08 dicembre 2025

Estensione Nord del Cile- Bolivia

Dal 22 agosto al 4 settembre 2026
13 giorni, km 3.733

 
Come trasformare un viaggio indimenticabile in un vero sogno!! Questa estensione di undici giorni  all'Inca Raid 2026, rappresenta probabilmente la possibilità di poter includere in una sola esperienza alcune delle attrattive più impressionanti del continente sudamericano. Poter aggiungere il Salar de Uyuni a Machu Picchu, non lascia adito alla qualità dell’intero percorso proposto. Nord del Cile e Bolivia, dopo aver fagocitato parte del Perù!! Opportunità irripetibile!! Il contesto geografico morfologico cambia decisamente anche se le altitudini estreme dove ci spingeremo rimarranno costanti: deserti policromatici, montagne impervie, lagune colorate, ancora passi andini, ad altezze siderali. Un progetto ambizioso, dopo più di 4000 chilometri percorsi in Perù, si riparte sempre da Arica, per spingersi nei deserti cileni e dopo un assaggio di Bolivia visitando le lagune colorate poste al confine, giungere al Salar de Uyuni, meta per eccellenza del nostro viaggio. Poi Potosì, Sucre, La Paz, la carretera de la muerte per fare ritorno al punto di partenza, attraversando uno dei parchi nazionali più belli del continente.  
Esperienza indimenticabile per un viaggio da sogno, ma siamo di parte!! 
Agosto 2026, il Sudamerica e le sue altitudini estreme, lo straordinario ci attende.


ESTENSIONE NORD CILE E BOLIVIA 2026
Dal 22 agosto al 4 settembre 2026
13 giorni, km 3.733
TAPPE:
 
1.     22 agosto, sabato, Arica- Iquique, km 317
2.     23 agosto, domenica, Iquique- San Pedro de Atacama, km 486
3.     24 agosto, lunedì, Loop San Pedro de Atacama, lagune colorate, circa km 356
4.    25 agosto, martedì, Loop San Pedro de Atacama, Geyser del  Tatio, Valle de la Luna km 213
5.     26 agosto, mercoledì, San Pedro de Atacama- Colchani km 537
6.     27 agosto, giovedì, Colchani, tour salar, circa km 152
7.     28 agosto, venerdì, Colchani - Potosi km 228
8.     29 agosto, sabato, Potosi, riposo
9.     30 agosto, domenica, Potosi- Sucre km 165
10.  31 agosto, lunedì, Sucre- La Paz km 589
11.  1° settembre, martedì, La Paz- Coroico - La Paz circa km 195
12.  2 settembre, mercoledì, La Paz- Tambo Quemado- Arica km 494
13.  3 settembre, giovedì, Arica, consegna dei mezzi, volo per Santiago
14.  4 settembre, venerdì, Santiago, rientro in Italia


PROGRAMMA:

1.    
22 agosto, sabato, Arica- Iquique, km 317
Il nord del Cile è attraversato dal Tropico del Capricorno, area prevalentemente desertica, che si stende su quasi 1.000 chilometri da Arica a Copiapò. Oggi l’attraverseremo in parte. In alcuni luoghi non ha mai piovuto a memoria d’uomo. Il paesaggio è estremamente vario e suggestivo, l’ultimo tratto ci vedrà scendere sulla costa che è una lunga striscia di sabbia stretta da un’alta falesia. Arrivo di giornata previsto ad Iquique, la strana capitale della regione. Perché strana?? Perché fu costruita nel peggiore dei luoghi immaginabili. Un’immensa duna domina l’agglomerato urbano che cresce schiacciato dall’oceano.

2.     23 agosto, domenica, Iquique- San Pedro de Atacama, km 486
Oggi proseguiremo sulla costa oceanica che si mantiene spettacolare, fino a quando, giunti a Tacopilla, piegheremo decisamente verso l’interno per affrontare ancora questo deserto policromatico. A Calama siamo già entrati ufficialmente nel deserto di Atacama. La cittadina è piccola e poco animata, ma in zona si trova la più grande miniera di rame esistente al mondo, quella di Chuquicamata ad una ventina di chilometri dalla cittadina. Arrivo di giornata a San Pedro de Atacama, una piccola oasi nel cuore del deserto omonimo.

3.     24 agosto, lunedì, Loop San Pedro de Atacama, lagune colorate, circa km 356
Giornata dedicata alla visita delle lagune colorate in Bolivia, rapido passaggio di frontiera per poi rientrare in Cile. Il percorso è piuttosto impegnativo ed assolutamente facoltativo e può essere accorciato, ammirandone solo alcune. Vale lo stesso discorso dei geyser del Tatio l’indomani, possibile l’escursione organizzata, con veicoli 4x4.

