Il territorio abruzzese, ancorché ferito dal tragico sisma dello scorso 6 aprile,
non mancherà di stupire il
viaggiatore per la repentina varietà dei suoi paesaggi. In una calda giornata
primaverile una manciata di chilometri consente di passare dall'aria salmastra
respirata pennellando morbide traiettorie sulla statale litoranea agli asfalti
da sogno di autentiche "prove speciali" disegnate fra le nevi tardive
residuate ad un lungo inverno. Insomma, arriva la bella stagione e perché non trascorrerla in sella alle nostre moto ed
in questa splendida regione?
Itinerario- S. Vito Chietino, S.
Giovanni in Venere, Vasto, Furci, Torrebruna, Castiglione Messer Marino,
Atessa, Villa S. Maria, Pizzoferrato, Stazione di Palena, Campo di Giove,
Pacentro. Sulmona, Pratola Peligna, Vittorito, Popoli, Capestrano, Rocca
Calascio, Castel del Monte, Fonte Vetica, Osservatorio del Gran Sasso, Assergi,
Mascioni, Campotosto, Terami, Civitella del Tronto.
Lunghezza- km 531
I
primi 30km verso sud sono probabilmente i più spettacolari del tratto abruzzese
della ss16 adriatica. Costeggio la Costa dei trabocchi, i nomi sono conosciuti
ed impressi nella mia memoria: Lido di Casalbordino, Le Morge, Torino di Sangro
Marina, Fossacesia Marina. L’ex tracciato ferroviario, proprio al limite del
litorale è diventato un circuito ecologico che permette di avere uno sguardo
privilegiato sul mare e su queste strane strutture, i trabocchi, che lo
dominano, ormai adibite a musei o ristoranti, “macchine da pesca di un tempo
passato”. Immancabile la breve deviazione che mi concedo ogni volta che passo
da queste parti, appena un paio di km, per visitare la basilica di San Giovanni
in Venere a Fossacesia. Godere della splendida veduta della costa che in giornate
così limpide spazia fino alla costa molisana mi consola un po' della mia
ostinata mancanza di Fede.
L’anno
scorso, con il pretesto dell’ennesimo itinerario turistico nella mia terra,
l’ingresso a Marina di San Vito avveniva con il sole che lentamente stava
scendendo dietro le colline. Ultime foto sul molo del porto vicino ad uno dei
più bei trabocchi della costa, per poi concedersi una meritata sosta in una
delle tipiche trattorie di pesce di questo piccolo grande centro della costa
abruzzese. E' trascorso un anno. L’ora è più o meno la stessa, le luci sono
quasi uguali a quelle dell'occasione precedente. Un intenso deja-vu in questo
tramonto, preludio di una bella stagione che mai come quest'anno ha tardato ad
arrivare. La
spiaggia è affollata da ragazzi e famiglie, mi sembra un buon auspicio,
l’atmosfera che si respira è quella giusta.
La
sosta della serata è a Vasto, "La Città del Vasto" come amano
precisare i suoi abitanti con un pizzico di..."filologica
civetteria". Verrebbe da aggiungere "della zuppa di pesce" (o
più fedelmente "brodetto") dato che questo piatto, nella versione
locale, è a buon titolo una delle bandiere della tradizione culinaria
abruzzese. Divagazioni gastronomiche a parte la cittadina, già municipio romano
in epoca precristiana, racconta al visitatore una storia di grande prestigio
nell'epoca imperiale e di una certa vivacità dal medioevo fino ai nostri
giorni. L’indomani dopo un ultimo sguardo alla sua marina ed ai suoi trabocchi,
imbocco la ss 86 parallelamente al confine con il Molise. Sinuosa ed
intrigante, con traffico scarso ed un buon asfalto, la strada procede in
costante ma mai monotona ascesa e permette di apprezzare splendidi scorci dai
frequenti passaggi in crinale, con la vista che in più di un'occasione spazia a
360°.
