Uno spazio che produce più storia di quanta possa consumarne, per alcuni la "vetrina" del nostro Continente, per altri il suo "termometro": la "culla d’Europa" e la sua "polveriera". Condizioni sociali non proprio da nuova Europa.
ITINERARIO- Pliska, Šumen,
Preslav, Veliko Tărnovo, Trjavna, Kazanlăk,
Koprivshtitsa, Hisarja, Bachkovo, Dospat,
Goce Delcev, Melnik, piramidi di Melnik, Blagoevgrad, Rila, Rilski Manastir,
Sofia, Montana, Belogradchik.
LUNGHEZZA- Km 938
Chi dice che i rientri debbano essere sempre rapidi col solo pensiero di
tornare il più in fretta possibile alla solita routine? Una bella tirata in
autostrada ed il gioco è fatto.
Nel nostro caso si può anche decidere per un percorso slalomistico
attraversando Balcani, monti Rodopi e Pirin per poi spingersi all’estremo nord
est del paese dove i confini nazionali si restringono tra Serbia e Romania,
avvicinandosi ai patri confini.
Tutto comincia da Sumen, con il suo incredibile mausoleo in onore dei
fondatori della Bulgaria, in cemento, granito e marmo, che rappresenta un vero
e proprio colosso dell’arte ufficiale.
Inaugurato nel 1981 sulla sommità della collina che domina la città,
festeggia il 13° centenario dello stato bulgaro.
Imponente e ben visibile ad oltre 10km di distanza!! Un gigantesco bunker
che nel suo genere può essere anche definito interessante se non addirittura
bello.
Tutto ritorna al numero 13 e volendo si può tentare la scalata dei 1300
gradini che portano alla sommità del colle, ben sapendo però, che una strada
aggira la collina per arrivare a poche centinaia di metri dal mastodonte.
Qui, a Sumen intendo, vive anche un’importante comunità musulmana ed è
possibile visitare la più grossa moschea del paese.
Assai deludenti le visite a Pliska e Preslav, le prime 2 capitali della
Bulgaria (dal VII al XI secolo). Poche rovine e mal conservate. Volendo si
possono evitare, ci sono sicuramente tante altre cose da apprezzare e vedere.
Comincia a rendersi utile la carta stradale della Datamap:
spesso le scritte sono solo in cirillico. La cosa è anche divertente ma è
sicuramente meglio avere il riferimento nella lingua locale.
La prima parte si svolge avvicinandosi a Veliko Tarnovo, questo è
sicuramente il tratto più monotono di tutto l’itinerario. Dopo una rapida
visita alla città, che meriterebbe maggiori attenzioni, iniziamo a salire di
quota imboccando la 55 che si spinge fino al confine turco.
Naturalmente ignoro le indicazioni per Trjavna, primo perché sono quasi
invisibili, secondo perché la strada è assolutamente fantastica e per giunta di
fresco asfaltata. Mi accorgerò dell’errore, dopo una ventina di km abbondanti e
non vedendo sopraggiungere Mauro ritornerò indietro fino a trovare il cartello
stradale. Troverò il mio compagno, comodamente seduto al bar con un boccale di
birra in mano, nel centro di questo gioiellino di vie lastricate, asimmetriche
case a sporto, cortiletti suggestivi e piccoli ponti a volta. Si è fatto
decisamente tardi e decidiamo di sostare, anche perché tutte e tre le guide ci
indicano lo stesso ristorante come il migliore.
Sarà un delirio gastronomico: favoloso!
Sarà anche l’ultima cena che faremo insieme. Mauro è stanco e decide di
accelerare il rientro in Italia.
A dire il vero c’era anche un bel bozzo sul cerchio in lega anteriore della
sua Triumph, regalo di un dosso beccato in pieno all’ingresso di Balcik, appena
arrivati sul Mar Nero, cosa che, credo, contribuisca alla sua decisione
nonostante le raccomandazioni di un paio di gommisti a cui chiediamo consiglio.