4.     25 agosto, martedì, Loop San Pedro de Atacama, Geyser del Tatio, Valle de la Luna km 213
Il riposo è una gran bella cosa, se fosse tale!! Siamo a San Pedro De Atacama, un posto speciale.
Nel viaggio in solitaria scrissi in proposito: 
Ed infatti sulla via del ritorno tornerò una seconda volta a San Pedro De Atacama, splendida, tranquilla oasi ai margini del deserto, dove nonostante ormai si viva di turismo, la vita scorre tranquilla, con ritmi dettati dalla natura, dove le persone sembrano tutte simpatiche, le ragazze sono tutte carine, insomma uno di quei posti dove si torna sempre con piacere e dove, si finisce per rimanere sempre più di quanto si prevedesse all’inizio.” 
Oggi si può bighellonare per le vie polverose del villaggio, rilassarsi in piscina o semplicemente attendere la fine della giornata, ma c’è anche la possibilità di visitare la Valle della Luna e i geyser del Tatio una fantastica vallata a 4.300 metri d’altitudine, 90 chilometri a nord di San Pedro, punteggiata da un centinaio di getti di vapore, i più alti del mondo, che al mattino presto offrono uno spettacolo irreale ed allucinante. Possibile l’escursione organizzata in piccoli van, che partendo prima dell’alba consentono di sfruttare la bellezza straordinaria del luogo al sorgere del sole, sicuramente il miglior momento della giornata. Ma c’è sempre la moto…….

5.     26 agosto, mercoledì, San Pedro de Atacama- Colchani km 537
Tappa molto lunga, ma la strada è ormai completamente asfaltata. Si arriva ancora a Calama e si prosegue verso il confine attraversando il piccolo villaggio di San Pedro e giungendo dopo un centinaio di chilometri al confine boliviano di Ollague. Ed a questo punto……compare il salar, immenso che costeggeremo fino ai sobborghi di Uyuni, dove imboccheremo una strada sterrata per visitare il cimitero ferroviario appena fuori dal paese. Sarebbe consigliato arrivarci al tramonto quando le luci diventano quasi irreali, ma ci accontentiamo anche così. La destinazione finale di giornata è poco oltre, nei pressi di Colchani, per sostare nel famoso Hotel Del Sal, con i pensieri rivolti alla giornata che ci attenderà domani, e che giornata!! 

6.     27 agosto, giovedì, Colchani, tour salar, circa km 152
Oggi attraverseremo il Salar fino all'isola Inka Wasi chiamata anche isola de Los Pescadores, avamposto collinoso, coperto da cactus giganti, situato nel centro della salina. Punti salienti lungo il percorso, l’ex Hotel Del Sal, il gigantesco cippo in ricordo della Dakar ed il dosso puntellato di bandiere, sono decine, che interrompono la monocromia della piana. Ovviamente gli spunti fotografici sono infiniti per una delle più sorprendenti meraviglie del continente ed una delle giornate indimenticabili di questo viaggio. Scatti indimenticabili garantiti.

7.     28 agosto, venerdì, Colchani- Potosi km 228
La mattina transiteremo nuovamente da Uyuni e, se non ne avessimo avuto il tempo all’arrivo o semplicemente volessimo dare nuovamente un’occhiata, il cimitero ferroviario con i suoi vagoni arrugginiti e le locomotive coperte di scritte è li ad attenderci. La strada che da Uyuni, sale verso nord ovest direzione Potosi è punteggiata da miniere abbandonate, altre ancora in funzione in un paesaggio incredibilmente multi-cromatico, costantemente oltre i 4.000 metri. La strada di poco più di 200 chilometri, adesso completamente asfaltata, regala comunque paesaggi fantastici, una straordinaria giornata di moto e di incontri, fino ad arrivare alla miniera boliviana per antonomasia, magnifica nella sua scenograficità, sogno, incubo, girone da inferno dantesco: il Cerro Rico che domina Potosi.

8.     29 agosto, sabato, Potosi, riposo
Visita della città ed alle miniere del Cerro Rico.
 

