31 dicembre 2011
20 dicembre 2011
ROMANIA le chiese a colori
La Moldavia è un
paese pittoresco, fatto di verdi colline ondulate, suggestivi villaggi,
tranquilli laghi e campi di girasoli, con un fascino da vecchia Europa
difficile da trovare altrove. Il paese vanta inoltre alcuni dei migliori
vigneti del vecchio continente. Ci sono numerosi monasteri fortificati, un
parco naturale e belle strade da percorrere in moto.
ITINERARIO- Suceava, Rădăuţi, monastero di Putna, monastero fortificato di Moldoviţa,
monastero di Voronet, Câmpulung Moldovenesc, Broşteni, Târgu Neamţ, Piatra
Neamţ, Bicaz, Parco nazionale di Chealau, Borsec, Gheorgheni, passo di Bicaz,
Bicaz, Piatra Neamţ, Roman, Iaşi.
LUNGHEZZA- KM 753
Dopo il Maramures e le strade per uscirne, tutto ci si aspetterebbe tranne che spostandosi ad est le condizioni possano migliorare. Ed invece una serie di monasteri fortificati dichiarati patrimonio mondiale dell’UNESCO, con relativi fondi stanziati ed un notevole incremento turistico compiono il miracolo che ha dell’incredibile. Certo non aspettatevi un livello europeo ma sicuramente ci sarà da
divertirsi per quasi tutto il percorso, ma sempre considerando la guida
avventata dei rumeni. Una giornata va
dedicata interamente ai monasteri della Bucovina meridionale situati nella
parte settentrionale della Moldovia: Voronet, Sucevita, Putna e
Moldovita a cui volendo se ne possono aggiungere altri (noi abbiamo incluso
quello di Arbore). Le visite a questi 4 sono più che sufficienti essendo i più
importanti della zona per diversi aspetti, dalla qualità degli affreschi
esterni, alle dimensioni degli edifici od alla struttura delle fortificazioni
che in alcuni casi le cingono. Indubbiamente belli ed interessanti, unici al
mondo. A fine giornata saremo più o meno al punto di partenza essendo le visite
dislocate in senso circolare. Preferiamo non sostare nuovamente a Suceava che
nonostante sia uno dei punti di partenza per la via dei monasteri non offre
grandi strutture ricettive e ristoranti. Ma se siete già sazi di tanta
spiritualità probabilmente avete sbagliato itinerario. Infatti se nella
Bucovina, ci sono delle vere e proprie opere d’arte, nella zona più
meridionale, quella di Neamt, si battono sicuramente tutti i record di santità,
in quanto vi si trovano una 50ina tra monasteri ed eremi. Meglio prenderla un po’ alla larga, guidando
per una giornata ed inserendo un paio di passi ed alcune valli. All’inizio
avevamo pensato di tornare indietro per arrivare alle gole di Bicaz guidando
verso ovest, e neanche di poco, per percorrere il passo di Bargalui, reso
famoso dalle vicende draculesche di Briam Stoker (“basta con la Transilvania!!”
aveva minacciato Paola in redazione prima di partire), ma menzionato dalle
guide come uno dei punti di valico più belli di tutta la Romania. Invece
arrivati a Vatra Dornei cambio repentinamente idea e convinco Mauro a
transitare per la valle del Bistrita. La scelta si rivelerà giusta per 2
motivi, la stradina neanche tanto rovinata e praticamente priva di traffico e
la valle davvero un piacere sia per la guida che per la vista. Inoltre così avremo allungato il tragitto di
un ulteriore giorno. La straordinarietà di questa terra è sicuramente che
cambiando valle, tale cambiamento spesso coincide anche con l’amalgamarsi di
diverse etnie. Attraversando la valle, noto che le persone hanno abbigliamenti
e caratteri somatici diversi, probabilmente dovuti ad influenze slave e
magiare. Molti si spostano ancora con i soliti carretti di legno ma questi sono
più carichi e viaggiano con famiglia: sono rom. Non sono mezzi di lavoro ma
vere e proprie case mobili.
