DENTRO E FUORI DAL PARCO
Un
itinerario che lambisce la parte meno conosciuta del Parco Nazionale del
Cilento, quasi al confine con la vicina Basilicata, percorrendo belle strade
poco trafficate con bei panorami ed il mare a pochissima distanza.
ITINERARIO- Sapri, Capitello, Vibonati, Case Santa Lucia, Torre
Orsaia, Alfano, Laureto, Rofrano, Sanza, Sant’Eliano, Caselle in Pittari,
Sisano, Battaglia, San Basile, Torraca,
Sapri.
LUNGHEZZA- KM 130
Questa è sicuramente una delle
parti d’Italia che più mi piacciono ed in cui torno sempre volentieri e con
maggiore frequenza. Sarà il fatto che le origini paterne sono radicate ed
ancora ben visibili, proprio nel cuore del parco nazionale del Cilento, ma
anche perché la moto mi offre al di là di ogni ragionevole dubbio la
possibilità di esplorare zone che comunque suscitano ricordi di un’infanzia
adolescenziale fortunata e felice. Gran parte dell’itinerario è stata una
scoperta anche per il sottoscritto. Siamo nel golfo di Policastro, schiacciato
dalla pesante fama delle vicine Palinuro a nord e Maratea appena oltrepassato il
confine con la Basilicata.
“Eran trecento, eran giovani e
forti e sono morti….” Alzi la mano chi non ricorda i versi del poeta risorgimentale
Luigi Mercantini. “La spigolatrice di Sapri” rappresenta per me ed i miei
coetanei una delle più famose (le malelingue aggiungerebbero poche) reminiscenze
scolastiche.
Ma stavolta la direzione è decisa
verso l’interno, partenza arrivo da Sapri, qualche km e via a dx verso
l’interno. La strada sale verso Vibonati
ed oltrepassa i confini del parco nei pressi di Morigerati, edificata in
maniera spettacolare su di uno sperone roccioso, per poi uscirne quasi
immediatamente salendo verso Torre Orsaia.
Il parco si estende nella sua
parte meridionale in maniera irregolare, rendendo di difficile comprensione
perché la ss18 fino a Laurito ne sia esclusa. Comunque è solo una questione di
cavilli geografici ed amministrativi dato, che il panorama è ugualmente
interessante e la statale si mantiene in buono stato. La sera sosto
nell’agriturismo Fasani alle porte di Laurito ed a tavola scambio 4 chiacchiere
con Bruno, gestore tuttofare dell’azienda: “il problema del parco è, non tanto
nella sua istituzione quanto nelle sue dimensioni. Si è iniziato includendo una
zona troppo grande ed estesa. Ti basti pensare che nel 1991 comprendeva più di
230000 ettari, quasi la metà della provincia di Salerno. E queste cose vanno
metabolizzate con calma, vanno comprese altrimenti rischiano di arrecare più
danni che benefici. Ed infatti la realtà Cilento, sia essa parco nazionale o
semplicemente zona di servizi, tarda a decollare a livello turistico.”
Riconosco che ha ragione anche se
da occhio interessato ed informato ma in fin dei conti estraneo, gli faccio
notare che gli scempi edilizi soprattutto sulla costa sono terminati e che le
condizioni in generale sono molto migliorate soprattutto negli ultimi 10 anni.
E’ indubbio che il richiamo turistico è ancora alquanto labile, ma qui devono
intervenire altri fattori, che purtroppo non
appartengono alle singole iniziative, che a dire la verità non mancano
al vulcanico Bruno: internet, autotassazione da parte dei singoli gestori di
attività commerciali per propagandare il marchio cilentano nell’ambito
nazionale ed all’estero, rivolgendosi a grosse aziende nel campo della
comunicazione. Mi chiedo: e gli organi preposti? L’Ente Parco? La Regione
Campania?
Che questo sia un altro problema?