Un po' di storia: Potosi e le sue ricchezze. 
Potosì, già, la città che contribuì al sorgere del capitalismo in Europa. È praticamente impossibile    parlare del processo di spoliazione del Sud America senza parlare di Potosì. Quando gli spagnoli arrivarono nell’impero Inca, il Perù non era più l’agognato paese della cuccagna. I giacimenti d’oro e d’argento furono presto esauriti. Fu dunque nell’alto Perù, la Bolivia appunto, che gli spagnoli fecero centro, vinsero la lotteria, trovarono l’asso pigliatutto! Nel 1545 avviarono lo sfruttamento della montagna rossa di Potosì situata a 4.000 metri d’altezza: il più grande giacimento d’argento della storia dell’umanità!! Molti riconoscono che Diego Hualpa, il Quechua originario di Cuzco che scoprì l’argento del Cerro Rico, aprì con esso il vaso di Pandora. Probabilmente non si rendeva conto di quello che avrebbe scatenato, nel momento in cui rivelò la sua scoperta a Centano, uno dei tanti avventurieri spagnoli dell’epoca di Pizarro. Il Sumaj Orcko, il monte più bello, così lo chiamavano i quechua, si rivelò una miniera così favolosa che Carlo V nel 1555 elevò Potosì al rango di città imperiale. Il filone nei 3 secoli di sfruttamento avrebbe prodotto abbastanza da pavimentare d’argento una strada a 2 corsie fino a Madrid! Gli spagnoli lo soprannominarono, a giusto titolo, Cerro Rico, collina ricca. Alla fine del XVI sec. Potosì con 160.000 abitanti, era diventata la città più grande dell’America ed era più importante di Parigi e Londra. Gli storici concordano su un punto: il flusso d’argento delle miniere di Potosì verso l’Europa fu la “conditio sine qua non” dello sviluppo del capitalismo, ma a che prezzi! La macchina del capitalismo nascente venne alimentata con il sacrificio di migliaia e migliaia di indios e più tardi di schiavi negri. 
Quanti furono i morti? 
“Che importa” rispondevano i sovrani europei, ben contenti di questa montagna di argento che     portò due volte alla bancarotta il regno di Spagna, che s’indebitò e scialacquò a mani bucate, tanto che alla fine i veri beneficiari furono i paesi del nord Europa. Un processo definibile come “accumulazione originaria del capitale”, un’iniezione di liquidi inimmaginabile equivalente a 50 miliardi di dollari, valore aggiornato al 1970 (30.000 tonnellate, ma c’è chi dice che furono quasi 45.000!!), il tutto, fra i secoli XVI e XIX. Viste le dimensioni dell’economia europea dell’epoca, corrisponde ampiamente a diversi “piani Marshall”. 
Quanti furono i morti? Sempre la stessa domanda, che pesa come un macigno. 
ll calcolo approssimativo arriva fino alla spaventosa cifra di 8 milioni!! Un genocidio che vide     vittime, indios Aymarà, quechua e neri importati dall’Africa con la tratta degli schiavi. La “mita” era il lavoro forzato e gratuito eseguito a turni nelle miniere in condizioni spaventose. Ogni anno decine di migliaia di indios e schiavi morirono di sfinimento o avvelenati dalle esalazioni di mercurio utilizzato nella lavorazione dell’argento. Eppure, il sistema e il nome “mita”, erano stati copiati dalla mita degli Inca. Ma mentre i figli del sole erano tenuti a lavorare 2 o 3 anni per il loro padrone, una sorta di imposta reale, gli spagnoli organizzarono giganteschi esodi della popolazione proveniente dalla comunità Quechua ed Aymarà delle valli e dell’altipiano. I contadini furono obbligati a diventare minatori. Con le terre ormai prive di braccia, il fragile ecosistema degli altipiani fu irrimediabilmente distrutto e tutta l’economia della regione si concentrò intorno a Potosì. Così sorsero Buenos Aires e Lima-El Callao, autentiche città portuali destinate a regolare il flusso d’argento e di merci tra America, Europa ed Africa. È chiaro che i minatori lavoravano sottoterra fino a morirci, altro che “mita Inca”!! Ben presto si dovettero importare uomini dall’Africa per carenza di mano d’opera! L’argento delle miniere diede grandezza alla Spagna e fece sorgere i suoi favolosi palazzi, soprattutto a Siviglia dove si trovava la Casa di Contratacion che guidava il valzer dell’argento, degli schiavi e delle merci. L’economia europea in piena espansione grazie al “cash flow” procurato dall’America, generò allora un nuovo capitalismo. Probabilmente nelle facoltà di economia le cose vengono spiegate in modo diverso! All’epoca Potosì era la Bisanzio americana. È evidente, e lo dicono numerosi storici, che l’Eldorado era Potosì. Non valeva la pena di andarlo a cercare in Amazzonia! Lo sfruttamento andò avanti fino alla metà del XVIII secolo, quando la montagna i cui giacimenti sembravano infiniti, cominciò ad accusare i colpi dello sfruttamento fino ad esaurirsi. Ne furono scoperti altri in Perù e Messico e Potosì decadde rapidamente, tanto da ridursi nella prima metà del XIX secolo a soli 10.000 abitanti. Le miniere sono ancora in funzione. Dal 1952, anno in cui i minatori si ribellarono allo stato, una cooperativa gestisce il lavoro nella impressionante miniera, il Cerro Rico appunto, che domina la città, dichiarata patrimonio dell’umanità. Orari massacranti, una mortalità elevatissima, con i medesimi problemi dato che, sebbene il lavoro sia ora gestito autonomamente, i prezzi sono sempre e comunque controllati dalle grandi compagnie internazionali. Un sacco da 50 kg viene pagato pochi euro e per il fabbisogno sono necessari circa 800 kg, raccolti in 3-4 settimane di lavoro massacrante, svolto con gli stessi sistemi, materiali ed attrezzature, di quando gli spagnoli controllavano il mercato dell’argento in Sud America, e stiamo parlando di 300 anni fa. La visita guidata alle miniere, anche se alquanto faticosa, serve a rendersi conto delle estreme condizioni in cui operano i minatori, costretti ad un lavoro disumano per necessità. I turni sono da 4 ore, al quale segue un’ora di riposo e così via fino a che se ne può, masticando coca ed uno strano prodotto chiamato lejia (calce) una specie di aggregante che ne accelera gli effetti e che permettono di resistere per tanto tempo a queste profondità. A tutt’oggi circa 5000 minatori, di cui 300 sono donne lavorano nelle viscere del Sumaj Orcko, il monte più bello in lingua quechua. L’argento si è ormai esaurito da tempo sotto i terribili colpi inferti all’economia ed alle popolazioni locali dagli spagnoli nei 300 anni (1545-1825) in cui controllarono il territorio. La ricerca si è ora spostata soprattutto verso lo stagno, il “metallo del diavolo”, ma anche su zinco, piombo e rame. Si va in pensione a 65 anni con una pensione di circa 500-600 bolivanos, ma il nemico più terribile è la silicosi, che già dopo 10-15 anni di lavoro in queste condizioni, mina inevitabilmente i fisici di questi disperati. Quando questa malattia ha intaccato il 50% delle capacità polmonari, si può chiedere una pensione anticipata per invalidità, ma i controlli dello stato, spesso sono volti a ritardare il più possibile questa eventualità, ovviamente per questioni economiche.
 