Ne supero uno ed ormai abituato alla routine mi fermo ed aspetto che mi sorpassi a sua volta per fotografarlo. La reazione è assolutamente diversa dalla altre ed inaspettata. Il capo famiglia blocca il carretto e mi viene incontro chiedendomi, qualcosa che non capisco ma che non faccio fatica a capire sia qualcosa di molto vicino ad un’offerta per la prestazione fotografica eseguita. Stiamo un po’ a parlare anche se sono assolutamente e perentoriamente in difetto: ormai abituato all’estrema collaborazione dei Daci in Maramures, non ho chiesto il permesso, cosa che rientra nelle regole più elementari del rispetto verso il prossimo. Gli dico che se vuole gli spedisco la foto e che non pago, ma siamo su basi linguistiche diverse e non credo gliene freghi gran che. In fin dei conti che cosa ci farebbe con una foto? Comunque ci salutiamo ed il viaggio prosegue. La bellezza bucolica viene interrotta all’imbocco del lago artificiale dove il Bistrita diventa immissario. Cemento, cemento spalmato dappertutto con lungimiranza devastatrice. Andiamo subito a dx per Borsec per belle strade. Il passo di Bicaz ci attende e ripiombiamo immediatamente nel sistema viario del Maramures. No, peggio. Se avete intenzione di salire quassù con una stradale soffrirete molto: buche, ghiaia curve strettissime e continue. Però bello. La tortura (sempre se non avete il mezzo giusto) fra l’altro non è neanche di breve durata, perché per arrivare a lacu Rosu la prima attrattiva lungo la strada, bisogna percorrere circa 25km. Arriviamo ed il lago è completamente ghiacciato, nonostante sia fine aprile. Le nostre guide sono in disaccordo sull’origine del nome ma non su quella del lago: la mia semplicemente fa riferimento al colore delle sue acque, quella di Mauro riporta che la frana naturale che nel 1838 bloccò il fiume creandolo, uccise la flora che cresceva nella valle.
Ne supero uno ed ormai abituato alla routine mi fermo ed aspetto che mi sorpassi a sua volta per fotografarlo. La reazione è assolutamente diversa dalla altre ed inaspettata. Il capo famiglia blocca il carretto e mi viene incontro chiedendomi, qualcosa che non capisco ma che non faccio fatica a capire sia qualcosa di molto vicino ad un’offerta per la prestazione fotografica eseguita. Stiamo un po’ a parlare anche se sono assolutamente e perentoriamente in difetto: ormai abituato all’estrema collaborazione dei Daci in Maramures, non ho chiesto il permesso, cosa che rientra nelle regole più elementari del rispetto verso il prossimo. Gli dico che se vuole gli spedisco la foto e che non pago, ma siamo su basi linguistiche diverse e non credo gliene freghi gran che. In fin dei conti che cosa ci farebbe con una foto? Comunque ci salutiamo ed il viaggio prosegue. La bellezza bucolica viene interrotta all’imbocco del lago artificiale dove il Bistrita diventa immissario. Cemento, cemento spalmato dappertutto con lungimiranza devastatrice. Andiamo subito a dx per Borsec per belle strade. Il passo di Bicaz ci attende e ripiombiamo immediatamente nel sistema viario del Maramures. No, peggio. Se avete intenzione di salire quassù con una stradale soffrirete molto: buche, ghiaia curve strettissime e continue. Però bello. La tortura (sempre se non avete il mezzo giusto) fra l’altro non è neanche di breve durata, perché per arrivare a lacu Rosu la prima attrattiva lungo la strada, bisogna percorrere circa 25km. Arriviamo ed il lago è completamente ghiacciato, nonostante sia fine aprile. Le nostre guide sono in disaccordo sull’origine del nome ma non su quella del lago: la mia semplicemente fa riferimento al colore delle sue acque, quella di Mauro riporta che la frana naturale che nel 1838 bloccò il fiume creandolo, uccise la flora che cresceva nella valle.
Rosu
infatti, significherebbe morto. Obbiettivamente resti di tronchi spuntano dal
ghiaccio, chi avrà ragione? Comunque saggiamo con una grossa pietra che lo
spessore del ghiaccio è ben lontano dallo scioglimento e continuiamo per
entrare di lì a qualche minuto nelle gole. Impressionanti! Ripidissime,
inghiottono letteralmente la strada vertiginosamente vi si tuffa dentro. Il
giorno dopo per concludere il giro transiteremo anche dalla strada che
costeggia il lago artificiale di Izvoruil Muntelui che la mattina prima avevamo
evitato. Anche qui nonostante la giornata sia veramente brutta la vista e le
condizioni della strada sono apprezzabili. Ci concediamo un paio di visite ai 2
monasteri più importanti dell’intera regione ma non è giornata, piove, forte e
decidiamo di concludere anche perché dobbiamo arrivare a Iasi (si pronuncia
Iash) che non è propriamente dietro l’angolo. Stasera, in questa che una delle
città più attive dell’intero paese, capitale economica e culturale della
Moldavia, la più antica città universitaria del paese non che secondo nucleo
urbano come dimensioni dopo la capitale. Ci sono tutti i presupposti per
verificare se le impressioni sulle ragazze rumene fatte da Nando, conosciuto
qualche giorno prima, corrispondono a realtà.