Costeggio Furci, devota al Beato Angelo, poi San Buono (da visitare il
convento di Sant'Antonio e la sua splendida chiesa) e Torrebruna col suo antico
borgo. La salita tocca il suo vertice a Castiglione Messer Marino, poco oltre i
1000 metri di altitudine, nel cuore della Comunità Montana dell'Alto Vastese.
Proseguendo, la 86, in alcuni tratti davvero entusiasmante, mi condurrebbe
naturalmente in territorio molisano. Devio invece dalla statale in direzione di
Atessa. Ate e Tixe, secondo la tradizione erano borghi limitrofi divisi da un
vallone controllato da un drago assai arcigno. Il prode San Leucio, divenuto
poi patrono del paese, ucciso lo scomodo guardiano ne riunì le sorti fino ai
nostri giorni. La bellissima cattedrale trecentesca dedicata al Santo Patrono
fa bella mostra delle sue caratteristiche architettoniche (particolari il
frontale e la struttura interna passata da tre a cinque navate in epoca
barocca) e contiene interessanti reperti, antichi messali, codici originali e,
ovviamente, la costola fossile del defunto animaletto. E chissà che il drago,
associato nella tradizione zen alla Verità che si manifesta istantanea ma
fugace al tempo stesso, non abbia fatto da auspicio all'impianto industriale
del notissimo marchio giapponese, in attività dal 1971 a due passi dalla
cittadina e che visito volentieri per un rapido controllo al mezzo ed un saluto
agli amici che vi lavorano.
Qualche foto, 2 chiacchiere, una bevanda fresca ed
il tragitto riprende. Pochi chilometri per costeggiare il fiume Sangro in
direzione Ovest, percorrendo la ormai solitaria ed abbandonata vecchia statale
sangritana. Arroccato su una collina il paese di Bomba occhieggia l'omonimo
lago, creato artificialmente negli anni '50 per esigenze idroelettriche e
divenuto un centro di attrazione turistica di rilievo nell'area sangritana. Di
lì a poco, continuando ad ignorare i giganteschi pilastri della fondovalle a
scorrimento veloce, si raggiunge Villa S. Maria, grazioso paesino noto in tutto
il mondo per la sua prestigiosa scuola alberghiera. Favorita dalla storica
famiglia Caracciolo ha sfornato generazioni di chef brillantissimi, molti dei
quali hanno servito con maestria riconosciuta nelle prestigiose cucine di
ristoranti famosi, di regnanti e celebrità varie.
Le
strade finora percorse mi hanno deliziato non meno delle amene località presso
le quali mi sono soffermato. Va detto però che la qualità del manto stradale è
notevolmente peggiorata nel momento in cui ci siamo lasciati alle spalle la
ss86. Ora i dolci rilievi della Val di Sangro lasciano rapidamente posto al
profilo maestoso delle prime pendici della Maiella, la Montagna Madre degli
abruzzesi. Superato il paese di Quadri si ascende rapidamente, in una teoria
ininterrotta di belle curve, a Pizzoferrato. L’asfalto migliora a tratti, anche
se lo stupefacente è ormai prossimo. Siamo già nel Parco Nazionale della
Maiella, istituito nel 1991 assieme a quello del Gran Sasso - Monti della Laga.
Dal Valico della Forchetta (mt 1270), qualche chilometro mi separa da Palena,
raggiungibile con una breve deviazione dall’itinerario stabilito e dal vicino
santuario della Madonna dell'Altare, primo eremo di Pietro Angeleri (Pietro da
Morrone, poi Papa Celestino V).
Il
massiccio della Maiella è ormai una presenza incombente sul paesaggio.
L'incontro
è solenne anche per motivi di carattere tecnico-motociclistico: al bivio della
stazione di Palena, i percorsi diventano in gran parte vere e proprie
"accademie della piega", l'aderenza degli asfalti induce ad andature
più sbarazzine e non è infrequente l'incontro con autentici "siluri"
a due ruote. L'argomento non sarà mai approfondito ed evidenziato a sufficienza,
a costo di diventare noiosi: su strade aperte al traffico non esistono grip,
gomme, ammortizzatori e tantomeno "manici" che consentano andature
corsaiole in sicurezza. Un ostacolo imprevedibile, una banale scivolata, i
famigerati guardrails-ghigliottina che amministrazioni scriteriate insistono ad
installare e riproporre sulle strade statali e provinciali, possono trasformare
un week-end spensierato in una sessione di roulette russa. La strada è comunque
uno spettacolo!