9.     30 agosto, domenica, Potosi- Sucre km 165
Breve tragitto, completamente stradale, per concedersi la visita di un altro gioiello della zona, Sucre, dichiarata patrimonio dell'Unesco. Nel pomeriggio, visita della città. La capitale della Bolivia è una suggestiva città dall’impianto ortogonale tipico delle nuove fondazioni cinquecentesche in Sud America e ha mantenuto pressoché inalterato il suo antico aspetto coloniale fatto di eleganti edifici intonacati di bianco. Particolarità è che la Bolivia ha di fatto due capitali; infatti, il governo nazionale è insediato a La Paz, mentre a Sucre si trovano il parlamento boliviano e la corte suprema. Altra curiosità di questa splendida città è quella che per i suoi abitanti ha ben cinque nomi, ciascuno a memoria di una fase della sua storia plurisecolare: Charcasè il nome indigeno che indica il luogo in cui gli spagnoli costruirono la prima città coloniale; La Plata è il nome dato alla città insignita dal re di Spagna di privilegi e di onori; il nome Chuquisaca le venne concesso invece durante la lotta per l’indipendenza; Sucre in onore di Don Antonio José de Sucre, il maresciallo della battaglia per l’indipendenza di Ayacucho, avvenuta il 9 dicembre 1824, e, infine La Ciudad Blanca, ovvero la città bianca, soprannome dovuto al colore delle sue abitazioni.
10.  31 agosto, lunedì, Sucre- La Paz km 589
Anche oggi percorso completamente stradale, ma domani le cose potrebbero cambiare. Siamo ancora in Bolivia, fantasticamente in Bolivia, con la strada sempre in altura, percorrendo un altipiano punteggiato da villaggi sparsi.
11.  1° settembre, martedì, La Paz- Coroico - La Paz circa km 195
Visita della città. Oggi per chi non vuole salire in sella alle proprie moto, possibilità di trascorrere una giornata di sosta. La Paz è la capitale più alta del mondo, una delle poche che abbia i quartieri commerciali e residenziali situati più in basso delle favelas che le dominano. La spiegazione risiede nel fatto che 7-800 metri di dislivello, a queste altitudini, possono migliorare di molto la vita quotidiana dei singoli e naturalmente a beneficiarne non possono essere che le classi più abbienti. La città è secondo me, bellissima. La capitale vanta una delle cornici naturali più attraenti del mondo, città panorama in degna compagnia di Rio de Janeiro, Città del Capo, San Francisco ed Honk Kong. Possibilità di visitare le Rovine di Tiawanaco. Per chi invece volesse tentare la sorte, possibilità di percorrere la strada soprannominata la “Carretera de la muerte”, La Paz- Coroico, 80 chilometri da brivido. Si scende per asfalto, si ritorna per la strada vecchia.
12.  2 settembre, mercoledì, La Paz- Tambo Quemado- Arica km 577
Ultima tappa, lunga, assai lunga, ma ormai siamo ferrati alle distanze, bellissima, impegnativa per le quote altimetriche che raggiungeremo nel corso della giornata, ma siamo ormai assuefatti anche a questo!! Lasciando la capitale boliviana, in poco tempo arriveremo al punto di frontiera con il Cile, che ci riserverà la prima meraviglia paesaggistica. Transiteremo dal Parque National Salama, che, una volta attraversata la frontiera, prenderà il nome di Parque National Lauca. Il Lago Chungara, il più alto del mondo con i suoi 4.500 metri, dominato dalle cime perennemente innevate dei vulcani Parinacota, Pomerata, Salama e Quisiquisini, con il primo che si specchia nelle sue acque verde smeraldo, ne rappresenta l’immagine simbolo. Un posto da sogno. Il parco nazionale più bello del Sud America, recitano in coro guide e dépliant pubblicitari!! Dopo pochi chilometri da tanta meraviglia, lambiremo il piccolo, a dir la verità minuscolo villaggio di Parinacota, ubicato in un paesaggio da Highlands scozzesi, siamo a 4.395 metri (!!). Da qui è possibile ancora ammirare, il vulcano Parinacota, che indossa fantasticamente un cappello di ghiacci ben oltre i 6.000 metri. Degno corollario, mandrie di lama e stormi di fenicotteri rosa……. Siamo in dirittura di arrivo, poco più di 150 chilometri, su un percorso splendido, picchieremo letteralmente dai quasi 4.500 metri al livello del mare!! Arrivo, rientro, ritorno ad Arica, la nostra esperienza è quasi giunta al termine.

13.  3 settembre, giovedì, Arica, consegna dei mezzi, volo per Santiago
In mattinata, riconsegna dei mezzi. È trascorso poco più di un mese dal nostro arrivo, i chilometri percorsi sono quasi 8.000, c’è poco altro da aggiungere!! Coincidenza aerea per la capitale Santiago, è davvero finita!!

14.  4 settembre, venerdì, Santiago, rientro in Italia
Volo di ritorno in Italia.
































