Un mini continente nel continente africano: il Marocco rappresenta un
viaggio per diversi aspetti. Il primo, la non semplice facilità di raggiungerlo
nonostante si trovi nella parte settentrionale dell’Africa; il secondo per le
molteplici situazioni, condizioni geografiche, etniche. Ultimo aspetto, ma non
certamente da sottovalutare, una varietà viaria talmente affascinante da
soddisfare anche il moto turista più esigente.
ITINERARIO- Tangeri, Rabat, Marakesh, Tizi-n-Tichka, Aìt-Benhaddou, Quarzazate, Gole
del Dades, Gole del Todra, Merzouga, Gole del Ziz, Fes, Letama, Chefchaouen,
Ceuta.
LUNGHEZZA- circa km 2500
DURATA- 2 settimane
Il Marocco è sempre stato considerato un paese estremo. Nei primi secoli
della civiltà arabo-islamica era conosciuto come Al-Maghreb al-Aqsa, tradotto
letteralmente “la terra più lontana dove tramonta il sole”, in riferimento alla
sua posizione all’estremità occidentale dell’Africa settentrionale. Antichi
navigatori, conquistatori medioevali e moderni colonizzatori hanno tentato per
lunghi secoli di assoggettare questa terra lontana, ma il territorio aspro e le
sue orgogliose genti radunate in tribù resistono. Pur avendo assorbito le
influenze di alcune culture europee, africane ed arabe, il Marocco rimane un
paese assolutamente unico. Ed è sicuramente la cosa che più impressiona il visitatore
l’enorme varietà di situazioni che si possono incontrare anche in un viaggio breve, mettendo in risalto le
differenze tra le maestose città imperiali
e le zone di campagna dove la vita scorre a ritmi più naturali e blandi,
tra le imponenti catene montuose che tagliano trasversalmente la parte
settentrionale del paese creando delle differenziazioni climatiche e culturali
davvero straordinarie e l’area desertica
che domina la parte meridionale ed orientale del paese.
“Allahu akbar, Allahu akbar….Ashhadu an la Ilah illa Allah….. Ashhadu an Mohammedan rasul Allah....Haya ala as-sala.... Haya ala as-sala.... “
Dio è grande, Dio è grande…..non vi è altro Dio all’infuori di
Allah……Maometto è il suo profeta….venite a pregare… venite a pregare…..
La chiamata alla preghiera è probabilmente di tutti i suoni che assalgono
le orecchie del turista, quello che colpisce maggiormente, per frequenza e
suggestione. Cinque volte al giorno, giorno e notte, i mussulmani sono
chiamati, se non ad entrare in una moschea, almeno a fermarsi ed a pregare
ovunque si trovino. La preghiera collettiva del venerdì è considerata la più
importante della settimana. L’Islam condivide le sue radici con le grandi
religioni monoteistiche sorte in Medio Oriente, l’ebraismo ed il cristianesimo,
anche se più giovane delle altre due. Il libro sacro dell’Islam è il Corano.
Nelle sue pagine sono molto frequenti riferimenti a personaggi che compaiono
nei sacri testi di entrambe le religioni più antiche, come ad esempio Abramo, Noè,
Gesù, Adamo, Mosè, tutti considerati profeti, dei quali l’ultimo è Maometto, in
arabo Muhammad, “sigillo dei profeti”. Per i mussulmani quindi, l’Islam
rappresenta il culmine delle religioni monoteiste. Tradizionalmente, i mussulmani nutrono grande rispetto verso
cristiani ed ebrei, chiamati ahl al-kitab, “popolo del libro”. Il Corano
ammette che la Bibbia (quindi anche la Torà degli ebrei ed il vangelo dei
cristiani) sia una precedente rivelazione di Dio. L’Islam con il Corano,
rappresenterebbe dunque la successiva evoluzione logica e la rivelazione
definitiva.
Ebbene sì, lo ammetto, non ero stato mai in Marocco, grave mancanza, una specie di buco nero in una tabella viaggi per certi aspetti invidiabile, ma sicuramente migliorabile, che ormai annovera nell’elenco diverse località, stati, paesi, addirittura continenti: “una mancanza da colmare rapidamente” decido al rientro dalla Patagonia. Un rapido programma, una veloce consultazione e documentazione in merito al luogo, un incastro di date ed ecco che il viaggio è lì, pronto, come sempre, tutto stradale, con la Varadero pronta all’ennesima sgroppata chilometrica per raggiungere il continente africano.
Alla fine sarà un’esperienza soft, aggregato ad un gruppo di americani, ma
con assoluta libertà di azione e decisione. Esperienza positiva, forse un po’
veloce, ma sicuramente da approfondire in un prossimo futuro.