Qui
abbandono il territorio della provincia di Chieti per avventurarmi in quella de
L'Aquila sugli ospitali altipiani che accolgono alcune fra le località montane
più frequentate dell'Italia centrale. Evitando la statale 17 e il Piano delle
Cinque Miglia è bello condurre le proprie traiettorie attraverso i paesaggi
montani fino a Campo di Giove, proseguendo verso passo san Leonardo e poi giù,
con la vista che progressivamente si apre sulla valle Peligna, in picchiata
verso Pacentro, dove sosterò all'ombra delle tre austere torri medioevali del
castello dei Cantelmo.
D'obbligo
la sosta a Sulmona, città natale di Publio Ovidio Nasone e patria dei confetti,
la cui fondazione venne dallo stesso poeta attribuita a Solimo Frigio, compagno
d'armi di Enea di ritorno dalla guerra di Troia (box). L'occasione è propizia
per incontrare un esponente dell’associazione albergatori tramite l’amico
Massimo.
Dopo
tanto girovagare in altura, percorrere la valle Peligna in direzione Nord
costituisce un brusco e piuttosto afoso risveglio per i sensi. Il termometro
segna ben 35° e sono ancora acclimatato alle frescure e agli aromi dei rilievi
circostanti. Il Morrone, la Maiella, il Sirente ed il Gran Sasso abbracciando
la conca sembrano compatire la mia andatura pigra, quasi indolente. La verità,
non me ne vogliano gli illustri massicci montuosi citati, è che costeggiando la
statale n°17 prima e la n°5 poi, ci si può permettere il lusso di attraversare
con calma centri quali Pratola Peligna, Corfinio (l'antica Corfinium),
Vittorito.
L'area in effetti abbonda in vestigia della romanità, principalmente
per il vicino intersecarsi della Via Tiburtina con la Via degli Abruzzi, costituendo
quindi un crocevia storico dei contatti fra Campania, Lazio e costa adriatica.
A
Pratola Peligna, Massimo mi permetterà di conoscere ed incontrare il sindaco
del centro peligno ed in serata sarò a cena a Vittorito con Cesare Marrama,
consigliere comunale, delegato all’emergenza in questo piccolo paese, che come
molti della valle Peligna, ha subito danni ma non è rientrato momentaneamente
nella lista per gli aiuti per la ricostruzione. Invitato anche il responsabile
di zona della protezione civile e parleremo anche con la vulcanica Barbara,
proprietaria del b&b che mi ospita per la notte. La sua struttura, ubicata
nella parte storica del paese ha subito danni, delle 6 stanze, 3 sono
inagibili. Vulcanica come dicevo, una portentosa e solare capacità di
progettare e rendere effettive idee per la sua attività ed il paese, già pensa
di ampliare ed aumentare il numero delle camere. Un ottimismo contagioso,
visiteremo anche le parti danneggiate del suo b&b.
La
mattina dopo proseguo la lunga cavalcata abruzzese, costeggiando la riserva
naturale Sorgenti del Pescara e la vicina cittadina di Popoli per poi salire
lungo i tornanti della omonima cronoscalata automobilistica fino a Navelli,
affacciata sull'omonima piana e rinomata per lo zafferano e Capestrano, patria
del celebre Guerriero, magnifica statua funebre risalente al VI sec. a.C., ora
ospite del Museo Archeologico di Chieti. L’accesso alla piazza giungendo dalla
vecchia statale, la nostra, è transennata ma è possibile giungere in piazza con
una breve deviazione. L'ascesa ai contrafforti meridionali del Gran Sasso
d'Italia continua: il massiccio detiene il primato della vetta più alta degli
Appennini, il Corno Grande, che supera di poco i 2900 metri.