02 dicembre 2025

INCA RAID 2026

Dal 2 al 22 agosto
20 giorni, km 4094 

Versione definitiva del prossimo viaggio in sud America, programmato per agosto 2026. Abbiamo optato per la versione inizialmente pensata di 21 giorni con possibilità di estensione per il nord del Cile e della Bolivia.


Qualcuno ha scritto: “amo viaggiare, ma odio arrivare” 
di certo si riferiva anche al Perù.
Questa terra così lontana, popolata da genti misteriose e ricche di fascino, solcata da montagne impervie, valichi ad altezze siderali, siti archeologici fra i più imponenti ed importanti dell'intero continente latino-americano, sarà il nostro obiettivo alla fine del 2025. Itinerario collaudato ma rivisto per giorni di durata ed in alcuni dettagli, dovuti come sempre alla continua ricerca della perfezione che tarda ad arrivare……. Intanto il programma con le date, i chilometraggi, qualche foto per iniziare ad annusare le sensazioni che questa terra può regalare. Una ventina di giorni trascorsi in moto attraversando le Ande, guidando sulla spettacolare Panamericana, ammirando il lago Titicaca al tramonto ed il vertiginoso canyon de Colca, percorrendo la valle Sagrato, schiacciati nel canyon de Uchco, visitando Machu Picchu, le montagne arcobaleno, alla costante ricerca delle tracce più impressionati che gli Inca, questo misterioso popolo ci hanno lasciato.


TAPPE:

 

1.     Domenica, 2 agosto, Italia- Santiago

2.     Lunedì, 3 agosto, Santiago- Arica, volo interno

3.     Martedì, 4 agosto, Arica, ritiro dei mezzi

4.     Mercoledì, 5 agosto, Arica- Arequipa, 406 km

5.     Giovedì, 6 agosto, Arequipa, sosta e visita della città  

6.     Venerdì, 7 agosto, Arequipa- Cuzco km 517

7.     Sabato, 8 agosto, Cusco, sosta e visita della città  

8.     Domenica, 9 agosto, Cusco/ Ollantaytambo, treno per Aguas Calientes km 89

9.   Lunedì, 10 agosto, Aguas Calientes, bus per Machu Pichu, Ollantaytambo, treno 

10.  Martedì, 11 agosto, Ollantaytambo- Abancay, km 267

11.  Mercoledì, 12 agosto, Abancay- Ayacucho, km 388

12.  Giovedì, 13 agosto, Ayacucho - Huancayo, km 305

13.  Venerdì, 14 agosto, Huancayo - Paracas, km 443

14.  Sabato, 15 agosto, Paracas, sosta

15.  Domenica, 16 agosto, Paracas- Nazca, km 260

16.  Lunedì, 17 agosto, Nazca- Canyon de Colca- Yanque, km 681 

17.  Martedì, 18 agosto, Yanque- Puno, km 321

18.  Mercoledì, 19 agosto, Puno, sosta, escursione in barca nel lago Titicaca   

19.  Giovedì, 20 agosto, Puno- Arica, km 430

20.  Venerdì, 21 agosto, Arica, consegna dei mezzi, volo per Santiago

21.  Sabato, 22 agosto, rientro in Italia



PROGRAMMA:

 

1 Italia- Santiago

Volo internazionale ed arrivo in Cile. Una volta sbarcati nella capitale Santiago, necessario un trasferimento aereo di coincidenza per giungere ad Arica, punto di partenza della nostra esperienza sudamericana.

 

2 Santiago- Arica, volo interno

Arrivo ad Arica, sistemazione in albergo.

 

3 Arica, ritiro dei mezzi

Giornata dedicata al ritiro dei mezzi, una volta espletate le varie formalità burocratiche, giornata a disposizione per prepararsi all’inizio del viaggio.

 

4 Arica- Arequipa, 416 km

Subito la frontiera, da dove inizia il trasferimento seguendo una strada costiera, parallela alla Panamericana, per poi iniziare gradualmente a salire d’altitudine sino ai 2.325 m. di Arequipa. Arrivo nel tardo pomeriggio nella suggestiva “Città Bianca”, così chiamata per le sue costruzioni in pietre candide, la capitale intellettuale del Perù. È la seconda città del paese, ma non ha niente a che vedere con Lima: bella, moderna, storica ed animata, con in più un clima davvero invidiabile. Non ha una vera stagione fredda. D’inverno rinfresca un po’ di sera, ma restano sempre i suoi 300 giorni di sole all’anno. Niente male, soprattutto se paragonata a quello che può offrire la capitale, volutamente ignorata senza alcun rimpianto!! Buona parte dell’abitato e costruita con una roccia vulcanica di colore molto chiara, da cui il suo soprannome. Cominciamo con il rispettare le tradizioni di viaggio. La sera, aperitivo, il solito eccellente pisco sauer, in uno dei bar che si affacciano sulla fantastica plaza de Armas splendidamente illuminata, prima di andare a cena. 


5 Arequipa, sosta, visita della città

Giornata di sosta per consentire un “morbido” acclimatamento alle altitudini che andremo ad affrontare nei prossimi giorni. Sicuramente il luogo migliore per farlo e sicuramente da visitare il Monastero di Santa Catalina, un convento che si estende su di una superficie di 20.000 metri quadrati, e che occupa un isolato intero. Una città dentro la città. L’edificio religioso più bello del Perù e probabilmente di tutto il Sud America. Resto della giornata a disposizione per bighellonare nelle viuzze della città vecchia ed ammirare ancora una volta la splendida Plaza de Armas con i suoi porticati, aspettando la sera e l’ora dell’immancabile aperitivo.

