05 aprile 2012

AL-MAGHREB AL-AQSA

Un mini continente nel continente africano: il Marocco rappresenta un viaggio per diversi aspetti. Il primo, la non semplice facilità di raggiungerlo nonostante si trovi nella parte settentrionale dell’Africa; il secondo per le molteplici situazioni, condizioni geografiche, etniche. Ultimo aspetto, ma non certamente da sottovalutare, una varietà viaria talmente affascinante da soddisfare anche il moto turista più esigente. 

ITINERARIO- Tangeri, Rabat, Marakesh, Tizi-n-Tichka, Aìt-Benhaddou, Quarzazate, Gole del Dades, Gole del Todra, Merzouga, Gole del Ziz, Fes, Letama, Chefchaouen, Ceuta.
LUNGHEZZA- circa km 2500
DURATA- 2 settimane

 
Il Marocco è sempre stato considerato un paese estremo. Nei primi secoli della civiltà arabo-islamica era conosciuto come Al-Maghreb al-Aqsa, tradotto letteralmente “la terra più lontana dove tramonta il sole”, in riferimento alla sua posizione all’estremità occidentale dell’Africa settentrionale. Antichi navigatori, conquistatori medioevali e moderni colonizzatori hanno tentato per lunghi secoli di assoggettare questa terra lontana, ma il territorio aspro e le sue orgogliose genti radunate in tribù resistono. Pur avendo assorbito le influenze di alcune culture europee, africane ed arabe, il Marocco rimane un paese assolutamente unico. Ed è sicuramente la cosa che più impressiona il visitatore l’enorme varietà di situazioni che si possono incontrare anche in un  viaggio breve, mettendo in risalto le differenze tra le maestose città imperiali  e le zone di campagna dove la vita scorre a ritmi più naturali e blandi, tra le imponenti catene montuose che tagliano trasversalmente la parte settentrionale del paese creando delle differenziazioni climatiche e culturali davvero straordinarie e l’area desertica  che domina la parte meridionale ed orientale del paese.

 “Allahu akbar, Allahu akbar….Ashhadu an la Ilah illa Allah….. Ashhadu an Mohammedan rasul Allah....Haya ala as-sala.... Haya ala as-sala.... “

Dio è grande, Dio è grande…..non vi è altro Dio all’infuori di Allah……Maometto è il suo profeta….venite a pregare… venite a pregare…..
La chiamata alla preghiera è probabilmente di tutti i suoni che assalgono le orecchie del turista, quello che colpisce maggiormente, per frequenza e suggestione. Cinque volte al giorno, giorno e notte, i mussulmani sono chiamati, se non ad entrare in una moschea, almeno a fermarsi ed a pregare ovunque si trovino. La preghiera collettiva del venerdì è considerata la più importante della settimana. L’Islam condivide le sue radici con le grandi religioni monoteistiche sorte in Medio Oriente, l’ebraismo ed il cristianesimo, anche se più giovane delle altre due. Il libro sacro dell’Islam è il Corano. Nelle sue pagine sono molto frequenti riferimenti a personaggi che compaiono nei sacri testi di entrambe le religioni più antiche, come ad esempio Abramo, Noè, Gesù, Adamo, Mosè, tutti considerati profeti, dei quali l’ultimo è Maometto, in arabo Muhammad, “sigillo dei profeti”. Per i mussulmani quindi, l’Islam rappresenta il culmine delle religioni monoteiste. Tradizionalmente,  i mussulmani nutrono grande rispetto verso cristiani ed ebrei, chiamati ahl al-kitab, “popolo del libro”. Il Corano ammette che la Bibbia (quindi anche la Torà degli ebrei ed il vangelo dei cristiani) sia una precedente rivelazione di Dio. L’Islam con il Corano, rappresenterebbe dunque la successiva evoluzione logica e la rivelazione definitiva.

 Ebbene sì, lo ammetto, non ero stato mai in Marocco, grave mancanza, una specie di buco nero in una tabella viaggi per certi aspetti invidiabile, ma sicuramente migliorabile, che ormai annovera nell’elenco diverse località, stati, paesi, addirittura continenti: “una mancanza da colmare rapidamente” decido al rientro dalla Patagonia. Un rapido programma, una veloce consultazione e documentazione in merito al luogo, un incastro di date ed ecco che il viaggio è lì, pronto, come sempre, tutto stradale, con la Varadero pronta all’ennesima sgroppata chilometrica per raggiungere il continente africano.

Alla fine sarà un’esperienza soft, aggregato ad un gruppo di americani, ma con assoluta libertà di azione e decisione. Esperienza positiva, forse un po’ veloce, ma sicuramente da approfondire in un prossimo futuro.
Va detto che, anche per chi conosce bene il paese, il Marocco sta cambiando rapidamente, continuamente rivolto al turismo che rappresenta una delle voci più importanti  per l’economia di questo stato nord africano. Grandi e belle strade asfaltate permettono di raggiungere rapidamente e panoramicamente le località più belle ed affascinanti, accorciando e semplificando spostamenti e permettendo a quasi tutti i tipi di mezzi di poter raggiungere le principali località turistiche, dalle spettacolari gole dell’Atlante, alle oasi nelle prime propaggini del deserto. Certo i puristi rimpiangeranno le ore di sterrato a cavallo delle proprie moto per attraversare le gole du Dades, ma se  consideriamo che l’asfalto sta conquistando “pezzi di Mondo” ben più solitari e desolati, diciamo che la cosa ci può anche stare. E’ indubbio che, adesso è davvero semplice poter ammirare e conoscere anche in sole 2 settimane un paese straordinario che sicuramente fa della varietà e delle differenze la sua arma principale. Le città imperiali sono di rara bellezza, affascinanti, coinvolgenti, con Fes che svetta sulle altre, unica Medina dove il traffico è consentito esclusivamente a pedoni ed animali. Ma è probabilmente la varietà di clima, di altitudine,  di flora, di fauna e di popolazioni a sorprendere maggiormente il viaggiatore: a me è capitato spesso nel corso del viaggio di stupirmi dei repentini e spettacolari mutamenti del paesaggio e degli incredibile panorami che fanno del Marocco il paese con gli scenari più vari dell’intera Africa settentrionale e sicuramente uno dei più stimolanti in assoluto.

