storici sono
situati, il primo su uno stretto promontorio ed il secondo su di un’isola collegata
da un ponte zigzagante con un mulino di
legno alla parte più moderna. Noi abbiamo sostato a Nesebar chiamata la città
delle 40 chiese. Va detto però che in
alta stagione diventano sicuramente le località più turistiche dell’intera
costa: quindi cercare di evitare luglio ed agosto se possibile. Ne vale
assolutamente la pena.
Bene, siamo alla fine. Da qui si torna indietro e ci
concediamo per la seconda volta la fantastica strada fino a Varna, irriducibili bambinoni nel
parco giochi della curva. Percorsa ad aprile è davvero uno spasso!
Probabilmente in estate le cose, dal punto di vista del traffico, cambiano
alquanto.
Il cirillico
Quando in
occasione del regno di Preslav nell’893, il vecchio zar Boris, decise di
elevare definitivamente lo slavo a lingua ufficiale e liturgica del paese al
posto del greco, la Bulgaria si era appena lasciata alle spalle 4 anni
piuttosto turbolenti. Il figlio maggiore di Boris, Vladimiro, giunto al potere
nell’889 dopo l’abdicazione del padre, aveva consentito alle forze
dell’aristocrazia non cristiana presenti nel paese di riprendere, sebbene per
poco, il sopravvento. Il padre, adirato, aveva assaltato un convento nei pressi
dell’antica capitale Pliska, destituendo Vladimiro e facendolo accecare. Fu
quindi il suo secondo figlio, Simeone I (893-927), ad assumere il potere
secolare nella nuova capitale Preslav, di forte impronta cristiana. E così la
Bulgaria ebbe un primo vescovo: Clemente di Ohrid (840-916). Quest’ultimo era
stato allievo di 2 religiosi che la storia ricorda come apostoli slavi, i cui
nomi monastici erano Cirillo (826-869) e Metodio (816-885). Nel 1980, i 2 santi
sono stati nominati da papa Giovanni Paolo II addirittura “patroni d’Europa”.
Sullo sfondo dei contrasti tra Roma e Bisanzio per il predominio del latino e
del greco nella chiesa universale della cristianità, ma anche per il primato
del pontefice di Roma o del patriarca di Bisanzio, nell’863 i 2 furono invitati
in Moravia per rinforzare la lingua slava in quella regione. Dalla Baviera,
Ludovico il germanico stava agendo dietro le quinte per latinizzare questa
zona. Cirillo fu il primo a creare un alfabeto per poter tradurre in lingua
slava alcune delle parti della bibbia. Il suo tentativo, passato alla storia
come lingua glagolica, si rivelò tuttavia eccessivamente complicato. Soltanto i
suoi allievi Clemente, Naum, Angelarij, Gozard e Savva riuscirono a creare un
alfabeto utilizzabile che proprio in suo onore fu chiamato “cirillico”. Nell’867 Cirillo e Metodio si recarono a Roma
per caldeggiare l’inclusione dello slavo tra le lingue ecclesiastiche al pari
del greco, del latino e dell’ebraico. Papa Adriano II li prese sotto la sua
protezione, condusse per anni un confronto aperto e concesse loro numerosi
privilegi. Alla sua morte avvenuta nell’869, Cirillo fu sepolto a Roma nella
chiesa di S. Clemente. Metodio si tuffò nuovamente nella grande politica della
chiesa e fu nominato arcivescovo di Pannonia.
Il delta del Danubio
Il delta viene a
buon ragione considerato come una delle più grandi risorse dell’industria
turistica rumena ed è alta la consapevolezza locale della necessità di
conservarlo. L’area fu dichiarata riserva naturale nel 1990, con oltre 500km
quadrati di superficie severamente protetta e un anno dopo dichiarata
patrimonio mondiale. Per entrare
nella Riserva Naturale del Delta del Danubio, occorre un permesso che vi
garantisca l’accesso all’area nel suo insieme, eccettuate le aree severamente
protette. Se avete intenzione di fare un viaggio guidato,
i permessi vengono procurati direttamente dall’agenzia; per chi si sposta
individualmente vanno richiesti all’ARBDD, l’”amministrazione della riserva
naturale del delta de Danubio” (tel. +40240518924, fax +40240518975 www.ddbra.ro ) di Tulcea ad un prezzo di poco
inferiore a 1€, ma dovrà pagare spese supplementari, quali ad esempio
canottaggio o pesca. Gli operatori dei gruppi organizzati devono invece pagare
venti volte tanto e per un numero limitato di 7 percorsi fissi. In aggiunta ai
3 bracci del Danubio, i percorsi partono da Tulcea, da Mila 23 a Lacul Trei
Iezere e CHilia Veche, dal braccio di Sfàntu Gheorghe a Lacul Razim e da
Jurilvoca a Gura Portitei. Se invece programmate di esplorare altri posti fuori
da questi percorsi principali, buona cosa è munirsi di una mappa dettagliata e
di bussola. La miglior carta reperibile è quella verde del CTT (disponibile a
Tulcea) con testo in inglese e l’indicazione delle zone severamente protette.
Buone anche quelle dell’Amco (reperibili
a Bucarest). Il campeggio è in genere vietato tranne che in poche aree non
molto attrezzate. Molto richieste invece le sistemazioni nelle case
galleggianti, nel cuore del Delta. A Tulcea è possibile organizzarsi in maniera
autonoma.
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