 

6 Arequipa- Cusco, km 517

Tappa ordinaria, per modo di dire. Percorreremo ad altezze siderali la via principale per raggiungere la meta di giornata. La sosta ad Arequipa dovrebbe aver agevolato l’acclimatamento alle altitudini che questa terra impone a chi decide di esplorarla. Il percorso si srotola su un tracciato asfaltato tra piccoli e radi villaggi ed un paio di passaggi oltre i 4.000 metri.  Arrivo a Cusco, 3.400 metri d’altitudine, il famoso “Ombelico del Mondo”. Da qui secondo le tradizioni ebbe origine la Civiltà e la città ricca di vestigia coloniali conserva ancora molte tracce dell’impero Incas. Domani avremo a disposizione l’intera giornata per conoscerla meglio.  

 

7 Cusco, sosta e visita della città                                                          

Cuzco, come non dedicarle un giorno intero?? Il punto focale del turismo in sud America, ma ancora prima, capitale del regno Inca. Narra la leggenda, che fu fondata nel XII secolo da Manco Capac, il primo Inca, figlio del sole. Durante uno dei suoi viaggi l’imperatore conficcò una verga d’oro nel terreno ed essa scomparve: questo punto segnava il “qosqo” ovvero “l’ombelico del mondo” in lingua quechua e proprio in quel punto egli fondò la città che sarebbe diventata il centro del più grande impero dell’emisfero occidentale. Gli Inca però, ed il loro regno, durarono pochissimo, meno di un secolo, dal 1438 al 1532, anno in cui Pizarro, con la sua banda di ladroni arrivò in Sud America, regalando immense ricchezze a sé stessi ed alla corona di Spagna, e frustrante miseria alle popolazioni sudamericane. Definita la Katmandù delle Ande, Cuzco con i suoi dintorni costituisce uno dei più bei siti del Sud America. Gran parte del centro che si sviluppa intorno ad una fantastica Plaza de Armas, si compone di belle case coloniali, con balconi in legno scolpito e porte dipinte in blu oltremare. Per non parlare di quello che le sta intorno. Possibilità di una visita guidata della città, a piedi la stupenda Plaza de Armas ed i dintorni del centro, la Cattedrale, edificio Inca con altare d’argento massiccio, Plaza San Francisco decorata con piante e fiori.  Poi con bus privati è possibile raggiungere le altre attrazioni quali gli imponenti siti archeologici.

 

8 Cusco/ Ollantaytambo/Aguas Calientes, km 89

Tappa breve ma assai interessante. El Valle Sagrado è un’altra attrazione del paese, con i suoi piccoli centri e mercati, tra i quali spicca quello di Pisac, con uno dei mercati più caratteristici del paese. All’arrivo ad Ollantaytambo, una volta parcheggiate le moto, saliremo sul treno alla volta di Aguas Calientes dove sosteremo per la notte. Un espediente per avvantaggiarsi nei confronti delle masse che quotidianamente invadono, quello che probabilmente è il sito archeologico più visitato delle Americhe.


9 Aguas Calientes, escursione a Machu Picchu, Ollantaytambo                                 Al mattino saremo fra i primi a percorrere in pullman di linea i 5 chilometri per arrivare al sito archeologico di Machu Picchu, posto 2.400 metri d’altitudine. L’avvicinamento è spettacolare, con passaggi in gole strette e fra montagne che sembrano disegnate; l’atmosfera soprannaturale che regna a Machu Picchu è una delle più belle al mondo, sicuramente la località più famosa e spettacolare del sud America. La città perduta degli Inca, che Pizarro cercò invano e che Hiram Bingham, archeologo americano, solo nel 1911 e del tutto accidentalmente riuscì scoprire, un vero caso fortuito. Ciò si spiega perché la città è arroccata in cima ad una montagna tagliata in modo da renderla perfettamente invisibile dalla valle. La Città Perduta, capolavoro degli Incas, con la Cittadella su un piccolo cocuzzolo dominante il Rio Urubamba. Al termine, trasferimento con i bus di linea alla stazione ferroviaria e ritorno in treno a Ollantaytambo.    


10 Ollantaytambo- Abancay, km 267

A questo punto il senso di appagamento potrebbe assalirci!! La totalità dei viaggiatori, si spinge decisamente verso ovest, l’oceano, la Panamericana ed in particolare Nazca. Come dargli torto?? Un mega trasferimento potrebbe divorare in un sol boccone una parte del paese, potrebbe……dalla lunghezza della tappa avrete capito che qualcosa non torna. Premettiamo che Abancay non è il posto migliore per soggiornare, dovremo adattarci, ma è una scelta imposta dalle nostre decisioni in merito all’itinerario dei prossimi giorni. Scelte audaci, speriamo in bene!! Intanto la sorpresona di giornata, praticamente alle porte di Abancay, deviamo repentinamente a destra, in direzione nord, verso il piccolo, sconosciuto, appartato villaggio di Huanipaca e da qui ci dirigeremo verso ovest su questa strada pazzesca, letteralmente scavata nella roccia di una imponente montagna, che ci permetterà di guidare dominando il paesaggio come se stessimo volando e potessimo sfiorare il cielo, sospesi nel vuoto!! Viene definita, forse a ragione, la “carretera de la muerte” del Perù, in competizione con la omonima gemella boliviana. Non anticipiamo niente ma sarà bene prepararsi allo straordinario!!