Il
"nostro" versante ci accoglie dapprima con Calascio e la sua poderosa
Rocca, già set cinematografico di una celebre pellicola di ambientazione
medioevale. Mi concedo una divagazione fuoristradistica per giungere fino alla
parrocchiale di S. Nicola, da lì è un gioco da ragazzi arrivare sino alla
rocca, la più alta della regione e tra le più suggestive. La vista da quassù,
nonostante siamo a soli 1464m d’altezza, è davvero spettacolare, in bilico su
questa rupe con il Gran Sasso che sembra vicinissimo e la valle in basso.
La
sterrata non è in buone condizioni, ma seguendo la strada asfaltata si arriva
al parcheggio, da cui è possibile salire con una camminata leggermente più
lunga, che permette di visitare il borgo antico. Nella parte bassa ed abitata
del paese, anche qui, la strada che conduce a S. Stefano di Sessanio è
transennata e poco più in basso mi fermo alla cooperativa casearia Gran Sasso.
Mi accoglie la signora Giovanna, al lavoro con la figlia. Mentre trasporta in
frigo delle ricotte mi spiega che loro hanno sospeso il lavoro solo il 6
aprile. Le pecore e le capre hanno bisogno di continue attenzioni e non c’è
tempo di stare a piangersi addosso, ma rimboccarsi le maniche e darsi da fare.
Al contrario di Barbara e dei suoi contagiosi sorrisi, la signora Giovanna, non
ride molto, ma nei suoi occhi e nelle sue parole si leggono una determinazione
assoluta a voler continuare senza tentennamenti. Il lavoro non manca anche se
le vendite sono scese notevolmente. La cooperativa è formata da 5 soci
residenti tutti nella zona, lei è di Castelvecchio Calvisio. Proseguo per
Castel del Monte, vero e proprio portone di accesso alla straordinaria piana di
Campo Imperatore.
Qui,
qualche giorno fa il sindaco ha di fatto imposto diplomaticamente ai suoi
concittadini di fare rientro nelle proprie case. La piazza è gremita, il bar è
affollato, ma salendo verso la piana la
vista che si ha dall’alto del paese vede la torre campanaria della parrocchiale
di S. Mauro Evangelista ampiamente rimaneggiata.
Nonostante
le numerose visite, lo spettacolo offerto dall’altopiano di Campo Imperatore è
costante fonte di meraviglia. Raggiungibile in inverno solo tramite la Funivia
del Gran Sasso, si estende per circa 27 chilometri a circa 1500/1600 metri di
altitudine, superando i 2100 al suo confine ovest ove sono situati
l'Osservatorio astronomico e l'omonimo albergo, noto per aver ospitato nel 1943
la prigionia di Benito Mussolini. Una piccola scheggia di Tibet conficcata
nell’Appennino.
Pascolo vastissimo, circondato dalle vette del massiccio, da
esso si diramano innumerevoli sentieri e mulattiere, per la gioia di
escursionisti e trekkers di ogni abilità. Irrinunciabile per ogni motociclista
la sosta presso i punti ristoro nei pressi del bivio che conduce alla pineta di
Fonte Vètica, dove si può gustare dell'ottima carne circondati da uno scenario
da sogno.
E qui mi attendono come al solito Rodolfo e la sua famiglia, macellai
di Castel del Monte che gestiscono il ristoro Mucciante. Attendono un gruppo di
30 motociclisti e mi chiedono se ne so qualcosa. Rodolfo mi conferma che
l’iniziativa del sindaco è stata giustissima, bisogna vincere i timori di
dormire nelle proprie case: “ormai avevamo ripreso il normale ritmo sociale in
paese ma rimaneva da superare il blocco psicologico del trascorrere la notte
nel nostro letto. Ce l’abbiamo fatta!!”
Il
lavoro e credetemi loro lavorano molto, è calato di più del 50% “ma che
possiamo fare?” continua Rodolfo “Noi siamo pronti ormai, dobbiamo solo
attendere che la gente ritorni.” Determinazione, ancora, sempre.