A questo punto i ringraziamenti sono obbligatori: Mauro è prima di tutto un
amico ed è riuscito a resistere 2 settimane, sacrificando le sue vacanze per
accompagnarmi in questa trasferta, un viaggio, bello ma dai ritmi scanditi da
esigenze redazionali inderogabili e probabilmente da una persona che in queste
occasioni ha un passo non propriamente rilassante.
Grazie, ci vediamo in Italia davanti ad una delle nostre solite bottiglie
di vino.
E così si continua, in solitaria. La giornata è fredda, piove e salgo il
passo di Slpcenskj sotto un nebbione che riduce la visibilità in alcuni tratti
a 5 metri.
Il fondo è reso ancora più infido da chiazze di sabbia spalmate con sagacia
sulla carreggiata.
Ci metto una vita e come la strada si affaccia sulla valle il tempo
migliora miracolosamente. E sarà una giornata indimenticabile: a parte una
rapida nevicata (una spruzzatina, niente di preoccupante) dalle parti di
Proglad, viaggerò attraversando i Rodopi da est verso ovest con la Grecia ad un
tiro di schioppo.
Strade difficili ma generalmente in buone condizioni.
Considerate che, questo tratto, per lungo tempo è stato vietato alla
circolazione per gli stranieri.
Anche la carta in cirillico entra ben presto in difficoltà. Mi fermerò a
controllare segnalazioni incomprensibili e domandare informazioni parecchie
volte: fan-ta-sti-co!!!
Una delle più belle più belle strade del paese, secondo la guida, per me
sicuramente la migliore.
Pastori dalla stretta di mano poderosa, donne pomak (sono bulgari,
islamizzati durante la dominazione turca) nei loro coloratissimi abiti, uomini
nei piccoli villaggi attraversati.
Dolmo Drjanovo, tardo pomeriggio: entro nel villaggio con ben visibili 2
piccole moschee.
Le mie ottimistiche speranze di arrivare a Melnik con le sue piramidi di
arenaria che dominano il paese, sono praticamente inabissate tra luci
fantastiche, paesaggi e gente che non può passare inosservata.
Musica, suoni. No, non è il muezzin che richiama alla preghiera. Mi
avvicino alla piccola piazza: sembrerebbe Goran Bregovic in una delle sue
migliori performance, probabilmente una radio a tutto volume.
E li vedo: un piccolo complesso di paese, bambine che ballano donne che le
controllano. Chiedo il permesso di scattare qualche foto, naturalmente
accordato. Le bambine scappano, tutti ridiamo, la luce è strepitosa e mi
concedo 10 minuti abbondanti di concerto, gratuito, rilassante, ormai è tardi,
ma per arrivare dove in fin dei conti?
Mi fermerò, ormai fuori tempo massimo a Goce Delcev. Valerj, il
proprietario mi dice che per dormire tranquillo deve crearmi spazio nella
rimessa del ristorante: lo aiuto spostando bombole di gas e bottiglie d’acqua
ed una volta salito in camera noto che nel bagno oltre a sapone e shampoo ci
sono anche un paio di preservativi (ne porto sempre con me, ma tanta gentilezza
mi conquista)!! Uno addirittura gusto fragola!!!
Oltre a fantasticare, comincio a sperare che incluso nel prezzo ci sia
anche l’utilizzo del medesimo!!! Mera illusione.Devo guadagnarmi tanta buona ospitalità
e cortesia verso gli ospiti con le mie forze, ma sono distrutto. Sarà
cena, buona, ma lontani dalla sera precedente e dopo una girovagata distratta
per il centro mi infilerò nel sacco, solo, per uscirne l’indomani, fregarmi i
condom (non si sa mai), e ripartire. Altra giornata bulgara, niente a che fare
con i servizi segreti: luci, sole e questi monti Pirin che, incredibilmente
innevati, si fanno aggirare docilmente da un motociclista.
La strada fino a Melnik dovete credermi è poco trafficata in qualsiasi
periodo dell’anno.
Arriverò fino al monastero di Rozen, ma le tanto decantate piramidi di
arenaria non mi conquistano. Camminata di un paio di km, e di nuovo per strada.