La mancanza di dialogo per il conseguimento di un risultato comune? Io vedo
buone potenzialità, ma probabilmente ci vorrebbe più sincronia ed
organizzazione, prendendo spunto anche da realtà analoghe più vecchie ed
efficienti, anche in campo nazionale. La mattina seguente finalmente,
aggiungerei, un bel sole illumina il panorama. La strada continua immersa nel verde,
disegnando un tracciato che, verso Rofrano, riduce di molto la carreggiata
immersi in boschi di castagno. Una frana costringe ad attraversare il piccolo
paese tra strette viuzze lastricate, ma subito dopo, lambendo il Monte Cervati,
il più elevato del parco, la strada diventa protagonista, permettendo alla
vista di spaziare fino al mare. Colori, profumi, aria tersa, decisamente giugno
è un mese che ben si presta a gite di questo genere e la pensano così anche la
coppia di svizzeri a cavallo delle loro
moto, che incrocio un paio di volte prima di arrivare a Sanza. Qui bisogna
prestare attenzione per non imboccare la recente variante che conduce al mare:
appena usciti dal paese, con le case ancora ben visibili in alto, prendere il
primo bivio a dx per Caselle in Pittari, anche se la segnaletica vi indicherà
altra direzione. Se entrate in una galleria siete andati lunghi e dovete
tornare indietro.
La strada è ben tenuta e completamente, desolatamente priva
di traffico. Si entra nella comunità montana del Bussento, una zona non molto
frequentata ma ricca di caverne, grotte e paesi che spesso sono arroccati su
speroni rocciosi che dominano profonde spaccature. La strada segue questa
contorta morfologia, non senza difficoltà, correndo spesso in bilico su strapiombi
che poco si adattano a chi soffre di vertigini. Sullo sfondo comincia ad
apparire sempre più spesso il golfo di Policastro, che nonostante la distanza
appare di un blu decisamente invitante. Nelle ultime curve prima di arrivare al
punto di arrivo la vista si apre donando un bel panorama di tutta la baia. La
vocazione turistica di Sapri è antichissima, Cicerone la definì “la piccola
gemma del mare del Sud”. Siamo nel centro del golfo di Policastro e le
possibilità di poter godere nelle immediate vicinanze, delle bellezze di questo
mare sono varie e notevoli. Perché non approfittarne?
Comunità Montana del Bussento
Il Bussento, ubicato all'estremo sud della Campania, è delimitato dal bacino idrografico del fiume omonimo, dai monti Centaurino e Carbone, nonché dalla fascia costiera del Golfo di Policastro. "Un armonioso disegno del mare, sulle cui coste e colline una mano generosa ha lasciato cadere una pioggia di perle". Questa descrizione è una delle tante attestazioni che giustamente esaltano la bellezza di questa zona, indubbiamente fra le più suggestive del Cilento e non solo. Chi visita quest’area non potrà che rimanere affascinato dal suo incantevole mare, dai suoi piccoli quanto suggestivi borghi medievali nei quali le memorie storiche sono presenti in ogni angolo, e dalla natura ancora del tutto incontaminata. In questa terra dai forti contrasti e dall'incomparabile bellezza, il visitatore si lascerà condurre attraverso un itinerario ove storia, natura e arte si confondono continuamente. Anche gli estimatori della buona cucina qui troveranno gustose specialità gastronomiche: fra i primi piatti, pasta fatta in casa, soprattutto cavatielli, ravioli, fusilli e gnocchi, oltre alla polenta. Altre specialità alimentari sono: insaccati, ortaggi, asparagi, cereali, funghi e legumi; famosa è la “cimandola”, piatto a base di ortaggi (pomodori, melenzane, zucchine e patate conditi con olio e sale). Particolarmente rinomati sono i fichi secchi, uno dei prodotti più rappresentativi del Bussento, preparati in vari modi. Fra i dolci: zeppole fritte con il miele, gli struffoli e una serie di torte le cui ricette si tramandano da madre a figlia. La natura carsica delle terre cilentane, in particolare in questa zona e la conseguente ricchezza di grotte ha senza dubbio favorito la presenza dell'Uomo che in esse si è rifugiato, ha trovato riparo, ha consumato i suoi pasti. I più antichi segni della presenza antropica risalgono al Paleolitico medio (500.000 mila anni a.C.) e le sue tracce continuano attraverso il Neolitico e fino all'Età dei Metalli. La presenza dell'Uomo primitivo è ancora oggi tangibile attraverso la presenza dei suoi “strumenti” disseminati sia lungo le grotte costiere tra Palinuro e Scario, sia in quelle interne dislocate lungo gli antichi percorsi di crinale dei massicci montuosi (Grotte di Castelcivita), sia nel Vallo di Diano (Grotte dell'Angelo, Pertosa). Ed è attraverso questi antichi sentieri, oggi in parte percorribili, che prese probabilmente avvio la grande avventura delle prime comunità che, senza soluzioni di continuità e per migliaia di anni, stabilirono contatti e intrecciarono scambi e relazioni con i Popoli del mare e con quelli dell'Appennino.