Il
tempo è tiranno, lascio gli altopiani lunari di Campo Imperatore, non prima di
avere assaggiato 10 arrosticini ed una fetta di pecorino locale e mi tuffo
nella solita e non troppo prudente picchiata verso Assergi, punto più vicino di
tutto il percorso alla zona maggiormente colpita dal sisma dello scorso 6
aprile: sono a pochissimi km da L’Aquila e le sue frazioni che in alcuni casi
sono state completamente distrutte, ma proseguo in direzione nordovest lungo la
ss17/bis fino a raggiungere in una trentina di chilometri il Lago di
Campotosto, già Riserva naturale dello Stato per il suo ricco patrimonio
faunistico.
Un
ultimo sguardo ai vicini Gran Sasso e Monti della Laga e volgo le spalle agli
indimenticabili rilievi montuosi abruzzesi per dirigermi prima lungo la ss 80
del passo delle Capannelle, altra splendida punta di diamante del panorama
viario regionale e poi verso la 81 per l'ultima tappa dell’itinerario. Attraverso Montorio al Vomano, Teramo e raggiungo Civitella del Tronto. Borgo
di grande importanza strategica per il controllo della Val Vibrata è noto per
la sua fortezza spagnola, sicuramente la struttura più importante ed imponente
di tutto il percorso, splendidamente conservata ed una delle più imponenti
opere di ingegneria militare in Italia. Impossibile non notarla, la strada
valica un profondo burrone e scende proprio sotto i suoi possenti bastioni.
Prime notizie certe su una fortificazione nella zona si hanno nel 1225, quando
gli ascolani espugnarono un castello, facente sicuramente parte dei sistemi
difensivi del confine appenninico della Val Vibrata. Qui per chi può,
assolutamente da considerare la sosta nell’hotel albergo Zunica, all’interno
del borgo antico.
Io
invece sono al termine e devo proseguire verso Roseto degli Abruzzi, dove
arriverò percorrendo strade secondarie e poco frequentate, punto di arrivo sul
mare, comoda per la vicinanza del casello autostradale e di una discreta
ricettività turistica.
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foto Teodoro Marini |
LA GIOSTRA CAVALLERESCA DI SULMONA Di Massimo ANTONUCCI
Foto Teodoro Marini, di Fotottica Marini Via Sardi 3, Sulmona
Suoni di tamburi,
bandiere, chiarine, costumi rinascimentali, la meravigliosa cornice di Piazza
Garibaldi decorata a festa con i colori dei sestieri e dei borghi, sono queste
le immagini che, indelebili, rimangono nella mente di chi ha la fortuna di assistere
alla Giostra Cavalleresca di Sulmona. Di questa manifestazione si hanno notizie
certe dal lontano 1484, epoca in cui si svolgeva ben due volte l’anno,
nonostante la regina Giovanna d’Aragona esortasse i sulmonesi a non sperperare
denari “in correre de palj pifferi trombecti et altri soni”. Ma tal genere di
cimento vantava già una certa tradizione
per cui non è azzardato farne risalire le origini al tempo degli Svevi quando,
posizione strategica e congiuntura economica, avevano fatto di Sulmona una
delle maggiori città del Regno nonché la capitale d’Abruzzo.
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Foto Teodoro Marini |
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Foto Teodoro Marini |
La tradizionale
disfida sulmonese si teneva, di norma, due volte l’anno, in occasione della
festa dell’Annunziata del 25 Marzo o nell’ottava di Pasqua, quando la
ricorrenza cadeva in tempo di Quaresima, ed in quella dell’Assunta la metà di
Agosto. Si celebravano anche edizioni speciali per ricordare eventi eccezionali
o per fare cosa gradita a personaggi illustri come accadde nel Febbraio del
1574 per il soggiorno in città di Giovanni d’Austria. Quest’anno i problemi
legati ed i disagi legati al terremoto
non hanno fatto altro che rinsaldare le fila degli organizzatori
dell’Associazione Giostra Cavalleresca che faranno di tutto per presentare un
evento all’altezza della tradizione. All’appuntamento tradizionale dell’ultima
domenica di Luglio della Giostra Cavalleresca si è affiancata dal 2000 la
Giostra d’Europa che si tiene il primo
week-end di Agosto.