Che dura cosa
viaggiare!
Le chiese
della Bucovina, grandi libri aperti
Al di là delle singolari caratteristiche
architettoniche e del suggestivo paesaggio naturale in cui sono inserite, le
chiese della Bucovina debbono la loro celebrità ai cicli iconografici
realizzati nel loro interno e soprattutto sui muri esterni, grandi libri aperti
nei quali si possono intravedere gli elementi fondamentali della cultura e
dell’ideologia medioevale, erette nell’epoca in cui la Moldavia settentrionale
era minacciata dagli invasori turchi. Nutriti eserciti popolari si riunivano
all’interno delle robuste mura difensive dei monasteri, in attesa di dare
battaglia. Per istruire, intrattenere e stimolare l’interesse dei soldati e dei
contadini, in grande maggioranza analfabeti, che non potevano entrare in chiesa
o non capivano la liturgia slava, le storie bibliche venivano illustrate sulle
pareti della chiesa. Un tema ricorrente nelle composizioni parietali è quello
del giudizio finale che, al di là della complessa simbologia della vita, della
morte e della resurrezione, ispirata direttamente all’Apocalisse, rappresenta
anche lo specchio delle conflittualità del tempo, travestita in sembianze
religiose. Nel limbo sono raffigurati gli infedeli turchi, tatari ed ebrei:
erano infatti questi a minare l’autorità principesca, l’indipendenza, i
principi e la morale della religione ortodossa. Un altro soggetto
frequentemente raffigurato è quello dell’inno alla Vergine, la preghiera
composta dal patriarca Sergio di Costantinopoli durante l’assedio della
capitale da parte dei persiani. Tutti i monasteri ortodossi guardano a est,
come vuole la credenza tradizionale, secondo la quale la luce di Dio risplende
nell’immagine del sole nascente. Le cupole sono una peculiare combinazione di
pennacchi bizantini ed archi incrociati moreschi con dipinti di Cristo o della
Vergine che scrutano dall’alto. Ciascun monastero è dedicato ad un santo, la
cui festa è tra gli appuntamenti festivi più importanti tra gli abitanti del
monastero. Le suore ed i monaci digiunano, niente carni, uova o prodotti
caseari, per diversi giorni prima di una festa religiosa. Il digiuno viene
osservato anche il mercoledì, il venerdì, durante la Quaresima, nelle 6 settimane dopo Pasqua e
nei giorni che precedono il Natale. I novizi devono servire da 3 anni a 7 anni
prima dell’ordinazione. Durante questo periodo devono fare molte penitenze; in
molti casi devono restare immobili lungo la strada per diversi giorni
consecutivi, con un cartello che indica che stanno aspettando offerte in denaro
contante per l’arricchimento “spirituale” del loro monastero. In seguito
all’occupazione austro-ungarica nel 1775, quasi tutto i monasteri della regione
furono chiusi ed i loro abitanti costretti ad abbandonare la vita spirituale e
ad indossare gli abiti civili. Furono egualmente perseguitati sotto il
comunismo ed è soltanto dal 1990 che l’attività interna di questi sacri
santuari è tornata in grado di confrontarsi con il dinamismo delle splendide
facciate esterne.
09 dicembre 2011
Il Mondo in Moto
L'amico Luca Maggitti, giornalista assai famoso nell'ambiente cestistico, fondatore e direttore della rivista on-line Roseto.com, qualche tempo fa mi ha proposto di iniziare una collaborazione con una rubrica che, manco a dirlo, voleva chiamare "Il Mondo in Moto". il progetto è partito ed in basso, oltre al link della rubrica sul sito di Luca, trovate l'intervista di introduzione al progetto più le 3 foto che Luca ha scelto.
CIAO!
ROSETO.COM
di Luca Maggitti
Roseto degli Abruzzi (TE)
Venerdì, 09 Dicembre 2011 - Ore 06:00
ricordo ancora il link dove trovare l'intervista e varie notizie di informazione sportiva e non
Una rubrica per scoprire i posti più belli della Terra, grazie ai racconti e alle foto di Giovanni Lamonica. Una intervista per conoscerlo, prima di salire in sella con lui.
