No, non è uno degli stati
membri della ormai in crisi comunità economica europea, ma una zona ben distinta del
Salento pugliese. Intanto va pronunciata con l’accento sulla i: Grecìa. Ed
offre testimonianze architettoniche davvero sorprendenti. Un itinerario al di
fuori dei soliti schemi ma ricchissimo per spunti di visita e con lo splendido
mare di questa parte di Mediterraneo, a fare da contorno.
ITINERARIO-, Galatina, Sternatia, Soleto, Corigliano d’Otranto, Maglie,
Muro Leccese, Giuggianello, Palmariggi, Cursi, Melpignano, Martano, Martignano,
Calmiera, Cavallino, Lecce, Copertino, Leverano, Veglie, Porto Cesareo, Santa
Caterina, Gallipoli, Galatone, Galatina.
LUNGHEZZA- km 210
Galatina è uno dei centri della Grecìa Salentina, quest’area
che avevo scoperto circa un anno fa in una precedente visita e che stavolta ho
deciso di approfondire senza però tralasciare la fantastica Lecce e lo
splendido mare della costa ionica.
Va detto che questo è un itinerario piatto, assolato su
strade spesso deserte, ma mai monotono, anzi, la sensazione di pace è assoluta,
rilassante e la scoperta di piccoli centri spesso ricchi di testimonianze
storiche ed artistiche rappresenta spesso la gradita sorpresa di una bella
giornata trascorsa vagabondando a ritmi ciclomotoristici immersi nella bella
campagna salentina.
L’itinerario proposto, considera prima i centri della Grecìa
per poi visitare Lecce ed infine concedersi una parte della costa ionica per
trovare un punto adatto ad un bagno rinfrescante e tonificante dopo una
giornata di moto.
I paesi greci come si evince da documenti risalenti al XV
secolo sono più di 20 raggruppati in 9 comuni.
L’itinerario ne comprende diversi, ma logicamente la scelta
è molto più amplia e soggettiva. Mi sono particolarmente piaciuti oltre a
Galatina, Soleto, con la sua spettacolare guglia del campanile alta quasi 40m e
con forme quasi irreali, Corigliano d’Otranto, davvero notevole il suo castello
quattrocentesco, paragonabile per bellezza a quello di Copertino, il centro storico di Melpignano con la
scenografica piazza contornata di artistici portici, Martano e Calimera.
I centri, alcuni dei quali assai piccoli vengono raggiunti
tutti per stradine secondarie, fondamentale la carta T.C.I. 1:200.000.
Ed è un bell’andare, immersi tra piante di ulivo che si
stendono a perdita d’occhio.
Alla fine mi ritrovo a Lecce quasi senza accorgermene ed
inizio a vagare per le viuzze del centro storico. Stavolta, nonostante i
divieti ho deciso di non parcheggiare la moto per cercare di trovare qualche
scorcio fotografabile col mezzo. Ad un tratto sulla sx, percorrendo una via che
è ancora più pedonale delle altre, improvvisa si apre la piazza della
cattedrale. Dal suo punto di accesso, una vigilessa mi osserva con curiosità.
“a dire la verità (bugiardo!), non so neanche dove mi trovo,
come faccio ad arrivare rapidamente in una zona aperta al traffico?” invento su
2 piedi.
In molte altre città d’Italia sarei stato multato, in altre cazziato
e rimproverato, qui la signorina mi spiega la via giusta indicandomi anche un
parcheggio dove lasciare la moto.
Mi sento audace e fortunato: “ormai che ci sono, non potrei
fotografare la moto nella piazza??”
“sì, ma solo se la spingi”
detto fatto ed ecco uno scatto alquanto particolare!!
Lecce è una città bellissima, solare, affascinante, piena di
belle ragazze. Ed io a fotografare edifici barocchi!!! Mi concedo una bella ed
appagante passeggiata nel centro storico. Fa molto caldo e decido di partire
spingendomi verso il mare.
A Copertino mentre fotografo il castello arriva Luca,
bicicletta ed 8 anni di feroce curiosità.
Sale sulla moto, si fa fotografare :” anche mio padre ha una
moto, rossa, fa 170km all’ora ed è più bella, anche se la tua non è male”
“!!”
“dove vai?”