“Si tratta“ ci dice Emidio Cantelmi, vulcanico presidente
dell’associazione culturale Giostra Cavalleresca “di una rievocazione storica a
cui partecipano i Cavalieri provenienti da città europee che vantano
manifestazioni simili alla nostra. Caratteristici e pittoreschi sono gli
spettacoli offerti dalle delegazioni: combattimenti all’arma bianca, musiche e
danze medioevali, cariche di lanzichenecchi ed armigeri, gare tra balestrieri,
arcieri e falconieri che fanno” precisa con malcelato orgoglio Roberto “della
nostra Giostra d’Europa uno spettacolo unico in Italia”. Purtroppo proprio quest’anno per il venir
meno di finanziamenti, destinati soprattutto alla ricostruzione post sisma, non
è ancora chiaro se si riuscirà ad organizzare la Giostra Europea ma la volontà
e l’entusiasmo probabilmente riusciranno a supertare questi problemi così da
permettere di proporla anche quest’anno. Parlando con Nicola Paolilli, capitano
del Sestiere di Porta Manaresca, scopriamo inoltre che la vigilia della Giostra
Cavalleresca è, da qualche anno,
caratterizzata da “ La notte del cementemmece” letteralmente diamoci fastidio.
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Foto Teodoro Marini |
“E’ un evento” ci racconta Nicola “che coinvolge tutti i rappresentanti di
Borghi e Sestieri di Sulmona i quali, la notte prima della Giostra, si
ritrovano nella splendida cornice di
Piazza Maggiore.” Sono Pierluigi Bruni detto Pingi e suo fratello
Enrico, rappresentanti del Sestiere di Porta Manaresca, a delinearci gli
aspetti dell’evento “All’inizio La notte del cementemmece era semplicemente
una scaramuccia tra gli appartenenti ai
Borghi ed ai Sestieri ma, con il passare degli anni, è diventata un
appuntamento d’obbligo. Al termine delle cene, innaffiate da fiumi di vino
rosso, che animano il Venerdì della
giostra e alle quali i turisti sono sempre i benvenuti, a mezzanotte Piazza Maggiore viene illuminata con i colori
festosi dei contradaioli che entrano nel teatro della gara. E così tra sfotto’
rivolti agli avversari e cori si va
avanti, con l’aiuto sempre grato del Montepulciano d’Abruzzo, per tutta la
notte fino a che le luci dell’alba si portano via anche gli ultimi irriducibili
che lasciano il posto ai cavalieri
pronti a dar vita alla Giostra Cavalleresca di Sulmona”.
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Foto Teodoro Marini |
La tragedia dimenticata.
Massimo Antonucci è un amico fraterno
di vecchissima data. Nonostante i diversi impegni ci sentiamo spesso. Medico
anestesista nel vicino ospedale di Popoli, risiede a Sulmona e ricopre una
carica di assessore (nessun assessore, semplicemente una delega alla cultura,
tende a sottolineare), nel comune di Pratola Peligna: “Ristoranti vuoti, feste
annullate, genitori che hanno paura di mandare i propri figli a scuola. E'
questo il dramma che si sta consumando nella Valle Peligna. Certo le
conseguenze del sisma non sono nemmeno paragonabili a quelle dell'Aquilano. Ma
qui c'è un clima di incertezza, paura, angoscia che segna la quotidianità di
tutti. Circa 300 sfollati a Sulmona, 40 a Pratola, danni evidenti al patrimonio
artistico-architettonico della zona. Nel periodo di Pasqua, che a Sulmona vede
turisti accorrere da ogni dove per assistere alle manifestazioni religiose, tra
cui la famosissima “Madonna che scappa in piazza”, si è registrati una disdetta
delle presentazioni alberghiere pari al 100%. Annullate, a Pratola Peligna, i
festeggiamenti della “Madonna della Libera”, uno dei più importanti eventi
religiosi dell'Abruzzo, con un movimento di pellegrini che rappresentava uno
dei momenti più importanti per l'economia della zona. Disdette piovono anche
nell'alta Valle del Sangro, Pescocostanzo, Roccarso e nel Parco Nazionale
d'Abruzzo.”