Roseto degli Abruzzi (TE)
Venerdì, 09 Dicembre 2011 - Ore 06:00
Giovanni Lamonica, quanti anni hai e da quanti
anni viaggi in moto per il mondo?
Un
botto, 49 compiuti, utilizzo mezzi a 2 ruote da…..quanto tempo!!!! Luca
cominciamo male!!! Da quando avevo 14 anni!!
Prima della moto, giocavi a basket. C'è una
attinenza o per lo meno una conseguenza fra giocare a basket e girare il mondo
in moto?
Probabilmente
l’attività sportiva ha rallentato l’utilizzo della moto, immaginati allenatori,
dirigenti che ti alitano sul collo nella speranza, spesso vana di limitarne l’uso
alla stagione estiva!!!
Hai un fratello arbitro internazionale di basket
che gira il mondo per il suo lavoro, mentre tu lo giri da motociclista. Fate
più chilometri voi messi insieme di un aereo in servizio sulla tratta Roma-New
York. Da cosa viene la passione di entrambi per il viaggio e la
conoscenza di nuove terre e nuova gente?
Premesso
che Luigi è la parte buona della famiglia e rappresenta nella realtà la forza
che alimentava le gesta di luke skywalker, credo che ci sia un gene impazzito
che vaga nel dna dei Lamonica!! Non so, a me sarebbe piaciuto già viaggiare in
moto dall’età di 8-9 anni, anche se non avevo nessuna idea di cosa significasse
realmente, Luigi invece, viaggia come conseguenza di quello che fa, ma secondo
me è semplicemente baciato dal fato: a chi non piacerebbe avere la
consapevolezza di essere nato per essere il migliore!?!?!
Quanti viaggi, di numero, hai finora fatto e in
quanti anni?
Non li
ho contati, negli ultimi dieci anni mi sono mosso tantissimo, ma consideriamo
che la parola viaggio è piuttosto difficile da gestire, leggo di gente che si
riempie di questa parola e fa delle cose per me orribili e poi ci sono persone
ad esempio come il mio amico Massimo Antonucci che è, sempre dal mio punto di
vista, uno dei più strepitosi viaggiatori che conosca e si è allontanato
dall’Abruzzo pochissime volte!! Non saprei come risponderti: cerco di provare
giovamento dal movimento (nel senso letterale della parola, quello che ha
permesso alle popolazioni nomadi di sopravvivere alle grandi civiltà), dai
tempi delle medie.
Elenco dei continenti visitati?
Tutti,
ma credimi, non è un record!
Elenco dei paesi visitati?
Luca,
non è contandoli che stabiliamo il nostro livello di conoscenza o peggio
ancora, diamo importanza a noi stessi, naturalmente parlo dal mio
personalissimo punto di vista! Diciamo che devo visitare ancora una buona parte
dell’Africa, la Cina, l’India, il sud est asiatico e l’Australia!
Numero di chilometri percorso finora?
premettendo che vale il concetto espresso per i paesi visitati, stavolta sono venuti in aiuto gli amici
che a forza di stressarmi con questa storia, un po' per accontentarli un po' perché la cosa mi divertiva, per gioco, ho scaricato tutto su un foglio elettronico, e dall’anno
scorso lo tengo aggiornato aggiungendo quelli che marca il navigatore a fine anno. Siamo senza
includere quelli del 2011 a 1milione280.969. Approssimati per difetto credo, ma ripeto, non è importante.
Viaggio più lungo fatto?
Sud
america, quasi 5 mesi, poco più di 30000km, con questi tempi c’è chi ha
compiuto un giro del mondo se così può essere definito!!! Naturalmente mi
piacciono più quelli che viaggiano con periodi a disposizione maggiormente
dilatati. Fra le nuove generazioni di moto viaggiatori, ce ne sono alcuni davvero impressionanti,
che definirei senza ombra di dubbio "viaggiatori".
Il viaggio più bello e il motivo?
Non
può essercene uno solo. Ci sono luoghi particolari, la Bolivia, le città
storiche della via della seta, l’Iran, la Patagonia, ma anche tanti posti
fantastici in Italia, il mio Abruzzo, se solo penso alla piana di Campo
Imperatore mi vengono i brividi!! Pensiamo al prossimo: quello lungo la Pamir
highway con rientro via terra, che spero di effettuare la prossima estate.
