Viaggio attraverso Siria e Giordania: storia, cultura e qualche ombra alla scoperta di popoli carichi di contraddizioni.
SLIDESHOW
“Ciao, partiamo per il Medio Oriente, vieni anche tu?”
“Si può fare!”
“guarda che ci vuole il carnet de passage en douane!”
“Ce l’ho.”
Della serie, come spiazzare degli amici di Milano, convinti di evitare la tua opprimente presenza almeno per una volta. Detto fatto, partenza il 12 maggio alla volta di Patrasso, all’inseguimento del gruppo lombardo partito da Venezia per Izmir, in Turchia, qualche giorno prima. Rapido, a dire poco, trasferimento attraverso Grecia e Turchia, e ricongiungimento con la carovana a Kilis, al confine siriano. Meno male!! Mi sentivo Pantani staccato sul Tonale e poi entrato in crisi sul Gavia.
Cominciamo a fare conoscenza con i ritmi arabi. Arriviamo alla dogana siriana in piena sosta pranzo. Sono tutti scomparsi!Inutile innervosirsi. Comunque il carnet si dimostra utile una volta riapparsi i vari funzionari nei vari uffici: è incredibile che lo conoscano così bene anche se lo timbrano e vistano al contrario a causa della loro scrittura, opposta alla nostra. Il tragitto fino ad Aleppo viene coperto sotto una nebbia assai strana per quelle latitudini. Diamine, è sabbia, e questa sarà una costante di questa parte del percorso fino ai confini con l’Irak ed addirittura a Palmyra, più a sud. Iniziano a spuntare un po’ dappertutto manifesti di un tizio che sembra essere il sosia (o è proprio lui?) di Sandro Mazzola, e che ci accompagnerà per tutta la Siria. Hafez al-Asad, è presidente della repubblica con un mandato settennale dal lontano 1971, basti pensare che la sua faccia è più reclamizzata di quella di re Hussein in Giordania, buonanima.!
Aleppo è una città molto attraente, con una bella cittadella fortificata, un interessante museo archeologico, una moschea ed un suk, definito dalle guide come il più bello della Siria, e uno dei migliori del Medio Oriente. Consiglio anche una capatina in un bagno turco; sicuramente il più bello (ne abbiamo girati 3 prima di scegliere), è l’hammam Yalbougha al Nasery. (aperto alle donne, anche se in orari differenti). Ma è costeggiando il fiume Eufrate che cominciamo a vivere la vera atmosfera del mondo arabo, talmente autentica che faticheremo, e non poco, a ritrovarla nel corso del viaggio. Appuntatevi questo nome: Dayr az Zawr.
Se il suk di Aleppo vi è piaciuto, questo vi entusiasmerà! E’ di un’autenticità unica. Inizia la lunga serie di visite a castelli e siti archeologici.
Qui sono stati rinvenuti insediamenti umani del terzo millennio a.C.; sicuramente affascinanti ma molto tecnici e piuttosto difficili da interpretare.
A Palmyra le cose cominciano a cambiare, sia come afflusso turistico, che come stato di conservazione del sito. Unico inconveniente, la solita sabbia in sospensione nell’aria.
Il viaggio prosegue in direzione Crack dei Cavalieri, Damasco, ma è a Bosra che tocchiamo un altro momento epico del nostro viaggio. Il punto di forza di questa cittadina, è la fortezza che ingloba il teatro romano, praticamente intatto. La cosa spettacolare è che per una cifra di circa 8000 lire si può dormire, con la possibilità di usare la cucina al suo interno, e con l’immenso vantaggio di essere al mattino gia sul posto per una visita in esclusiva, pressoché priva di turisti.
Anche in Giordania ci concediamo la visita di siti archeologici e castelli, per arrivare ad Az Zarqa, in pieno deserto al confine con l’Arabia Saudita, dove passiamo una simpatica serata con un gruppo di sauditi e di esuli iracheni, in uno di quei ristoranti che si trovano per strada e che macellano le pecore, o i montoni al momento. Cominciano ad affiorare i primi problemi, sociali e politici. In Siria, in una sola occasione avevamo conosciuto un ragazzo, Muhammad, impiegato in una compagnia petrolifera statunitense, che si era schierato apertamente contro Asad. Qui tutti i ragazzi iracheni (e sono 4), manifestano un’ avversione totale per Saddam. Il loro desiderio più grande è quello di vivere in Europa.
Ma se in Siria avevamo cominciato a notare che il turismo comincia ad avere un ruolo determinante nei confronti dell’economia e dei comportamenti delle persone, in Giordania veniamo letteralmente schiacciati da questa realtà.
Petra è ormai un mostro che fagocita 4000 turisti al giorno in alta stagione alla modica cifra, tenetevi forte, di 20 JD=30 dollari=60000lire al giorno!!! Lawrence si sarà probabilmente perso in mezzo a questa orda di cavallette. A Burckhardt, archeologo d’origini svizzere, probabilmente quando la riscoprì, nella prima metà dell’800, avrà fatto un’impressione diversa. Ora con tutto questo puttanaio di gente sembra una Disneyland della pietra calcarea.
Se poi consideriamo che ci sono pochi cartelli esplicativi, e quando si trovano sono a volte anche rotti, il prezzo di ingresso mi sembra veramente esagerato. Se si vuole visitarla, farlo dalla mattina presto (il sito apre alle 6.30).
A Wadi Rum la sensazione si conferma: pagare per entrare nel paese, pagare per andare a dormire nel deserto.
Qui però c’è un’alternativa: circa 10 km. prima del villaggio si arriva ad un bivio; bene ignorate l’indicazione ed il posto di blocco e prendete a sinistra la strada che è completamente libera. Viaggerete per una sessantina di km (praticamente tutti asfaltati) in una vallata simile all’altra ma senza nessun controllo e dove volendo si può anche campeggiare.
In questo deserto, sono state girate le sequenze più spettacolari del film Lawrence d’Arabia.
Il viaggio volge al termine; l’ingresso in Israele è caratterizzato da controlli capillari a bagagli, mezzi e persone, previo un interrogatorio di quasi mezz’ora.
Per ragioni di tempo siamo costretti (ma era gia programmato) ad attraversarla da sud a nord, limitando le visite a Gerusalemme e Akko. Probabilmente è la nazione più interessante, soprattutto per i contrasti stridenti fra le diverse culture e religioni e merita sicuramente un approfondimento.
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