“a fotografare la chiesa”
“ti accompagno”
E così mi ritrovo con una mini guida che mi scorta per
vicoli assolati e si meraviglia del perché se voglio fotografare qualcosa, poi
non lo faccio.
Cerco di spiegargli che i soggetti devono avere la luce in
una certa angolazione e gli faccio notare la posizione del sole e di dove
dovrebbe essere, ma non sembra capire, anzi sembra dare per scontata la mia
incapacità.
L’avvicinamento al mare comprende anche le visite a Leverano,
con un bel centro storico e famosa per “Novello in festa”, manifestazione enologica
che si svolge in ottobre e Veglie.
Da qui Porto Cesareo è a poco più di 10km.
Il celeste del mare è uno shock, dopo tanto sole e terra,
difficile resistere alle limpide acque della baia che si affacciano su una
serie di isolotti, sono 18 che rendono il luogo un posto davvero unico e
riserva naturale, con delle specie di uccelli uniche nel Mediterraneo che vi vengono
a nidificare.
Ma le occasioni per un bagno non mancheranno nemmeno
spingendosi verso sud fino a Gallipoli su una costa a volte frastagliata, a
volte sabbiosa, dominata dalle numerose torri d’avvistamento.
Prima di ritornare al punto di partenza manca all’appello
solo Galatone la cui sola visita al Santuario del Santissimo Crocifisso vale la
sosta.
Siamo in dirittura d’arrivo, un rettilineo, uno solo, 9km,
il bed &breakfast mi attende a 2 passi dal centro.
I greci di terra d’Otranto
Tutti conoscono Lecce, molti sanno del suo fantastico
barocco, ma pochi sono a conoscenza, io l’ignoravo che nella parte a sud est
della provincia più orientale del paese, esiste un’area con lingua, tradizioni,
architettura, riti, di origine greca, l’isola ellenofona della Grecìa Salentina
che anticamente comprendeva tutta la fascia che si estendeva ad arco, da
Gallipopli ad Otranto.
“Kalòs irtate”, benvenuti, è il saluto che, nel dialetto
greco, accoglie il visitatore al suo arrivo.
La zona oggi include 9 comuni: Calmiera, Castrignano dei
Greci, Corigliano d’Otranto, Martano, Martignano, Melpignano, Soleto, Sternatia
e Zollino con una superficie di circa 145 kmq ed una popolazione di all’incirca
42.000 abitanti. Le esigue informazioni in campo archeologico, numismatico e di
documentazione scritta rendono difficile stabilire la sua datazione greca che
comunemente si fa risalire alla Magna Grecia od al periodo Bizantino. Non è
escluso comunque che ad un originario nucleo magno-greco, si siano avvicendate,
in tempi diversi, nuove migrazioni di genti provenienti dalla Grecia o
dall’impero Bizantino. Plinio narra che i cretesi, dopo aver fondato la cittàò
di Oria, si spinsero fino all’estremo sud della Puglia, prendendo il nome di
“salentini”, che sta a significare gente di mare. Nelle varie epoche è storicamente
provato che vi furono diverse ondate migratorie dalla Grecia verso il Salento.
Da un documento inviato nel 1413 dal vescovo di Nardò all’antipapa Giovanni
XXIII appare chiare che le comunità greche erano già presenti nella zona.
Comunque ciò che indubbiamente qualifica l’area è la lingua.
Molto si è scritto sul “griko”, la lingua dei greci di terra d’Otranto, che
dopo essere sopravvissuto per molti secoli, rischia di estinguersi in questo
terzo millennio. Proprio qui, in Salento grazie alla morfologia pianeggiante
del territorio ed alla estrema facilità di comunicazione è riuscita a
tramandarsi fino ai giorni nostri. Gli elementi greci, fusi con quelli locali,
hanno consentito uno sviluppo culturale autonomo del tutto originale ed
affascinante.
Gli anziani della Grecìa Salentina sono ancora fieri di dire
“Imesta Griki”, sono greco.
Sternatia è il comune dove la conoscenza del “griko” è più
alta, Melpignano, quello dove lo si parla meno.
Altra curiosità è che nei
tempi passati ogni paese aveva una propria attività peculiare: a Calmiera i
“craunari” (carbonai), a Sternatia gli esperti di fuochi di artificio, a
Melpignano si estraeva dalle cave la pietra locale, a Castrignano vi erano i
mercanti di stoffe e tessuti.