Incrocio la 1, arteria vitale che da Sofia va a sfondare il confine greco, e le
cose cambiano. Asfalto germanico e strada piacevole.
Se si ha fretta come me (impegni redazionali, voi capirete. Ma io comincio
a fare fatica!), la sola visita del monastero di Rila può riassumere
l’argomento dell’intero paese. Bellissimo, in un contesto davvero spettacolare.
Odierò le autostrade ma il tempo comincia a stringere: 2 giorni per tornare
a casa e cominciare a preparare il materiale da pubblicare. Sono stanco ma se
avessi un’altra settimana non avrei dubbi, e saprei come spenderla. Arrivo alla
circonvallazione della capitale che dovrebbe essere una sosta fondamentale in
un’eventuale visita della Bulgaria (almeno un misero giorno che diamine!).
Pomeriggio inoltrato e devo arrivare nelle vicinanze del confine se voglio
avere qualche speranza di consegnare il materiale in tempo.
Penso seriamente di dover parlare a Falletta, il responsabile redazionale,
ma poi penso che non lo conosco neanche ed un eventuale incontro si
risolverebbe in maniera fantozziana, ignorato su qualche poltrona “sabbia
mobile”.
Sto lavorando, devo farmene una ragione: abbasso la visiera, impreco
ripetutamente, canticchio qualcosa nel casco (a voi capita mai?) e risolvo il
problema capitale.
Se pensate di seguire lo stesso itinerario una volta imboccata la 18
(sarebbe la tangenziale, ma è una strada normale a 2 corsie, con le solite
buche da città bulgara, nella città bulgara capitale del paese), quando vedrete
i piccoli cartelli che indicano Beograd, beh, quasi ci siete, 3km e prendete la
prima a sx, stavolta a 4 corsie. Attenti
ai radar della polizia, ne ho incrociato un paio ma fortunatamente nella corsia
opposta.
Altra strada di montagna, splendida, poco trafficata (nonostante fosse
sabato) che ho percorso in poco più di 2 ore e mezza, foto e soste comprese.
Arriverò al tramonto a Belogradchik per ammirare al tramonto, la fortezza
che domina l’abitato.
È troppo tardi per le foto: luci radenti, profonde, lucide, quasi vive, che
riempiono le forme, ma se prevalgono le ombre, allora ci vogliono quelli del
National Geografic.
Dovete credermi sulla parola, le rocce di arenaria che costellano il
percorso, ma anche tutto il tratto da Sofia, valgono la pena di arrivare fino
qui.
Anche perché, passando il confine in questo tratto si potranno percorrere
strade statali anche in Serbia. Tanto una volta arrivati a Belgrado, in poco
più di 5 ore (senza rispettare neanche un limite di velocità) è possibile
arrivare in Italia.
I bambini della Bulgaria: la sfida
dell'accoglienza
I cambiamenti economici e
sociali degli ultimi tredici anni, conseguenti al crollo del sistema
socialista, hanno fortemente indebolito il sistema socio-assistenziale della
Bulgaria, lasciando le istituzioni preposte alla fornitura di servizi per
l’assistenza alle famiglie senza alcuna forma di supporto finanziario e
organizzativo.
Particolarmente drammatica è apparsa sin dai primi anni la situazione degli istituti per minori, che accolgono un numero sempre crescente di bambini in stato di abbandono: spesso collocati al di fuori delle comunità locali, ai margini della società civile, gli istituti sono una realtà poco conosciuta dalle stesse istituzioni ministeriali che pure ne hanno competenza amministrativa.
In Bulgaria il numero totale dei bambini negli “Internat” ammonta a 28.000 (dati non ufficiali parlano di 34000 bambini istituzionalizzati), compresi i bambini con bisogni speciali, gli “orfani sociali” (molto spesso i parenti perdono i diritti genitoriali a causa della povertà).
Uno dei bisogni crescenti, ma di più difficile e scomoda risoluzione, è quello relativo ai giovani e alle giovani che per raggiungimento della maggiore età vengono dimesse dall’Istituto (post-istituzionalizzati), senza nessun programma di accompagnamento al reinserimento sociale.
