10
agosto
La
mattina quindi, partiamo dalla capitale tajika sotto un sole incoraggiante,
tutti ci hanno confermato che la strada è aperta, ma fra poco lo sapremo!!
Il percorso corre inizialmente in una campagna arida, poi comincia a salire e la
valle si stringe, scompare anche l’asfalto!!! Il traffico si riduce
drasticamente. Ad un bivio dei poliziotti a cui chiedo le indicazioni per
Khorog, mi indicano un ponte in ferro, lo attraversiamo ed inizia un altro
mondo. Arriviamo ad un posto di controllo, la polizia ci registra, dichiariamo
la nostra destinazione, non battono ciglio, ci indicano la direzione
augurandoci buon viaggio. Comincio a crederci, forse la situazione è davvero
risolta, forse è davvero aperta, forse……intanto la strada si stringe e comincia
ad inerpicarsi a mezzacosta in condizioni che definire disastrose è un vero
eufemismo!! Un completo abbandono, stiamo avvicinandoci nella zona più povera
di quello che è considerato lo stato più povero del centro Asia e si vede. 80km
al rallentatore, dove i locali circolano con pochi mezzi, compreso camion come
se niente fosse, ci abituiamo anche noi. Tratti allagati, corsi d’acqua da
guadare, frane, smottamenti, alla fine un ponte di ferro e la strada diventa
una specie di mulattiera, torrente da attraversare e secondo posto di blocco.
Non faccio in tempo ad alzare la mentoniera del casco, che il militare mi dice:
“Pamir closed!”
“Pamir
closed!”
Cazzo
avevo capito bene, sopraggiungono anche Pierandrea ed Ettore, naturalmente
pensano che scherzi quando gli comunico la notizia. Bambini sorridenti ci
offrono mele, intanto è uscito un altro stronzone, poliziotto stavolta, che con
modi piuttosto arroganti, mi impedisce di fotografare e conferma che la strada
è chiusa. Sopraggiungono un pulmino con 6 ragazzi della repubblica ceca, un
paio di ciclisti francesi, altri 3 belgi sempre in bicicletta. Uno dei ragazzi in pulmino, parla russo,
prova una trattativa con i militari, intanto arriva dall’altro senso della strada
una macchina piena di locali, una delle donne ci viene incontro e rivolgendosi
a me, forse perché sono il più alto, ci informa che la situazione in Pamir è
drammatica, stanno ancora uccidendo persone, e che qualcuno deve far sapere la
situazione al mondo esterno!! Incredibile, ci hanno nascosto tutto fino a pochi
km, mentre qui si stanno sparando!!! La signora appare disperata, mi chiede se
sono la guida, le dico di no e che mi dispiace per la situazione, chissà che ci
farà con la mia comprensione!!! Decidiamo di dormire in un villaggetto in una
casa albergo, piena di lavoratori locali, dove 2 adolescenti, carine e
gentilissime, ci accolgono, ci apparecchiano in giardino, ci servono la cena,
ci riempiono di attenzioni, trascurando gli altri clienti, nonostante le
barriere comunicative siano presso che insormontabili. Sembra sappiano cosa ci è accaduto e vogliano quasi consolarci facendoci dimenticare la
delusione che, inutile mentire, è davvero bruciante!
La
mattina, apro gli occhi alle 5.45, scendo dal letto e comincio a prepararmi,
porca puttana non può andare così, per la seconda volta dopo l’anno scorso, io
ci riprovo! Scendo in bagno, mi preparo, gli altri si svegliano e mi osservano.
“non
rompete, non parlate neanche, lo so, è inutile, ma rivado al posto di
controllo, se non torno fra 2 ore, raggiungetemi!”
12km, stessa stradaccia, stesso ponte, stesso torrente, stesso militare, stessa risposta!!! La Pamir
Highway rimarrà chiusa. Si va in Kirghizstan, hanno aperto ai turisti un passo
più a nord, strada bellissima, una valle stretta da montagne altissime coperte
da ghiacci, la sera dormiremo a Sary-Tash, un’altra casa albergo, stavolta
senza letti, si dorme per terra, ma al posto del bagno c’è la latrina!!