Va detto che, anche per chi conosce bene il paese, il Marocco sta cambiando
rapidamente, continuamente rivolto al turismo che rappresenta una delle voci
più importanti per l’economia di questo
stato nord africano. Grandi e belle strade asfaltate permettono di raggiungere
rapidamente e panoramicamente le località più belle ed affascinanti,
accorciando e semplificando spostamenti e permettendo a quasi tutti i tipi di
mezzi di poter raggiungere le principali località turistiche, dalle
spettacolari gole dell’Atlante, alle oasi nelle prime propaggini del deserto. Certo i puristi rimpiangeranno le ore di sterrato a cavallo delle proprie moto
per attraversare le gole du Dades, ma se
consideriamo che l’asfalto sta conquistando “pezzi di Mondo” ben più
solitari e desolati, diciamo che la cosa ci può anche stare. E’ indubbio che,
adesso è davvero semplice poter ammirare e conoscere anche in sole 2 settimane
un paese straordinario che sicuramente fa della varietà e delle differenze la
sua arma principale. Le città imperiali sono di rara bellezza, affascinanti,
coinvolgenti, con Fes che svetta sulle altre, unica Medina dove il traffico è
consentito esclusivamente a pedoni ed animali. Ma è probabilmente la varietà di
clima, di altitudine, di flora, di fauna
e di popolazioni a sorprendere maggiormente il viaggiatore: a me è capitato
spesso nel corso del viaggio di stupirmi dei repentini e spettacolari mutamenti
del paesaggio e degli incredibile panorami che fanno del Marocco il paese con
gli scenari più vari dell’intera Africa settentrionale e sicuramente uno dei
più stimolanti in assoluto.
Colpo
d’occhio
Assolutamente le Gole du Dades viste dall’alto sono uno dei paesaggi più
spettacolari, conosciuti, pubblicizzati e fotografati di tutto il paese. La
valle omonima si snoda attraverso campi di mandorli e fichi, alcune fantastiche
formazioni rocciose e diverse imponenti casbah e ksar. Il punto più
spettacolare è dove la gola si stringe ed il fiume scorre accanto alla strada.
Un paio di km più avanti, la strada si addentra nel canyon principale con una
serie di tornanti in salita per poi ritornare pianeggiante, all’altezza di un
balcone naturale dove è sorto un ristorantino. Siamo nel punto panoramico più
affascinante e fotogenico dell’intero tragitto, il più pubblicizzato
dell’intero paese.
COLORI E
SAPORI
I marocchini sono orgogliosi della loro cucina,
che investono di tutti i significati mistici, religiosi e rituali impliciti in
una ricca tradizione gastronomica. Ogni piatto richiama ad una storia o ad una
festa, ed il pranzare insieme è considerato uno dei più importanti fondamenti
di una società che ha alla base un forte senso della famiglia e della comunità.
In Marocco la preparazione del cibo è un affare che riguarda principalmente le
donne ed anche nelle cucine dei grandi alberghi e dei ristoranti più
prestigiosi la presenza femminile e preponderante. La maggior parte delle donne
conosce l’arte culinaria fin dall’infanzia ma le ricette scritte non sono d’uso
comune. Ogni donna dà a ciascuna pietanza un tocco particolare, in base a
sottili differenze regionali, alle differenze sociali o semplicemente dalla reperibilità
di alcuni ingredienti tipici, ciò rende spesso un piatto diverso dagli altri. D’altro canto ogni uomo è perfettamente in grado di riconoscere un piatto ben
cucinato, distinguendone le differenze. In Marocco il cibo è sinonimo di
famiglia e di festa, ma soprattutto uno dei modi più importanti di esprimere
una tradizione culturale che è ricca e varia come i banchetti che
periodicamente si tengono per celebrare ogni aspetto dell’esistenza umana. Dal
semplicissimo couscous alla elaborata tajine (davvero deliziosa), dove gli
ingredienti vengono disposti a strati quasi in preda ad un’ispirazione poetica,
la cucina marocchina riesce sempre a stupire, risultando continuamente
originale ma anche deliziosa.
Di norma i pasti del giorni sono 3 e quello
principale è il pranzo.
La lavorazione delle pelli
Le concerie forniscono uno dei migliori esempi di come alcune parti del
Marocco siano ancora legate a pratiche di origini medioevali. Il cuoio
marocchino ed in particolare quello prodotto a Fes, è stato per secoli
apprezzato e considerato fra i migliori del mondo. Non a caso oggi c’è un tipo
di cuoio, una morbida pelle di capra utilizzata soprattutto per le copertine
dei libri, che viene semplicemente chiamata “morocco”. Nel corso dei secoli
nelle concerie non è cambiato quasi nulla. Le pelli vengono sempre trasportate
con i muli fino al souq delle concerie, le vasche di tintura sono sempre
costruite con mattoni crudi e piastrelle, gli artigiani tintori e gli
apprendisti, tutti di sesso maschile, sono tuttora organizzati in associazioni
di stampo tipicamente medioevale, ma anche le procedure di sicurezza e le
condizioni igienico sanitarie sono ancora decisamente antiquate. La produzione
del cuoio, la cui storia è iniziata circa 7000 anni fa, è una delle più antiche arti del mondo.
Le
strade
Spesso in ottimo stato e quasi tutte asfaltate. E’ possibile arrivare con
qualsiasi moto fino alle dune giganti di Merzouga, o alle gole du Dades e del
Todra, ed oltre fino all’imbocco delle piste per il medio ed alto Atlante. Per
il resto, grandi panorami ed ottimo asfalto in quasi tutte le situazioni.
Quando partire
La stagione più indicata per visitare il paese è senza dubbio la primavera,
quando la campagna è verde e rigogliosa. Segue a ruota l’autunno, periodo
particolarmente piacevole dopo il caldo torrido dell’estate. Nelle regioni
meridionali, l’inverno è spesso idilliaco, ma a volte la notte le temperature
diventano piuttosto rigide. Comunque non sottovalutare le punte estreme di
caldo in estate e di freddo in inverno, in particolare sull’Alto Atlante, dove alcune
cime possono essere innevate da novembre a luglio. Di ritorno verso la costa ho
attraversato le Montagne del Rif, le più settentrionali del paese, sotto una
davvero poco incoraggiante e poco primaverile nevicata.