Ultimo episodio del viaggio del 2006 in Libia, alla scoperta della capitale, in un'atmosfera dove la figura del Rais dominava la vita sociale e politica del paese.
At-Tarablus, così viene chiamata in arabo
Tripoli, la capitale della Libia, non che la città più grande ed attiva del
paese, situata in una delle insenature naturali più belle ed affascinanti
dell’Africa settentrionale.
“ci saranno moto in Libia?” dopo quasi 2 settimane trascorse
in giro per il paese la domanda sorge quasi spontanea. Niente moto, né
motorini, solo biciclette. A Tripoli, questa è la risposta, forse.
Intanto, nel dubbio ho sguinzagliato alla ricerca di informazioni
in merito, amicizie vecchie e più recenti. Adhim, conosciuto a Gadhames mentre
accompagnava una coppia di simpaticissimi svizzeri, mi aveva anche assicurato
che conosceva chi avrebbe potuto darmi una mano a risolvere questo mistero.
Strano. Un paese dove, possiamo dire con quasi assoluta
certezza, il caldo non si fa certo desiderare, ma dove anche e soprattutto su
alcune zone costiere, il benessere è alquanto visibile.
Eppure niente, quasi due settimane, e di 2 ruote neanche
l’ombra.
Alla fine dopo 2 giorni di sosta a Khoms, 2 passi dalla
splendida Leptis Magna, faccio il mio ingresso nella capitale.
Molto è cambiato dall’ultima volta, moltissimo. Arterie
stradali, spesso a 4 ma anche a 6 corsie, intersecano una città che
sinceramente mi sembra di ricordare molto diversa. Iniziano a riconoscersi i
connotati della metropoli. Probabilmente i risultati di tante ricchezze
petrolifere.
Dovunque gli immancabili cartelli del colonnellissimo, che
ricordano che ormai da 36 anni è continuativamente sulla breccia del successo e
del consenso popolare.
Naturalmente la segnaletica è perennemente in arabo e
fermatomi a chiedere, vengo scortato fino all’albergo dal solito volenteroso
che mi conferma, una volta di più, se ce ne fosse ancora bisogno, l’estrema
gentilezza di questo popolo.
Una volta sistematomi contatto le varie conoscenze in loco.
Adhim, conosciuto a Ghadames, è appena rientrato con la coppia svizzera che
accompaganva, è diventato papà di un bel maschietto da soli due giorni ma si
dimostra disponibilissimo a darmi una mano. Passiamo mezza giornata alla
ricerca di possibili contatti e vecchie amicizie: lo stesso Adhim è stato
possessore di una moto in passato, poi abbandonata per un incidente. Il vecchio
meccanico specializzato in riparazioni di 2 ruote ha addirittura cambiato
tipologia ripassando alle 4 ruote, vista l’estrema scarsezza del parco
circolante in circolazione. In compenso ha ancora in un angolo della sua
officina una lambretta rossa in cattive condizioni e senza motore!!
Come tutte le città arabe la visita della stessa non può che
cominciare dalla Medina con i suoi vicoli, il souk, begli edifici, ma anche
zone che versano in abbandono e degrado. Completamente cinta da mura in un
angolo della fortificazione, ospita il castello.
C’è anche un bel museo. L’entrata principale della Medina si
affaccia sulla piazza verde ricca di palme e che getta un occhio sul mare e sul
porto. Alcuni fotografi attendono turisti con variopinte carrozze trainate da
cavalli o mini set orientaleggianti. Ed è qui che noto la moto, una custom
kavasaky, nuova, senza targa, una moto!!
Anche questo mezzo è lì per foto ricordo. Il ragazzo che la
controlla parla arabo, ma cerca di farmi capire che è arrivata dall’Italia,
come non si sa e che non è mai stata usata!
La sera conoscerò anche Abdù, dell’Alawi Tours che si è occupato
del disbrigo delle formalità inerenti il mio ingresso in terra libica.
“senti, qui moto non ce ne sono, la gente compra una macchina
e quando fa troppo caldo usa l’aria condizionata.” Perentorio e risoluto,
capitolo chiuso.
Mi dice anche che il turismo sta crescendo tantissimo e che
cominciano rosicchiare quote mercato, (nonostante siano solo poco più di 10
anni che hanno aperto le loro frontiere al turismo internazionale) anche a
realtà consolidate e vicine come quella tunisina, che pare non veda di buon
occhio tanto successo.
La sera mi mostra nel porto le 2 nuove (in realtà sono 3)
navi traghetto comprate dal governo ma che ancora non effettuano nessun tipo di
servizio.
Come agenzie di viaggio stanno spingendo moltissimo affinché
il porto sia dotato di uno scalo operativo per mezzi e passeggeri che
eviterebbe la lunga digressione su Tunisi, ma per il momento si rimane sul
vago.