Il
viaggio continua, il Torugart ci aspetta!!!
12
agosto
A
Sary-Tash si rimbocca anche la Pamir highway, la M41, ma è dura!! E’ dura
tenere il passo, quando uno degli obiettivi principali del viaggio, no, non
prendiamoci in giro, diciamo il fulcro del progetto, è saltato! Me ne accorgo
da piccoli particolari, che manifestano nervosismo, un cambio di ritmo, strane
argomentazioni dei miei compagni di viaggio. Decido di far correre la giornata
senza dare strappi, facendola scorrere, dando 2 opzioni per il fine tappa ma
facendo decidere il punto d’arrivo. Sarà un tappone di oltre 620km, senza soste
a parte un cocomero a Osh, ma la M41 lavora a mio favore, con scenari
mozzafiato ed una strada in buono stato. Rallento di proposito, ma il ritmo
sembra da fine raid, sia Ettore che
Pierandrea non si fermano per tutta la giornata, non andiamo più per il
gusto di viaggiare, ma solo per arrivare!!
13
agosto
Ancora
M41, ancora passi e scenari da incorniciare nella cartolina dei ricordi come
direbbe il mio amico Luca Maggiitti. Ennesimo passo oltre i 3500m ed iniziano
gli accampamenti di yurte. Mi fermo, chiedo di scattare foto, vengo invitato ad
entrare, mi offrono cibo e da bere il kefir, la loro bevanda tipica a
base di latte fermentato. Stavolta trovo i mei due compagni fermi qualche km
più avanti che mi aspettano, ancora foto, ancora persone, bambini, inviti ad
entrare in una yurta e stavolta ci sono anche loro. 20 minuti ed il ritmo finalmente
ritorna quello consueto, abbandoniamo anche la M41 per una valle secondaria che
diventa immediatamente sterrata, sempre più stretta e solitaria. A Kochkor, ma
ormai posso nuovamente, impongo, nonostante sia tardi e diluvi, di raggiungere
Naryn, il punto ideale per partire per il passo Torugart. Arriveremo fradici,
infangati sfruttando le ultime luci disponibili e trovare un gruppo di locali
reduci da una festa di nozze all’ingresso del villaggio, chiedere informazioni,
farsi un giro di vodka e dirigerci verso la guesthouse.
14
agosto
Avevo
sentito parlare del passo Torugart, o meglio della sua leggenda, nel 2006, poi
confermata da alcune letture. Passo impervio, dove le regole doganali non
esistono per i continui e volubili cambi di umore dei servizi frontalieri dei 2
paesi. Ma i tempi cambiano, il progresso avanza ed i cinesi sono i numeri 1 al
mondo nella costruzione di strade in posti impossibili. La strada sterrata,
nelle solite orribili condizioni, è ormai compressa sola tra i 2 cheeck point
prima della frontiera vera e propria. 60km, che però fanno capire che razza di
impresa doveva essere guidare su questo percorso fino a qualche tempo fa. Al
confine, un militare ed alcuni camionisti ci offrono arbuz.
“cucumero,
multo bono!!” mi ripete il ragazzo in mimetica una volta appreso il nome in
italiano. Foto di gruppo, ma al momento in cui scopre che non siamo diretti in
Cina, nel suo inglese stentato mi spiega che per arrivare fin lì ci vuole un
permesso speciale!
Scusandosi,
mi dice che deve informare il suo capo e che non possiamo muoverci!! Lo chiama
con il walkie talkie. Cazzo!!
Un
paio di minuti ed arriva la risposta, non dovremmo essere lì, raduno
l’equipaggio che si sta ingozzando di “cucumero” con i camionisti che a turno
salgono sulle moto per farsi scattare foto e ritorniamo indietro. La strada è
davvero pessima, ma il paesaggio è indiscutibilmente straordinario!