Il viaggio più pericoloso e il motivo?
Nessuno
credo, non so perchè ma non ho mai avuto grossi problemi, nonostante l’essere
stato in Libia durante i disordini in Cirenaica nel 2006, aver assistito alle
dimostrazioni di minatori e campesinos in Bolivia nel 2002 e nel 2003, aver
attraversato varie favellas in sud America in diversi anni, e guidato nel 2004
su strade in El Salvador dove i raccoglitori di caffè assaltano qualsiasi mezzo
vi transiti!
Ci racconti quella volta che negli Stati Uniti
incontrasti Kurt Nimphius, l'ex giocatore del Chieti con il quale ti eri anche
allenato in gioventù?
Un
caso incredibile, un mio (ex) amico di Bergamo, mi aveva messo in contatto con
un suo compagno di college, professore universitario, divenuto uno scrittore
negli States, in occasione del mio primo viaggio in solitaria in nord America
(nel 2000, 3 mesi, circa 30000km). A quei tempi mi buttavo letteralmente dove
capitava e colsi al volo l’occasione. Rick e la sua famiglia erano comunque
davvero assai simpatici, la figlia adolescente, tifosissima e praticante del
nostro sport preferito, era entusiasta che avessi giocato a pallacanestro e
parlando dell’argomento ed elencando le squadre in cui avevo militato, vidi la
sorpresa dipingersi sul volto dei miei interlocutori. Conoscevano, un amico di
famiglia un ragazzo che aveva giocato a Chieti lo stesso anno in cui avevo
scaldato la panchina senza metter mai piede in campo (una specie di record,
neanche un’assenza senza essere mai entrato in campo, posso eventualmente anche
fare di ringraziamenti? ne avrei diversi in elenco!!!). Kurt appunto, si era
trasferito a Sedona in Arizona alla conclusione della sua splendida carriera
nell’NBA, dopo essere stato tagliato dalla Rodrigo e lì viveva. Il tempo di
meravigliarci della strana coincidenza e la moglie di Rick è già al telefono che
chiama il mio ex compagno di squadra. Lui naturalmente non si ricorda, ma
lascia l’indirizzo e diversi mesi dopo (altro viaggio di 2 mesi, una specie di
seconda puntata del nord America, a cui poi seguirà la terza, giusto per
confermarti la mia visione sui viaggi!!) mentre cerco di limitare
chilometricamente le incredibile distanze che il sud ovest degli Stati Uniti
impone ai viaggiatori che tentano di attraversarlo, mi fermerò una notte in
questo paesino nel deserto, trascorrendo una surreale serata con Kurt e 5 o 6
ragazzoni, suoi amici. Bravo ragazzo ma vita strana: bere, fumare di tutto e
pochi altri interessi, non è la vita che penserei per la mia vecchiaia, ma sono
già vecchio non ricordarmelo e dovrò iniziare a pensarci a breve!!
Viaggi sia da solo sia come guida?
Sì,
anche se ultimamente la seconda opzione ha
preso il sopravvento e mi piacerebbe ristabilire gli equilibri, comincio
ad avere una certa età e non vorrei perdermi gli ultimi spari nella maniera che
poi è quella che mi è più congeniale!!
La passione per le foto e i racconti è nata
insieme a quella per i viaggi in moto oppure è nata successivamente?
Assolutamente
dopo, non ti dico neanche come, un banalissimo caso, un acquisto, un viaggio ed
il danno è fatto!!! non ho mai studiato la materia, non conosco la tecnica,
vedo cose e cerco di memorizzarle con le immagini.
Come spesso alcuni miei amici
non mancano di ricordarmi: “un gran bucio di culo!!!” (quest'ultima frase nell'intervista è stata stranamente censurata da Luca!!)
05 dicembre 2011
TOSCANA a spasso nel medioevo
DAL CASTELLO AGLI EREMI
Vi ricordate il film ”non ci resta che
piangere” con Benigni e Troisi? Bene, la locanda- castello dei Sorci, dove la
vicenda cinematografica ha inizio, sarà anche la base di partenza di questo
suggestivo itinerario che sfruttando la fama della sua cucina ci permetterà di
conoscere questo angolo della Toscana ricco di eremi e strade assolutamente
degne di considerazione.
ITINERARIO-
Anghiari, Caprese Michelangelo,Chiusi Della Verna,
Bibbiena, Poppi, Camaldoli, Verghereto, Pieve S. Stefano, Anghiari.