 

11 Abancay- Ayacucho, km 388

Un’altra giornata su strade sconosciute e che strade, le solite strade!! In genere la maggior parte dei viaggi organizzati, come già anticipato, dopo l’estasi in alta quota, di Machu Picchu, Cusco e del Valle Sagrado, punta decisamente verso l’oceano e le linee di Nazca………noi no, non ci accontentiamo, non possiamo!! Ce ne andiamo in tutt’altra direzione, verso nord, verso l’interno, per la Perù 3S, che è la migliore alternativa possibile. Una zona che è rimasta chiusa al circuito turistico per anni, la guerriglia intimoriva non poco chi si avventurava per queste montagne!! Ma l’itinerario ci introduce in un’altra area geografica del paese, sconosciuta ai più ma forse ancor più sorprendente poi che inaspettata. Arrivo di giornata sarà Ayacucho che merita una sosta, perché la cittadina e la sua popolazione sono stati protagonisti di eventi chiave nella storia non solo del Perù. L’indipendenza di tutta l’America latina, ha origine proprio dalla vittoriosa battaglia nella guerra di indipendenza ispano-americana che qui si svolse nel 1824. La città andina più affascinante del paese dopo Cuzco. Sosta interessante non solo per chi è attratto dalla storia di questa regione veramente particolare, ma perché qui regna una atmosfera speciale ricca di fascino, forse difficile da descrivere, che condensa una miscela di fierezza, di timore ed estremismo culturale…….


12 Ayacucho - Huancayo, km 305

Questo è un paese immenso, ma ce ne siamo già accorti nei giorni precedenti. Grande quattro volte l’Italia e con una varietà topografica e paesaggistica spesso sorprendente, esercita un richiamo feroce, ipnotico su qualunque viaggiatore, e sicuramente rappresenta la garanzia di percorrere strade emozionanti, anche quando si esce dai sentieri che sono comunemente battuti da un turismo di massa. La giornata racchiude senza dubbio tutte queste caratteristiche. Approcciamola con calma e la solita curiosità, viaggeremo alle solite altezze siderali. Si continua nei limiti del possibile in direzione nord, considerando che l’orografia del territorio è spesso brutalmente incoerente, anche seguendo la strada principale. Il tracciato è, tanto per cambiare, tortuoso, stretto e ricco di sorprese paesaggistiche. La tracciatura potrebbe sembrare inutile, ma non distraiamoci più del dovuto. Per lunghi tratti, saremo ancora sulla solita Perù 3S.

 

13 Huancayo- Paracas, km 443

La giornata in cui ci avvicineremo di più alla capitale e che racchiude il motivo dello spingerci tanto a nord. Probabilmente la sorpresa del viaggio, quella che non ti aspetti, è celata nei primi chilometri della tappa odierna: il Canyon de Uchco!! Ho letto da qualche parte: “Se hai intenzione di viaggiare in Perù e ti piace visitare luoghi dove la natura sembra aver meticolosamente scolpito ogni dettaglio, questo luogo non può essere lasciato fuori dal tuo itinerario.” Il Canyon fa parte della Riserva Paesaggistica Nor Yauyos-Cocha, una bellissima regione ricca di laghi e circondata da montagne. Ad ogni chilometro percorso il paesaggio cambia e la strada costeggia pendii rocciosi, dove un fiume dalle acque verdastre dona dei riflessi smeraldo allo scenario montuoso. La strada diventa sempre più stretta, e in molti momenti è necessario fermare la moto per far transitare altri veicoli proveniente dalla direzione opposta. Percorrendo la Carretera Cañete Yauyos attraverso piccole città che sembrano essersi fermate nel tempo, ci ricongiungeremo alla Ruta Panamericana o Ruta 1S, direzione Paracas, nostro punto di arrivo di giornata, dove sosteremo un giorno e che sarà il punto di partenza delle escursioni di domani. 


14 Paracas, giorno di sosta

La Penisola di Paracas e le sue bellissime insenature rappresentano uno dei gioielli del litorale meridionale peruviano. Giornata completamente a disposizione. L’area offre diverse possibilità di svago: visitare in moto la Reserva Nacional de Paracas la più importante riserva naturistica della costa peruviana, con dune di sabbia e piste sterrate; compiere l’escursione di 4 ore circa, alle splendide isole Ballestas, non prima di aver ammirato il gigantesco candelabro, tracciato sulla riva dai Paracas e visibile soltanto dal mare, degno preludio a quello che ci attenderà il giorno seguente a Nazca; surfare sulle dune di sabbia od affittare dei quad per scalarle, godersi la giornata di riposo in piscina.