 
Colpo d’occhio                                           
Assolutamente le Gole du Dades viste dall’alto sono uno dei paesaggi più spettacolari, conosciuti, pubblicizzati e fotografati di tutto il paese. La valle omonima si snoda attraverso campi di mandorli e fichi, alcune fantastiche formazioni rocciose e diverse imponenti casbah e ksar. Il punto più spettacolare è dove la gola si stringe ed il fiume scorre accanto alla strada. Un paio di km più avanti, la strada si addentra nel canyon principale con una serie di tornanti in salita per poi ritornare pianeggiante, all’altezza di un balcone naturale dove è sorto un ristorantino. Siamo nel punto panoramico più affascinante e fotogenico dell’intero tragitto, il più pubblicizzato dell’intero paese.

COLORI E SAPORI
I marocchini sono orgogliosi della loro cucina, che investono di tutti i significati mistici, religiosi e rituali impliciti in una ricca tradizione gastronomica. Ogni piatto richiama ad una storia o ad una festa, ed il pranzare insieme è considerato uno dei più importanti fondamenti di una società che ha alla base un forte senso della famiglia e della comunità. In Marocco la preparazione del cibo è un affare che riguarda principalmente le donne ed anche nelle cucine dei grandi alberghi e dei ristoranti più prestigiosi la presenza femminile e preponderante. La maggior parte delle donne conosce l’arte culinaria fin dall’infanzia ma le ricette scritte non sono d’uso comune. Ogni donna dà a ciascuna pietanza un tocco particolare, in base a sottili differenze regionali, alle differenze sociali o semplicemente dalla reperibilità di alcuni ingredienti tipici, ciò rende spesso un piatto diverso dagli altri. D’altro canto ogni uomo è perfettamente in grado di riconoscere un piatto ben cucinato, distinguendone le differenze. In Marocco il cibo è sinonimo di famiglia e di festa, ma soprattutto uno dei modi più importanti di esprimere una tradizione culturale che è ricca e varia come i banchetti che periodicamente si tengono per celebrare ogni aspetto dell’esistenza umana. Dal semplicissimo couscous alla elaborata tajine (davvero deliziosa), dove gli ingredienti vengono disposti a strati quasi in preda ad un’ispirazione poetica, la cucina marocchina riesce sempre a stupire, risultando continuamente originale ma anche deliziosa.
Di norma i pasti del giorni sono 3 e quello principale è il pranzo.

 
La lavorazione delle pelli

Le concerie forniscono uno dei migliori esempi di come alcune parti del Marocco siano ancora legate a pratiche di origini medioevali. Il cuoio marocchino ed in particolare quello prodotto a Fes, è stato per secoli apprezzato e considerato fra i migliori del mondo. Non a caso oggi c’è un tipo di cuoio, una morbida pelle di capra utilizzata soprattutto per le copertine dei libri, che viene semplicemente chiamata “morocco”. Nel corso dei secoli nelle concerie non è cambiato quasi nulla. Le pelli vengono sempre trasportate con i muli fino al souq delle concerie, le vasche di tintura sono sempre costruite con mattoni crudi e piastrelle, gli artigiani tintori e gli apprendisti, tutti di sesso maschile, sono tuttora organizzati in associazioni di stampo tipicamente medioevale, ma anche le procedure di sicurezza e le condizioni igienico sanitarie sono ancora decisamente antiquate. La produzione del cuoio, la cui storia è iniziata circa 7000 anni fa,  è una delle più antiche arti del mondo.
Le strade                                                     
Spesso in ottimo stato e quasi tutte asfaltate. E’ possibile arrivare con qualsiasi moto fino alle dune giganti di Merzouga, o alle gole du Dades e del Todra, ed oltre fino all’imbocco delle piste per il medio ed alto Atlante. Per il resto, grandi panorami ed ottimo asfalto in quasi tutte le situazioni.


 Quando partire                                          

La stagione più indicata per visitare il paese è senza dubbio la primavera, quando la campagna è verde e rigogliosa. Segue a ruota l’autunno, periodo particolarmente piacevole dopo il caldo torrido dell’estate. Nelle regioni meridionali, l’inverno è spesso idilliaco, ma a volte la notte le temperature diventano piuttosto rigide. Comunque non sottovalutare le punte estreme di caldo in estate e di freddo in inverno, in particolare sull’Alto Atlante, dove alcune cime possono essere innevate da novembre a luglio. Di ritorno verso la costa ho attraversato le Montagne del Rif, le più settentrionali del paese, sotto una davvero poco incoraggiante e poco primaverile nevicata.






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