Trasformato in fattoria, oggi il Castello di Sorci
ospita uno dei ristoranti più tipici d'Italia, molto conosciuto per i
personaggi che regolarmente lo frequentano (attori di cinema, presentatori
televisivi, cantanti, giornalisti, scrittori... qualche fotografo!!!). Chi non
ricorda che le sue stanze hanno fornito l’ispirazione della sceneggiatura del
film “Non ci resta che piangere”
di e con Roberto Benigni e Massimo Troisi, all’epoca ospiti del
castellano di Sorci. Nelle sere estive, sotto il cielo stellato, ancora a
qualcuno sembra di sentire lo sferragliante rumore dell'armatura di Baldaccio,
il cui fantasma anima la vita
del suo antico castello. Probabilmente la maggior parte di voi ha visto il
film, ma chi era questo Baldaccio? L’argomento è approfondito in uno dei box ma
questi era un valoroso condottiero, al quale il suo paese, Anghiari, ha
dedicato la piazza principale, uomo capace e coraggioso, definito dal Machiavelli:
“uomo di guerra eccellentissimo,
perché in quelli tempi non era alcuno in Italia che di virtù di corpo e d’animo
lo superasse; ed aveva intra le fanterie perché di quelle sempre era stato
capo, tanta reputazione che ogni uomo estimava con quello in ogni impresa e a
ogni sua volontà converrebbono”. Però che posto! Come abbia potuto sfuggirmi
fino ad ora è un vero mistero. Bah, recuperiamo il tempo perduto. Peccato che
non sia possibile dormirvi, poi che sarebbe un validissimo punto base sia per
questo itinerario che per altri che questa splendida zona potrebbe offrire. Le
occasioni di alloggio comunque non mancano, con validissima alternative che
sono riportate nell’apposita sezione. Va da sé che tanto successo cominci a mostrare anche aspetti negativi:
week end super affollati (non dimentichiamo che il locale riesce a smaltire
anche 1000 coperti) dove senza prenotare è praticamente impossibile sperare di
mangiare e una qualità dei pasti che forse comincia a perdere di brio. Menù
fisso, cita un cartello all’ingresso. Bisogna solo sedersi ed attendere che le
portate siano servite.
Prezzi? 19€ tutto compreso, vino dolce e vin santo inclusi.
Sono solo, ma mi difendo
terminando quasi completamente anche la bottiglia di vino dolce e la mattina
dopo i segni sono evidenti in un certo rallentamento di riflessi e processi
mentali. Ci pensa la strada a risvegliare le mie attenzioni. Infatti subito
dopo Anghiari, la stretta provinciale che sale verso l’alpe di Catenaia e la
città natale di Michelangelo Buonarroti, mi ricorda che oggi sarà giornata di
pieghe. Il pittoresco paese ospita, manco a dirlo, nel castello trecentesco
sopra l’abitato l’interessante museo michelangelesco, che custodisce calchi e
produzioni fotografiche delle opere dell’artista. Da qui si possono seguire 2 strade. La prima,
più breve direttamente verso la Verna ed il suo eremo, l’altra verso Pieve S.
Stefano per salirvi dal valico dello Spino. E’ un ordine, scegliete la seconda.
Il percorso, che è anche quello di una famosa crono scalata che si svolge in
primavera inoltrata, è una vera gioia per la guida. Se siete ormai in trance
agonistica arriverete alle porte di Bibbiena, e ciò non può che voler dire che
avete saltato la sosta al santuario della Verna edificato da San Francresco nel
1214. Qui il santo 10 anni dopo vi ricevette le stimmate ed oltre ad essere
meta di pellegrinaggi è situato in bella posizione su di una vetta calcarea.
Siete tornati indietro? Ne valeva la pena. Bibbiena e Poppi sono centri sorti
nella valle dell’Arno: il primo è un centro industriale, il secondo è un
simpatico borgo medioevale dominato da una rocca visibile a km di distanza. Ed
è proprio da Poppi che parte probabilmente la strada più spettacolare per
Camaldoli. Alcune guide definiscono la foresta entro la quale è racchiuso il
complesso monastico, straordinaria, e non esagerano affatto!!Oggi tutelato nel
parco nazionale queste terre furono regalate a S. Romualdo dal conte Maldolo di
Arezzo (da qui il nome Ca’Maldoli). 2 le strutture: l’eremo ed il monastero. Il
primo più in alto, sarà il primo ad essere raggiunto dall’itinerario. La luce
che filtra nel bosco, sembra rievocare le perlustrazioni di un Romualdo, ormai
non più giovane, che rimane affascinato da questa foresta per valutarne
positivamente la comodità dei sentieri e dei torrenti, la vicinanza dei campi
coltivati e la possibilità del totale isolamento. Nel corso della sua vita, il
santo aveva compiuto decine di scelte simili, in Italia ed all’estero, per
collocare e dare sistemazione ai discepoli che il suo passaggio suscitava
ovunque, ma questa è sicuramente una delle più felici.