La
guida dell’EDT menziona tra le cose assolutamente da non perdere quella di
salire sul passo e tra quelle assolutamente più irritanti quella di tornare
indietro!! Ne vale la pena? Non saprei, date un’occhiata al breve video in
basso:
Al check point ancora militari, ancora battute, registrazione dei passaporti e siamo fuori o dentro a secondo dei punti di vista. Comincia ad essere tardi, ma non ce ne preoccupiamo, le luci diventano importanti, profonde, straordinarie. Pastori a cavallo, camionisti che non negano mai il saluto, scorci montani, la vista spazia limpidamente tra le valli a 3000m! La sera, sotto una stellata incredibile, dormiremo in un accampamento di yurte a 3100m, in una valle secondaria a 15 km dalla principale, sul quale incombe il caravanserraglio fortificato di Tash Rabat, ubicato su una delle tante vie della seta e risalente al XV secolo!
15
agosto
Ferragosto,
ancora bel tempo, sole, trascorriamo metà giornata, letteralmente spaparanzati
sui prati, fotografando, osservando i pastori Kirghizi, ferrare cavalli,
compiere evoluzioni acrobatiche, partire per le escursioni in montagna. Nel
primo pomeriggio, non ne siamo molto convinti, ci rimettiamo per strada per
rientrare a Naryn. La sera nella solita guesthouse, un israeliano in viaggio
con un gruppo, mi dice che il lago Song Kòl è di una bellezza straordinaria.
L’avevo già segnato sulla cartina, ero un po’ indeciso, ma è la terza persona
in tre giorni che mi conferma la bellezza del posto! Ne parliamo e decidiamo in
pochi secondi, domani ancora cambio di programma con relativa perdita di un
giorno.
La
cosa che più conta di un viaggio è non smettere di viaggiare…….e di sognare!!!
Basta
stronzate, andiamo a letto!!
16
agosto
Ancora
per strada, ancora una giornata luminosa, dove le linee dell’orizzonte, si
allontanano fino a far credere che oltre ci sia solo la fine del mondo. La
gemma del Kirghizstan centrale, il Song Kòl, questo lago alpino a 3100m, non
lascia nessun dubbio alla fantasia fin dalla deviazione che abbandona la
principale dopo circa 50km da Naryn. I gioielli ti scioccano, immediatamente,
con le loro sfaccettature multicromatiche, i loro riflessi imprevedibili, la
brillantezza: saliamo immediatamente ad oltre 2500m tra valli rigogliose, e
montagne dai 1000 colori, dove bambini a cavallo governano il bestiame e adulti
fresano i campi. Strette di mano, comunicazione fatta a gesti e con poche
parole, risate, pacche sulle spalle, foto per tutti, ringraziamenti. Dopo una serie infinita di tornanti con la
strada che diventa quasi una mulattiera, ad oltre 3000m, ecco il lago, azzurro,
riflessi turchesi, in una vallata desertica dalle sfumature arancioni,
tappezzata da prati di un verde sfolgorante, lo aggiriamo in senso antiorario e
seguiamo la sterrata.
Che
giornata, porca puttana!!
Altri
50km di strada sterrata, siamo quasi alla fine quando Pierandrea si ferma, lo
affianco.
Fortunatamente
la molla del selettore del cambio ha deciso di rompersi nella 4ta marcia. Saranno
230km, con il traffico che va intensificandosi avvicinandosi alla capitale, ad
80 all’ora, sfrizionando, dosando l’accellerratore e sacramentando; immagino
Piernadrea ed il suo turpiloquio in marchigiano!!!! Arrivati a Bishkek, sulla
Kievskaya, via a cercare questo ristorante di cui ci avevano parlato gestito da
un italiano e una sistemazione per la notte, domani vedremo se è possibile fare
la riparazione sul posto!!
Che
giornata, porca puttana!!