15 Paracas- Nazca, km 260

La città di Nazca è situata ai piedi delle Ande, dove nel deserto nelle sue vicinanze, sono state disegnate le linee di un gigantesco calendario astrologico, esteso su una superficie di varie centinaia di chilometri quadrati. È in questa pampa arida che nel 1939 furono scoperte delle strane figure, tracciate probabilmente tra l’anno 300 ed il 900 d.C. La strada Panamericana, taglia in 2 la zona. Chi non conosce Nazca e le sue linee? Le sue incredibili figure disegnate nel deserto, sono visibili solo dall’alto, a parte un mirador, situato a 30 chilometri circa dal villaggio, dove transiteremo alla fine della tappa odierna, e da cui è possibile ammirare 3 disegni: una mano, una lucertola ed un albero. Comunque, l’escursione aerea è caldamente consigliata, anche a chi soffre il volo sui piccoli piper che effettuano i voli.

 

16 Nazca- Canyon de Colca- Yanque, km 681

La tappa più lunga dell’intero viaggio scorrerà via fluida in un contesto naturistico che definire sorprendente apparirà già dai primi chilometri oltremodo riduttivo. Si torna verso l’interno e le sue imponenti montagne. Ma prima ci attende un bellissimo tratto di Panamericana, stupendo, solitario, dove incontrare altri veicoli diventa un evento, un percorso tortuoso dominato da un mare verde, tagliando dune giganti che piombano vertiginosamente nell’oceano. Tanti chilometri, una specie di trasferimento panoramico in uno dei tratto più desolati del paese!! Anche la garua, la nebbia estiva che spesso copre una parte del paesaggio non riuscirà a limitare particolarmente la spettacolarità del luogo. Ma le sorprese non sono finite. La più spettacolare escursione della zona è senza dubbio quella per giungere al Canyon de Colca. Ci arriveremo seguendo un percorso inedito. L’obiettivo di giornata, senza ombra di dubbio, che con i suoi 3.182 metri è fra le gole più profonde del mondo. La strada tortuosa è affiancata da tre Vulcani di imponente altezza che fanno da sfondo e supportano un panorama già di per sé straordinario!! Famosa la “Croce del Condor”, che troveremo lungo il tragitto e dove si possono ammirare decine di questi rapaci che, sfruttando le correnti termiche del luogo, si tuffano dai dirupi su uno splendido paesaggio di terrazze e coltivazioni. Termineremo le nostre fatiche a Yanque, all’interno della Reserva Nacional Salinas y Aguada Blanca, con un’altitudine media, tanto per cambiare di 3.850 metri!!


17 Yanque- Puno, km 321

Quella di oggi può essere definita una tappa interlocutoria, come lo può essere una normale giornata tra le montagne peruviane!! Un breve tratto sterrato, per attraversare il parco nazionale Salinas y Aguada Blanca, stabilendo un altro piccolo record di questo viaggio: la strada sale addirittura a 4.980 metri d’altitudine, per poi inforcare la strada nazionale PE34a. Ma saremo per gran parte della giornata ad una altezza media di 4.000 metri. La meta finale è Puno, altro centro caratteristico del Perù, sulle sponde del lago Titicaca una meta imprescindibile, attraversando pittoreschi villaggi che punteggiano le Ande e valicando passi stratosferici. Puno non è sicuramente una città appassionante, anche se con una certa atmosfera, ma il fascino che emana il lago è addirittura straordinario: 3.810 metri, 8.000 chilometri quadrati, un gigante turchese, un occhio spalancato su di un cielo limpido solcato da basse nuvole, abbagliante, con luci incredibili ed orizzonti sterminati.

 

18 Puno, sosta, escursione in barca sul lago Titicaca 

La mattina, assai interessante l’escursione sul Titicaca, il lago navigabile più alto del mondo, da sempre luogo sacro degli Incas, alle isole galleggianti degli Uros. Popolazione ormai estinta, riportano alcune guide, pare che l’ultimo sia ormai morto da anni, minato dalla miseria e dall’alcool!! Quelli che si vedono ora sono indios Aymarà, che una volta resisi conto delle potenzialità turistiche, si sono stabiliti sull’isola e si fanno passare per discendenti degli Uros. Poco importa, siano essi Uros originali o Aymarà falsi, la visita alle isole galleggianti in totora, questa canna che si raccoglie nelle acque basse del lago, rappresenta sicuramente la principale attrattiva turistica della zona. Nel pomeriggio possibilità di esplorare le rive del lago, spingendosi fino al santuario di Copacabana, in Bolivia.     

 

19 Puno- Arica, 430 km                                                                                    

Ultima tappa, ma le sorprese non sono finite!! Eravamo indecisi se apportare una variazione al tracciato seguendo la sponda sud del lago quasi fino al confine boliviano ma abbiamo optato per la scelta iniziale, tentata con successo nell’ultima edizione. Percorso parzialmente sterrato, direzione Moquegua. Pista straordinaria, si arriva, tanto per cambiare, ad oltre 4.000 metri fra dune giganti di sabbia, imbiancate dalla neve, un vero e proprio controsenso in termini ed uno spettacolo per la vista. Che viaggio!! L’arrivo a Tacna avviene su asfalto su una strada spettacolare, con buon asfalto e curve sopraelevate, il Perù, questa terra straordinaria ci saluta alla sua maniera, mai banale. Passaggio di frontiera ed arrivo ad Arica, è quasi finita!!

 

20 Arica, riconsegna dei mezzi, volo per Santiago

In mattinata, riconsegna dei mezzi e coincidenza aerea per la capitale Santiago.

 

21 Santiago- Italia

Volo di rientro in Italia.