La storia narra che una
volta scelto il luogo, vi edificò 5 celle ove stabilì 5 fratelli e costruì più
in basso una casa, vi mise un monaco con 3 conversi per ricevere gli ospiti,
affinché l’eremo rimanesse sempre nascosto e lontano dai rumori del mondo. Sicuramente
una soluzione originale, unica nel monachesimo occidentale.Assai interessanti
sono anche i prodotti esposti nelle farmacie del complesso, le cui attività
iniziarono nel lontano 1048 supportate da un ospedale. Un paio di incendi con
relative riedificazioni hanno portato alla struttura odierna che risale al
1513. Per scendere verso la ss71 del fantastico passo dei Mandrioli, ci sono 2
possibilità una direttamente dal monastero, l’altra risalendo per la
ripidissima strada che conduce nuovamente all’eremo per poi prendere a dx su di
una panoramica strada in parte sterrata ma facile.
Grandi soddisfazioni di guida!
Una volta scesi a valle è
possibile evitare la superstrada che incombe sul panorama con inquietanti e
continui cavalcavia, andando a dx prima di Bagno di Romagna per la vecchia ss3.
La strada è sporca, scivolosa, ma splendidamente desolata per poi migliorare e
permettere un bell’ingresso in Sansepolcro.Da qui siamo vicini ad Anghiari, da
dove arriveremo transitando nella valle dove si svolse la celebre battaglia del
1440, che ispirò Leonardo da Vinci e che vide prevalere i fiorentini sulle
milizie viscontee.
Siamo alla fine. Manca all’appello solo il fantasma di Baldaccio, che
leggenda vuole si aggiri certe notti per le sale del castello!
IL CASTELLO DEI SORCI
C’è una tradizione orale ben radicata, da queste parti,
secondo la quale quelli di
Sorci si sarebbero scontrati con quelli
del castello dei Gatti. La baruffa sarebbe stata dura, ma non sanguinosa. E
quelli di Sorci, naturalmente avrebbero avuto la meglio. “I Sorci – di conseguenza, si dice – qui hanno sconfitto i Gatti!” Il castello dei Gatti dovrebbe essere
stato poco dopo Speltaglia, oltre la statale. Ma per quanto abbiano cercato
non si è trovata alcuna traccia di questa località o di una famiglia con
questo cognome. Solo la striscia bassa della Valle di Sovara è talvolta indicata
nelle mappe come Val de’ gatti.
Ma il toponimo non dovrebbe salire molto indietro nel tempo se già nei
documenti se-settecenteschi non se ne trova menzione. Da ciò si potrebbe
dedurre che la storia altro non è che una tarda invenzione suggerita a
posteriori dalla fantasia popolare che ha interpretato il nome di Sorci come il
plurale di sorcio, topo. Il filologo Nino Boriosi, infatti,
confortato anche da un codice fiorentino del XIV secolo, sostiene che l’etimo
di Sorci è diverso. Secondo lo studioso, deriverebbe da sorco, una parola proveniente dal germanico sorku, che vuol dire brughiera,
scopeto. Sorci, pertanto sarebbe ad indicare il luogo delle scope. E le scope di macchia, per l’appunto,
facevano, e fanno parte della vegetazione locale, come confermano vari
documenti e come si nota tuttora nei residui querceti circostanti. Il Castello dei Sorci è stato abitato
da grandi e potenti famiglie tra il 1200 e il 1530: I TARLATI di Pietramala
(1234-1388), I BALDACCIO (1388-1441) e I PICHI (1443-1650). Il Castello dei Sorci, nato come segno
di dominio, fu punto di contesa e di resistenza durante il Basso MedioEvo
e il periodo delle Signorie; distrutto più volte e più volte ricostruito, visse
la storia di un Capitano di Ventura, come il famoso Baldaccio , che forse
aspirava a passarvi in pace i suoi ultimi anni di vita. Poi, mentre gli altri
castelletti della valle declinavano, trovò con i Pichi una collocazione più pacifica,
anche se pur sempre orgogliosa. Con
loro si definì quella che fu poi la sua fisionomia di azienda agricola,
continuata anche da altri, con diversa fortuna, fino all’ultimo scorcio del XX
secolo. Infatti nel 1970 subentrò Primetto Barelli dopo due anni di
pratiche burocratiche, veniva dalle Marche e si era sposato a
Città di Castello con una giovane del posto, Gabriella. Barelli voleva fare
l’agricoltore, ma ha fatto qualcosa di più: riaprire i Sorci alla vita, con
un’intuizione geniale e la vitalità espansiva del suo temperamento. Primetto ha
raccolto l’eredità di azienda agricola, nel momento in cui l’agricoltura
tradizionale perdeva alcuni connotati nella ricerca di nuovi tipi di
imprenditorialità. Non è solo un
espediente di mercato: è anche un fatto di cultura. Ma la cultura resta attiva
se si alimenta col sentimento di un impegno.