Problema reso ulteriormente più grave nel caso di ragazze-madri, rimaste incinte durante la permanenza in istituto e chiamate a farsi carico delle difficoltà del reinserimento in società non solo per se stesse ma anche per il proprio figlio: purtroppo queste ragazze sono spesso poste dai direttori degli istituti di fronte alla tragica scelta di abortire o di abbandonare l’istituto, ritrovandosi in questo secondo caso in mezzo alla strada.
Le ragazze che non scelgono di ricorrere all’aborto si trovano in condizione di estrema difficoltà: impreparate ad affrontare la vita all’esterno dell’istituto spesso queste ragazze non sanno nemmeno di avere l’opportunità di rivolgersi ai pochi servizi sociali per ricevere un minimo supporto.
Particolarmente drammatica è apparsa sin dai primi anni la situazione degli istituti per minori, che accolgono un numero sempre crescente di bambini in stato di abbandono: spesso collocati al di fuori delle comunità locali, ai margini della società civile, gli istituti sono una realtà poco conosciuta dalle stesse istituzioni ministeriali che pure ne hanno competenza amministrativa.
In Bulgaria il numero totale dei bambini negli “Internat” ammonta a 28.000 (dati non ufficiali parlano di 34000 bambini istituzionalizzati), compresi i bambini con bisogni speciali, gli “orfani sociali” (molto spesso i parenti perdono i diritti genitoriali a causa della povertà).
Uno dei bisogni crescenti, ma di più difficile e scomoda risoluzione, è quello relativo ai giovani e alle giovani che per raggiungimento della maggiore età vengono dimesse dall’Istituto (post-istituzionalizzati), senza nessun programma di accompagnamento al reinserimento sociale.
Problema reso ulteriormente più grave nel caso di ragazze-madri, rimaste incinte durante la permanenza in istituto e chiamate a farsi carico delle difficoltà del reinserimento in società non solo per se stesse ma anche per il proprio figlio: purtroppo queste ragazze sono spesso poste dai direttori degli istituti di fronte alla tragica scelta di abortire o di abbandonare l’istituto, ritrovandosi in questo secondo caso in mezzo alla strada.
Le ragazze che non scelgono di ricorrere all’aborto si trovano in condizione di estrema difficoltà: impreparate ad affrontare la vita all’esterno dell’istituto spesso queste ragazze non sanno nemmeno di avere l’opportunità di rivolgersi ai pochi servizi sociali per ricevere un minimo supporto.
Diversi sono i progetti per limitare questo che è
diventato un vero dramma sociale, che hanno l’obiettivo di coinvolgere gli ospedali, i
consultori medici, le organizzazioni non governative presenti sul territorio
della città di Sofia e i Servizi Sociali con lo scopo di individuare i casi di
bisogno, verificando, per quanto possibile, tutte le situazioni di fuoriuscita
delle giovani dagli Istituti cittadini.
Una volta individuate le ragazze-madri prive di tutela, verranno accolte in appartamenti, concepiti come centri residenziali, per un periodo di tempo limitato.
Le mamme accolte in ogni appartamento saranno seguite da un’équipe composta da: 1 educatore, il quale avrà una funzione di supporto, 2 assistenti sociali e 1 psicologo.
Intervenire in modo costruttivo su una realtà così complessa, significa permettere alle ragazze-madri di crescere, educare, allevare i propri figli, evitando di riproporre al proprio figlio l’unico modello di vita conosciuto: l’orfanotrofio.
Una volta individuate le ragazze-madri prive di tutela, verranno accolte in appartamenti, concepiti come centri residenziali, per un periodo di tempo limitato.
Le mamme accolte in ogni appartamento saranno seguite da un’équipe composta da: 1 educatore, il quale avrà una funzione di supporto, 2 assistenti sociali e 1 psicologo.
Intervenire in modo costruttivo su una realtà così complessa, significa permettere alle ragazze-madri di crescere, educare, allevare i propri figli, evitando di riproporre al proprio figlio l’unico modello di vita conosciuto: l’orfanotrofio.
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