“Ma siamo ripartiti” tiene a precisare
Giuseppe Bono, vicepresidente dell' Associazione Albergatori di Sulmona che
conosco tramite Massimo ” ospiteremo una tappa del Giro d'Italia (il 28 maggio,
Sulmona- Benevento) e verrà riproposta anche quest'anno, anche se in tono
ridotto, la Giostra Cavalleresca”.
“Tutti i paesi del comprensorio si
stanno riorganizzando.” Continua Masimo “Pratola Peligna sarà, la sera del 10
Agosto, palcoscenico di “Calici di stelle” manifestazione enogastronomica
organizzata dall'Associazione “Città del vino” e sede del Festival artistico
“Arti e Parchi” il cui direttore artistico è Franz Di Cioccio.”
“Questo “ mi conferma a sua
volta anche Antonio De Crescentiis, sindaco di Pratola Peligna” vuole essere un
messaggio per gli estimatori dell'Abruzzo interno, perchè possano tornare
quest'anno a visitare il nostro splendido patrimonio artistico-naturale”.
CANTINE PIETRANTONY
Roberta
Pietrantonj, responsabile commerciale dell’azienda omonima, appartiene alla
quinta generazione di questa famiglia
che ormai da quasi 2 secoli (attività intrapresa alla fine del 1700) si occupa
dell’azienda e di produzione di vini.
La vostra Azienda in due parole.
Siamo la
più antica Casa Vinicola d'Abruzzo, nel Comune di Vittorito, unica Città del
Vino della provincia de L'Aquila, il nostro avo Alfonso è stato il primo
enologo in Abruzzo nel 1896, abbiamo pezzi storici unici in azienda come le
botti in cemento da 700 hl rivestite in piastrelle di vetro di Murano
realizzate nel 1896 e prodotti pluripremiati in tutti i concorsi più
prestigiosi nazionali e internazionali.
Come ha influito il terremoto sulla vostra
attività?
Abbiamo la
casa privata sopra l'Azienda inagibile all'80%, rimesse agricole rese inagibili
da gravi danni, abbiamo alcuni locali aziendali inaccessibili per inagibilità
dei palazzi limitrofi, ma sopratutto un crollo del fatturato del 20% che era il
mercato della città de L'Aquila e dintorni.
Cosa provate?
Una enorme
voglia di ripartire, nonostante tanta confusione nelle istituzioni e sopratutto
una delusione enorme per non essere rientrati subito nell'elenco dei primi 49
comuni che beneficiano di enormi vantaggi fiscali e contributivi che ci
darebbero una boccata d'ossigeno enorme in questo momento. Siamo tristi ma
sicuramente non demoralizzati, non possiamo esserlo, e non vediamo l’ora di
avere l’opportunità di dimostrarlo.
Conseguenze dirette?
Manifestazioni
annullate, tra cui Cantine aperte, che doveva svolgersi a fine maggio, più le
periodiche visite guidate, la Sagra del Vino, ecc. ma vogliamo chiarire che
siamo comunque a disposizione per degustazioni e vendite dei nostri
preziosi prodotti aquilani e vi preghiamo, da motociclisti, (Roberta è passeggera praticante
con il suo ragazzo) di venirci a trovare per aiutarci a superare questo
difficile momento, perchè l'Abruzzo, nonostante tutto è sempre stupendo!!!
AZIENDA VITIVINICOLA PIETRANTONJ 67030 Vittorito (AQ) - 38, v. S. Sebastiano
tel. 0864727102, fax 0864 727102,