BALDACCIO
Il valoroso condottiero, al quale il paese di Anghiari
ha dedicato la piazza principale, fu uomo capace e coraggioso. Nelle sue Storie
Fiorentine (6°, VI), così il Machiavelli lo definisce: “uomo di guerra eccellentissimo, perché in quelli tempi non era alcuno
in Italia che di virtù di corpo e d’animo lo superasse; ed aveva intra le
fanterie perché di quelle sempre era stato capo, tanta reputazione che ogni uomo
estimava con quello in ogni impresa e a ogni sua volontà converrebbono”. Figlio
di Piero di Vagnone Bruni, Baldaccio nacque a Ranco, presso Anghiari intorno al
1400. A vent’anni già si distingueva per la sua poderosa banda di armati con la
quale compiva rapine e saccheggi. Condannato a morte due volte, nel 1420 e
nel1425, riuscì sempre a sfuggire alla cattura. Fra il 1424 e il 1434 fu al
soldo di Carlo Malatesta, della repubblica Fiorentina e del Duca di Milano. In
questa occasione conquistò Castel del Rio e Spinello. Ritornò poi al soldo dei
Fiorentini che nel 1437 gli concessero la cittadinanza. Poco dopo il suo
matrimonio con Annalena Malatesta (16 febbraio 1439), Baldaccio fu catturato
dal Piccinino e condotto a Bologna. Ma alla fine dello stesso anno lo troviamo
al servizio del Conte Guidantonio d’Urbino, alleato dei Visconti, per il
quale conquista Tavoleto e nel marzo del 1440 massacra un'ingente numero di Malatestiani.
Ritornato al soldo dei Fiorentini, occupa Fighine di Chiusi ed il castello di
Suvereto appartenente agli Appiano di Piombino. Il 23 aprile 1441 passa al
servizio del Papa Eugenio IV contro Francesco Piccinino e conduce una
vittoriosa campagna in Romagna. Nel giugno è ancora a Firenze: tenta
inutilmente di conquistare Piombino mentre le sue fanterie scorrazzano e
saccheggiano i dintorni suscitando vive proteste presso Firenze. Quando era capitano generale delle
fanterie dello stato fiorentino, Baldaccio denunciò Bartolomeo Orlandini per
aver abbandonato il castello di Marradi davanti alle truppe del Piccinino.
Diventato Gonfaloniere di Giustizia, l’Orlandini si vendicò dell’affronto
subìto con una spietatezza che fa rabbrividire. Il 6 settembre 1441, convocò
Baldaccio a Palazzo Vecchio e lo fece uccidere a tradimento. “Fu assalito e ferito e gettato a terra
dalle finestre nel cortile e subito così, quasi morto, gli feciono tagliare la
testa a piè dell’uscio del capitano, su la piazza, e stettevi il corpo alquante
hore..”. Il corpo di
Baldaccio Bruni fu sepolto nel chiostro di Santo Spirito in Firenze. La vedova
Annalena Malatesta, dopo la morte prematura del figlio Galeotto, vendette tutti
i suoi averi e trasformò la sua casa d’Oltrarno in un monastero che da lei
prese il nome.Il fattaccio commosse tutta Firenze e lo stesso papa Eugenio IV
provò dolore e sdegno per quell’efferato delitto, malamente ricoperto
dall’accusa di tradimento, con la quale si uccideva due volte il valoroso
Baldaccio d’Anghiari.
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